I servizi segreti statunitensi temevano che la cantante fosse legata ai militanti del Black Power. Solo adesso sono state rese pubbliche le 270 pagine di documenti, che non rivelano niente di compromettente sul conto della musicista di Memphis. Il periodo in cui Aretha è stata sorvegliata va dal 1967 al 2007: quarant'anni esatti
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È stato appena annunciato qualcosa che nessuno del mondo della musica si sarebbe aspettato: l'FBI sorvegliava Aretha Franklin.
Ebbene sì: i servizi segreti statunitensi temevano che la cantante fosse legata ai militanti del Black Power. Solo ora sono state rese pubbliche le 270 pagine di documenti, che non rivelano niente di compromettente sul conto dell'artista.
Il periodo in cui Aretha è stata sorvegliata va dal 1967 al 2007: quarant'anni esatti.
I file dell’intelligence americana sono stati recentemente desecretati, e ottenuti da Rolling Stone US. Si tratta di documenti farciti di espressioni come «estremisti neri», «pro-comunista», «odio l’America», «radicale», «violenza razziale» e «militanti Black Power».
Il coinvolgimento della Regina del Blues con le lotte per i diritti civili era motivo di preoccupazione per l’FBI, inoltre la cantante di Memphis era in stretti rapporti con Martin Luther King Jr., Angela Davis e con altri personaggi scomodi per il governo a stelle e strisce, che temeva qualsiasi tipo di rivoluzionario esistente sul proprio suolo.
Come si evince dalle 270 pagine del dossier, Aretha Franklin è stata sorvegliata da agenti preposti a tracciarne spostamenti, attività e qualsiasi tipo di movimento e azione, questo per la bellezza di quattro decenni.
Il governo americano ha stilato innumerevoli dossier di artisti vicini ai rivoluzionari
Fin dalla nascita in USA del movimento per i diritti civili, il governo americano ha documentato tutto ciò che gravitava attorno ai leader del suddetto movimento, agli attivisti neri, a chiunque si esprimesse contro la guerra e a favore di tematiche come l'uguaglianza e la giustizia sociale.
Anche gli artisti vicini ai portavoce di queste lotte rientravano "nel mirino" dell'FBI, come testimonia ampiamente un altro dossier ben più farcito rispetto a quello di Aretha Franklin: quello dedicato a John Lennon. Benché quest'ultimo sia stato sorvegliato per molti meno anni - in confronto ai 40 dedicati ad Aretha - Lennon era considerato tra i nemici numero uno del governo statunitense a causa dei suoi ideali di libertà, dei suoi motti pacifisti del tipo Give Peace a Chance e dei suoi valori comunisti cantati ai quattro venti in brani come Working Class Hero.
I suoi legami con il movimento delle Black Panthers - oltre al fatto che il contributo suo e di Yoko Ono al concerto organizzato per liberare John Sinclair fece cadere nel giro di una manciata di ore l’accusa a Sinclair, evidenziando quale enorme potere mediatico avesse Lennon - lo resero assai inviso al governo di Richard Nixon, specialmente quando costui correva per essere riconfermato per un secondo mandato. In un periodo storico molto particolare: l'anno in cui l'età degli elettori statunitensi venne per la prima volta abbassata, arrivando ad abbracciare i tanti giovani che non sembravano amare particolarmente Nixon (mentre andavano pazzi proprio per Lennon). Poi comunque, alla fine, Nixon venne rieletto. E da quel momento in poi John Lennon smise di essere per il governo USA un problema (anche se, purtroppo per lui e per Yoko Ono, i guai non finirono: i due vennero schiacciati negli arruginitissimi ingranaggi della burocrazia, soprattutto dopo il coinvolgimento dell'ufficio immigrazione. Lennon si ritrovò incastrato in un'odissea kafkiana, ma alla fine ne uscì vincitore. E dotato di green card).
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Se John Lennon è entrato nel radar del governo statunitense per i suoi presunti rapporti con esponenti delle Black Panthers, figuriamoci quanto interesse l’FBI doveva nutrire nei confronti di artisti neri.
“Lo stesso trattamento riservato ad Aretha Franklin, seppur in maniera minore, era stato riservato ad artisti come Marvin Gaye e Jimi Hendrix”, si legge su Rolling Stone.
Il magazine considerato all'unanimità la “Bibbia del rock” fa notare come alcuni dei documenti resi pubblici siano in parte oscurati, mentre altri sembrerebbero indicare che i servizi segreti siano in possesso di ulteriore materiale (non ancora desecretato, quindi).
“All’interno delle 270 pagine si trovano materiali molto differenti tra loro, dalle minacce di morte indirizzate all’artista (e al padre, che fu ucciso nel 1979) alle preoccupazioni dell’FBI per le «situazioni razziali», ovvero eventi considerati a rischio visto la presenza di Franklin. In alcuni documenti del 1968, ad esempio, si fa riferimento al funerale di Martin Luther King Jr.: «Sammy Davis Jr. e Aretha Franklin hanno supportato l’idea dei militanti del Black Power, [e le loro performance al memoriale] potrebbero essere la scintilla in grado di dar vita ad alcune proteste razziali nella zona», si legge”, riporta Rolling Stone.
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Nessuna prova compromettente è emersa dalle 270 pagine
Perfino il contratto discografico che Aretha Franklin ha firmato con l’Atlantic Records nel 1971 è stato oggetto di controllo e di sorveglianza, con il timore che questo potesse collegare in qualche modo la musicista alle Black Panthers. Tuttavia quarant'anni di sorveglianza non sembrano serviti a connettere in nessun modo la cantante di Memphis a movimenti radicali come il Black Liberation Army.
"Non sono sicuro che mia madre sapesse di essere sotto controllo dell’FBI", ha dichiarato il figlio di Aretha, Kecalf Franklin, a Rolling Stone US. Aggiungendo: "Conoscendo mia madre e il suo modo di lavorare so che non aveva nulla da nascondere. Infatti, come si è visto, [i servizi segreti] non hanno trovato nulla e hanno perso un sacco di tempo".
Almeno però gli agenti preposti a seguire Aretha si saranno goduti della gran bella musica.