Agosta, ci portano alla ricerca dell'umanità con Nessuno: il video

Musica

Il brano racconta la progressiva perdita di umanità e l'incapacità di empatizzare con l'altro che caratterizzano sempre più persone, fatto paradossale in un mondo così interconnesso

"È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo", diceva Morpheus a Neo in Matrix. In molti proviamo la stessa sensazione, da prima della pandemia e della guerra in Ucraina. Sono Paolo Agosta, ho scritto questa canzone prima di questi anni bui, evidentemente le premesse di ciò che sta capitando c'erano già tutte. In questo brano descrivo la progressiva perdita di umanità e l'incapacità di empatizzare con l'altro che caratterizzano sempre più persone, fatto paradossale in un mondo così interconnesso. Siamo in tempo per reagire, non rassegnandoci all'indifferenza. Stiamo aspettando e sperando che Nessuno stacchi l'interruttore generale per consentirci di riprendere fiato ma forse siamo proprio noi a dover fare i conti con il ciclope che abbiamo dentro. Il video comunica questo concetto attraverso un racconto, un evento negativo, non precisato, ha segnato un prima e un dopo. Rimangono le macerie del mondo precedente e la natura sta riprendendo possesso del proprio spazio. Chi è rimasto cerca di sopravvivere a qualunque costo. Attraverso una doppia dimensione temporale, riusciamo a scoprire le vite precedenti di chi entra in contatto con i musicisti: uno studente, una mamma, un insegnante, una donna in carriera, un prete. Quanto accaduto, ha cancellato ciò che erano, li ha resi altro. I protagonisti

attraversano la cittadina in cerca di cibo. Nonostante le difficoltà, tentano di tenere stretta a sé la loro umanità, cercando di non restare insensibili alla sofferenza di chi ha bisogno di aiuto.

Siamo gli Agosta e questo brano fa parte del nostro nuovo album “Evolvum”, Paolo Agosta (Voce), Pierpaolo Mazzella (chitarra), Nando de Luca (basso), Manuel Signoretto (batteria). Nel disco ha anche suonato le chitarre Fabrizio “Bicio” Grenghi. L’album, autoprodotto tra il Bunker Home Studio e il Massive Arts Studios a Milano, è stato masterizzato da Alberto Cutolo. Abbiamo fatto passi da gigante dall'età della pietra, eppure a volte risulta difficile distinguerci dai nostri antenati con la clava. Non è mai stato così facile comunicare con tutto il mondo, tuttavia, indifferenza e

mancanza di empatia hanno troppo spesso la meglio. In questo album abbiamo

voluto far affiorare la parte più umana e vera di noi, anche a costo di mostrare le nostre fragilità, che in questa ottica, spesso, si rivelano punti di forza. In “Ieri sera” si ammettono le sconfitte come base di partenza necessaria per poter ricominciare, nonostante l'unico modello a cui ispirarsi sembri essere quello del vincente. In “Non senti niente” parliamo della difficoltà di provare sensazioni autentiche in questa parte di mondo che ci bersaglia e seduce con merci di ogni tipo. Poi riscopriamo che “Il viaggio”, come momento di formazione, è più importante della meta, alla faccia di chi ci vuole sempre più competitivi. “Apri i tuoi occhi” invita a esercitarsi a pensare, a ragionare, fare lo sforzo di andare oltre le apparenze, mentre “Come un fiore” suggerisce un gesto gentile come altissima forma di rivoluzione. Tutto questo e tanto altro in “Evolvum”, un disco rock il cui titolo è un neologismo, una parola pronunciata dalla figlia di Paolo Agosta, di cinque anni, mentre sfogliava un libro

sull'evoluzione umana.

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