La Prima Estate, Alt-J: show eclettico, tra giochi di luce e il best of della loro musica

Musica
Valentina Clemente

Valentina Clemente

Stefano Dalle Luche

Il loro show era uno dei più attesi di questo secondo fine settimana e le aspettative non sono state disattese. Anzi, sono stati indubbiamente superate. La loro unica data italiana è “one for the books”: da ricordare. Un concerto che si aggiunge ai tanti live che, in queste due edizioni, entrano di diritto nel cassetto dei ricordi indimenticabili. Il nostro racconto

 

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Qualche settimana fa, in una chiacchierata proprio in vista della partecipazione degli Alt-J a La Prima Estate in veste di headliner, chiacchierando con Gus Unger-Hamilton, gli avevo chiesto come si sarebbero visti tra dieci anni. Il volto e tastiere del gruppo britannico, senza alcun tentennamento, disse una frase che non ha bisogno di molte spiegazioni: “Still rockin’ baby!”

Quelle parole mi sono rimaste in testa fino a quando, venerdì 23 giugno, i tre musicisti (che prima di tutto sono amici e si sono conosciuti all’università) sono saliti sul palco. E in effetti, quando hanno iniziato a suonare, quella frase mi è tuonata in testa. No, non risuonata: proprio tuonata.

Alt-J, la tempesta perfetta

Perché la musica degli Alt-J, un mix di indie rock con leggere sfumature pop (e qui si potrebbe tornare a parlare di quanto sia dannoso mettere una determinata etichetta alla musica che fa un gruppo), ti entra nell’anima come un temporale, uno di quelli impetuosi, che fanno un po’ paura ma che poi, alla fine, rinfrescano. 

Una festa per celebrare dieci anni di carriera

Gus mi aveva detto che con questa unica data italiana gli Alt-J avrebbero voluto festeggiare i loro primi dieci anni di carriera e, con essi, anche del primo album pubblicato, ovvero An awesome wave del 2012. L’obiettivo, sin dal primo istante, era fare “uno show che potesse rendere felici tutti”. Al Parco BussolaDomani è successo proprio questo: nel loro concerto da headliner, in una sera che ha visto alternarsi Chet Faker, DOMi & JD Beck e Just Mustard, lo show dell’ensemble britannico non ha scontentato nessuno. È stato il perfetto mélange tra successi di un tempo e quelli più recenti, nonché la conferma che questi tre ragazzi ed ex studenti hanno continuato a percorrere la stessa strada degli inizi, sempre insieme. Non è scontato, soprattutto se arrivano successi e premi, tra cui il Mercury, assegnato ogni anno al miglior album britannico. Loro ci sono riusciti, partendo da una stanza del dormitorio di Leeds.

Musica e luci

“Continueremo a nutrire il nostro spirito e la nostra creatività”, mi aveva detto Gus, sempre in quella chiacchierata pre Festival. Se sono arrivati a questo punto della loro carriera artistica, credo sia piuttosto chiaro a tutti che sono riusciti a mantenere intatte le loro volontà, anche a costo di sembrare un po’ timidi sul palco (non parlano quasi mai, l’unico ad aver detto poche frasi, e sempre scandite dalla musica, è stato Joe Newman, frontman e cantante del gruppo, che ha iniziato il live con “Buonasera!” e poi ha aggiunto qualche frase nel corso della serata).

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Un concerto da ricordare

Ma torniamo al concerto: prima dell’inizio si sentono i Chemical Brothers e Hey boy, hey girl, che fa da sottofondo all’attesa per gli Alt-J. Terminata l’iconica melodia, arrivano Joe, Gus e Thom e iniziano con Bane, a cui fanno seguito Freckle, The actor e In cold blood. Poi è il momento di Tessellate e U&Me, che sembra essere la colonna sonora perfetta di questa serata, visto che la frase iniziale della canzone è “Summer holiday having fun”. In questo concerto c’è l’inizio del gruppo, il divenire e il presente, quel “The Dream” proiettato al futuro, in attesa della nuova musica che arriverà. Come il prossimo concerto degli Alt-J, probabilmente “another one for the books”.

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La scaletta

BANE

FRECKLE

THE ACTOR

IN COLD BLOOD

DEADCRUSH

TESSELLATE

U&ME

MATILDA

CHICAGO

SOMETHING GOOD

NARA

3WW

BLOODFLOOD

JOHN HURT

PHILADELPHIA

TARO

DISSOLVE ME

FITZPLEASURE

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HARD DRIVE GOLD

LEFT HAND FREE

BREEZEBLOCKS

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