Enrico Ruggeri mette La Rivoluzione nella forza delle parole libere

Musica

Fabrizio Basso

L'album parla di rapporti umani, di sogni adolescenziali, di una generazione che si è scontrata con la vita. Contiene i feat con Francesco Bianconi e Silvio Capeccia e c'è la collaborazione di Massimo Bigi e Andrea Mirò. L'INTERVISTA

La Rivoluzione in undici brani che delineano un concept album autobiografico, con racconti e suggestioni esaltati dall’inconfondibile timbro vocale di Enrico Ruggeri e dalla cura del suono in fase di registrazione. Il cantautore ha lavorato per due anni a tutti i brani dell’album, con la collaborazione di Andrea Mirò in Gladiatore e di Massimo Bigi ne La Rivoluzione, Non sparate sul cantante, Parte di me e Glam bang. Il disco contiene inoltre due featuring: con Francesco Bianconi in Che ne sarà di noi, frutto di una amicizia nata due anni fa a Musicultura, e con Silvio Capeccia in Glam bang, insieme al quale 50 anni fa, era il 1972, aveva fondato gli Champagne Molotov, prima dei Decibel. È prodotto da Enrico Ruggeri con Fortu Sacka e Sergio Bianchi. Hanno suonato Paolo Zanetti (chitarre), Francesco Luppi (tastiere), Alex Polifrone (batteria), Fortu Sacka (basso), Stefano Marlon Marinoni (sax), Davide Brambilla (fiati) e Andrea Mirò (archi).

Enrico un album lungo due anni e germogliato durante il lockdown: come ci hai lavorato?

Di solito prima si andava in studio e poi portavo tutti a cena: stavolta ho offerto tamponi e si suonava, non è la stessa cosa ma abbiamo almeno lavorato. La prima parte del lockdown è andata nello scrivere il romanzo Un Gioco da Ragazzi, un lavoro impegnativo perché per un aggettivo sbagliato cancellavo tre pagine. In una vita normale impossibile lavorare 7 ore, stavolta è stato fattibile.
Cosa ti resta dei sogni appesi sul soffitto?
Molti li ho realizzati. Sogno è una parola affascinante ma se non è accompagnata dai progetti è bella solo da pronunciare. Per credere nei sogni devi lavorarci, oltre la percentuale di fortuna delle vicende umane. Ci sono quelli possibili, quelli difficili e quelli impossibili.
Per altro La Rivoluzione mette un po’ di angoscia…chi sarebbe oggi un rivoluzionario?
Mi concentro sulla differenza tra sogni dell’adolescenza e la vita vera. Il rivoluzionario è chi non ha paura di quello che dice: molti parlano per compiacere chi già li segue e non dicono esattemente quello che pensano. Il rivoluzionario si espone sapendo che molti si incazzeranno.
Dove si nasconde il senso profondo della vita?
In una quotidianità in cui non si buttano via le giornate. Viverla appieno è retorico, quel che conta è non andare a letto senza avere combinato nulla.
Come te la immagini la fine del mondo?
Sperando che non finisca, verrà cambiato dalla narrazione mentre ci raccontano che non è quello che sta succedendo.
Un uomo dovrebbe essere così grande da capire quanto è piccolo: potrebbe essere Putin?
Sono i potenti della terra. I padroni di Amazon e Spotify, i grandi finanzieri. Ma chi comanda veramente è la vera domanda!
Tra il mare d’inverno e questo inverno che non passerà cosa c’è?
Tanti inverni seguiti da primavere ed estati anche in senso umano. Le cose belle le godi perché sei uscito da qualcosa di brutto. E’ la natura.
Raccontami la storia di Alessandro.
E’ un mio amico carissimo, non ho fratelli e considero lui tale. Quando andai via di casa andai a vivere con lui; ora ha una malattia degenerativa. Ho raccontato la sua storia con tenerezza e struggimento, con l'ottica di una sano che fa visita a un malato.
Chi è oggi il nemico all’orizzonte davanti al quale non ti piegherai?
Ridico che ci proverò sempre ma finisci spesso per accettare compromessi.
Tipo?
Non mangi carne poi indossi le scarpe di cuoio. Non te ne rendi conto a volte. Usare uno smarthphone è già gesto di asservimento, dovremmo scriverci una lettera o incontrarci, ma poi arrivi con Huber e siamo al punto di partenza. Non esiste un uomo incontaminato.
Quale è la terapia intensiva di vittime e colpevoli?
E’ la vita…stanno male entrambi.
Quale è stata, o quale è, la rivoluzione della tua rebel generation?
Ti dico che è più viva che mai. In Glam Bang ho coinvolto Silvio Capeccia col quale abbiamo cavalcato il punk. Si può essere ribelli non solo a 16 anni.
Dopo tanti anni di musica, libri, televisione quanto ti senti Mitridate?
Parecchio perché è un mondo che ti ci porta di continuo. All’inizio ti domandi come fai a essere cattivo e spietato e poi ti ci abitui e la vita diventa una scacchiera: la domanda è se è possibile che i cattivi siano sempre gli altri.
Se oggi dovessi raccontare a un adolescente la tua libertà: cosa gli diresti?
In questo mondo così social la libertà è dire quello che vuoi senza pensare al consenso. Si parla per confortare e invece  accade che con le parole non spiazziamo mai.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Ora ho arretrati che vengono dal cuore e si chiamano concerti. Poi le idee ci sono sempre, vado a casa e scrivo. Vivo in bilico tra autostima e autocritica.

Spettacolo: Per te