Sarah Stride ci porta in Luna Raccolta che è un intimo attimo fatale

Musica

Presentato da un testo originale dell'artista, il brano racconta di un incontro fatto per strada, potentissimo e durato pochi secondi, che riconduce a se stessi e alle cose in cui crediamo

Fabrizio De Andrè in una delle sue ultime interviste affermava che più gli anni passavano e meno certezze aveva. Ho sempre pensato che crescendo avrei finalmente avuto meno dubbi e invece è esattamente così anche per me e le pochissime certezze che sono rimaste sono quelle su cui poggia il mio modo di stare al mondo e di conseguenza di fare musica. Viviamo l’angoscia di un tempo inconsistente, tiranno, che ci vuole disinformati ma pieni di opinioni, camminatori senza direzione dominati unicamente dalla paura e dal bisogno di consumo, un tempo in cui tutto perde di valore perché costantemente esibito e spiegato. Io credo invece alla magia, all’invisibile che costantemente ci attraversa, alla necessità del fare senza lo spettro di un tornaconto, al non giudizio, credo nella tutela dei più fragili, alle voci fuori dal coro che con coraggio si differenziano e ne accettano le conseguenze. Credo alla costanza, alla noia, al vuoto e alla lentezza che fanno nascere le cose.

Luna Raccolta è nata così, da un incontro fatto per strada, un incontro potentissimo durato pochi secondi che è stato una porta capace di ricondurmi a me, alle cose

in cui credo e all’importanza di raccontarle. Parallelamente alla musica ho studiato all’Accademia di Belle Arti Brera e la mia tesi di laurea sullo storico dell’arte Aby Warburg aveva come tema portante la “necessità biologica” dell’uomo di fare arte.

In una sintesi ridotta all’osso potrei qui dire che la necessità di fare arte e quindi la capacità di “simbolizzare” nasce dalla necessità dell’uomo di orientarsi nel caos del cosmo, di dare un nome e una forma alla paura dell’ignoto che lo circonda avendo così la possibilità di renderlo più affrontabile. Oggi non siamo più animati dagli stessi terrori dell’uomo primitivo eppure viviamo il paradosso di una società che è in grado di dare una spiegazione ad ogni fenomeno attraverso il sapere scientifico, ma che

non è minimamente in grado di sintonizzarsi con i reali bisogni della psiche e quindi dell’animo umano, generando individui sempre più evanescenti, problematici e vacui, scollati da loro stessi e dal mondo che li circonda.

Credo fortemente che sia proprio qui che l’arte, in tutte le sue forme e declinazioni, torni ad avere più che mai una responsabilità salvifica individuale e sociale. In questo secolo che ci vede sempre più orfani di ritualità, di quella distanza sacra e magica che separava l’uomo dalle manifestazioni del cosmo e permetteva con esso un contatto profondo e autentico. Per me fare musica significa questo, sostare in questa zona sospesa, cercare di connettermi con qualcosa molto al di là del mio ego e delle mie necessità creative e farmi guidare da ciò che attraverso di me vuole giungere agli altri. Questa “Luna Raccolta” figlia di queste “certezze” è arrivata così, con tutta la sua urgenza e onestà. Grazie a voi di ospitarla qui.

Spettacolo: Per te