Torre del Lago, Veronesi dirige bendato la Boheme sessantottina

Spettacolo
Il maestro Alberto Veronesi con una benda calata sugli occhi dirige la Boheme in allestimento ambientato nel '68, con Mimì in minigonna e altri richiami alla contestazione giovanile nell'ambito del 69/o Festival Pucciniano di Torre del Lago (Lucca), 14 luglio 2023. ANSA/ ROY LEPORE

Il direttore d'orchestra ha deciso di esibirsi con gli occhi coperti durante l'allestimento ambientato all'epoca della contestazione giovanile dell'opera pucciniana. "Non voglio vedere queste scene", ha spiegato dopo che Sgarbi lo aveva invitato a rifiutarsi di dirigere l'opera. Fischi e urla di contestazione dal pubblico 

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Un’esibizione controversa, una scelta artistica e politica che ha diviso il pubblico e fa discutere. La sera del 14 luglio, il maestro Alberto Veronesi ha diretto a Torre del Lago, frazione di Viareggio in provincia di Lucca, una versione particolarissima della Boheme di Giacomo Puccini, e lo ha fatto a modo suo.

Ambientata nel '68

Lo spettacolo ha visto lo spostamento del contesto storico di oltre 140 anni in avanti. Non più la Parigi del 1830, ai tempi della Seconda Rivoluzione Francese, ma il 1968, con una Mimì in minigonna in piena contestazione giovanile. Veronesi, figlio del noto oncologo Umberto e candidato con Fratelli d’Italia alle ultime regionali in Lombardia, ha deciso in evidente polemica con questo allestimento di dirigere l’orchestra bendato: “Non voglio vedere queste scene”, ha spiegato al pubblico che lo contestava con fischi e urla, dandogli del “buffone” e invitandolo ad andar via.

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LE CRITICHE DI SGARBI

L’allestimento sessantottino della Boheme era stato aspramente criticato dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi: “Tradisce ogni visione e spirito pucciniano”, aveva detto esortando Veronesi a rifiutarsi di dirigere l’opera. Il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro ha invece scelto l’ironia per commentare l’accaduto: “Il maestro Veronesi ha voluto dimostrare che conosce lo spartito a memoria”. Il Festival di Torre del Lago si era aperto con altre polemiche per la scelta di Beatrice Venezi di chiudere il suo concerto con un'esecuzione fuori programma dell'Inno a Roma di Puccini, di cui il regime fascista si appropriò e che divenne poi un riferimento del Msi.

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