Casa Cervi, 25 aprile con Capossela, Cisco-Bandabardò e Stato Sociale

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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Una giornata resistente, popolata da tantissimi giovani che vogliono conoscere la loro storia e sanno che la Libertà di oggi passa attraverso la Resistenza di allora. Cisco e Bandabardò emozionano e commuovono con Manifesto e Bella Ciao, condivisa con Adelmo Cervi (nella foto in alto proprio con Cisco), figlio di Aldo, uno dei sette fratelli trucidati il 28 dicembre 1943. IL RACCONTO

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Per ricordare bisogna conoscere. Questo è un 25 aprile speciale, accompagnato da polemiche e mal di pancia, ma che deve rispondere a chi cerca di oscurarne il valore. La risposta arriva, in primis, dalla musica. Il 25 aprile a Casa Cervi, a Gattatico di Reggio Emilia, porta sul palco Vinicio Capossela, Cisco con la Bandabardò e Lo Stato Sociale; ospite (quasi) a sorpresa Mara Redeghieri, tra un live e l'altro i dj set di Mark Bee. Una giornata di musica resistente, una giornata per comprendere il valore della parola libertà e conoscere chi ce lo ha trasmesso, a prezzo della vita. A fare gli onori di casa la presidente dell'Istituto Albertina Soliani. Tanti giovani che fin dalle prime ore del mattino hanno pacificamente invaso questa terra rossa di storia e di anima. Un momento bello di condivisione e festa, di fratellanza, particolarmente importante in questa stagione storica dove si segnalano insofferenze alla democrazia. Il senso del 25 aprile ma anche della musica che negli anni lo ha rappresentato lo ho approfondito in questa mia intervista a Stefano Cisco Bellotti. Quest'ultimo insieme alla Bandabardò ha fatto commuovere, emozionare e ballare i circa ventimila presenti a Casa Cervi. Con I Cento Passi, Manifesto, I Ribelli della Montagna e Bella Ciao hanno poetizzato il 25 aprile 2023.

Cisco, Capossela e Mara Redeghieri

Per il terzo anno consecutivo Stefano “Cisco” Bellotti sale sul palco del 25 aprile a Casa Cervi. Un luogo simbolo della Resistenza. I sette fratelli Cervi (Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore), figli di Alcide Cervi e di Genoveffa Cocconi, appartenevano a una famiglia di contadini antifascista e con forti ideali democratici e cattolici; presero parte alla Resistenza e furono fatti prigionieri, torturati e fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia. Cisco insieme alla Bandabardò, con lui sul palco, ha pubblicato l’album “Non fa Paura”.

Stefano quest’anno ci si attende una forza d’urto del 25 aprile molto forte e tu, per storia e idee, nei sei un portavoce.
E’ la volontà di riaffermare in maniera forte e decisa i valori della liberazione attraverso la partecipazione del pubblico ma anche dei musicisti. So che Vinicio ha chiesto di esserci perché ha un brano cantato con Mara Redeghieri che parla di una staffetta partigiana e ha l’urgenza di sottolineare la sua appartenenza. Lo Stato Sociale viene da un mondo più pop e giovanile e mi fa piacere che ci sia perché incuriosisce un pubblico più giovane del nostro.
Tu sei un fedelissimo di Casa Cervi.
Hai ragione, io sono di casa lì, è il terzo anno di fila. Lo scorso anno c’è stata la riapertura al pubblico, l’anno prima mi sono esibito in streaming dalla casa dei Fratelli Cervi. La gente sa che va al Museo e può trovare Cisco che suona qualcosa.
Sarà un 25 aprile particolare visto l’attuale momento storico politico.
Quello che sta accadendo ha acceso l’interesse su certi argomenti. C’è più bisogno di sottolineare l’appartenenza e rivendicare i valori. Fanno riflettere le parole di certe cariche dello Stato. I giovani hanno sì voglia di prendere posizione ma hanno anche il bisogno di temi che li rendano più consapevoli del paese e del momento storico in cui viviamo.
Questo è anche il motivo per cui la line-up è forte.
La politica sminuisce il valore e la forza della Resistenza e della Liberazione. E’ un modo per alzare la voce e partecipare.
Credi che il tuo brano “Manifesto” possa assurgere a simbolo del 25 aprile 2023?
Direi di no. In generale ti dico che mi piacciono le canzoni che hanno qualcosa da dire e facciano sentire gli altri partecipi. Se ci si riesce vuol dire che è arrivata e hai ottenuto un minimo di risultati.
Un brano di “Non fa paura si intitola “Gita sul Po”: cosa resta di quelle gite?
L’esigenza di ricordare un Po che non c’è più. Da bambino con i genitori partivamo da Carpi in bicicletta e si andava a fare il picnic tra Boretto e Guastalla, bagnandosi i piedi nell’acqua del grande fiume per poi tornare a casa la sera rilassati. So che ci sono posti più affascinanti ma significa recuperare un rito. All’epoca c’erano meno soldi ma ci si gustava di più il tempo libero. I miei figli li porto ancora sulle rive del Po anche se ora è avvilente.
In “Sono un Eroe” citi Chiarugi e Bulgarelli, in passato hai dedicato un brano a George Best.
Bulgarelli è un mio mito, il simbolo del Bologna e la canzone la ho fatta suonare dai tifosi della Fiorentina creando quasi un gemellaggio. Rimango un grande appassionato dei giocatori veri di una volta, Best su tutti. Mi affascinano.
Cosa direbbero oggi i tuoi nonni di questa situazione?
Avrebbero tanto da dire. Cerco di raccogliere quello che mi hanno lasciato e insegnato attraverso i miei genitori e ne faccio tesoro per raccontarlo ai miei figli. Provo a raccontare la storia del paese e della mia famiglia attraverso le canzoni. Parlo direttamente alle nuove generazioni.
Che accadrà in estate?
Sarò in tour con la mia band, presto comunicherò le date. Ma nel 2024 ci riuniremo con Bandabardò per un altro tour insieme e qualche brano nuovo per il nostro pubblico. Faremo solo una estate separati, loro hanno un libro da fare conoscere.

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