Giovanni Neve, Premi Play: il manifesto dell'amore nella stagione della semplicità

Musica

Fabrizio Basso

Credit Umbertina Meschini
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Undici brani che incarnano a pieno la sequenza fotografica della vita: è l'album d'esordio di questo artista considerato un emblema del nuovo pop italiano. L'INTERVISTA

In costante ricerca dell’essenziale, la musica di Giovanni Neve è un chiaro manifesto di semplicità. Premi Play è un lavoro allegro e con sfumature esotiche, ma anche melanconico e vicino alla musica d’autore, arricchito da venature electro pop e atmosfere energiche. Con la sua voce limpida, questo giovane artista ci regala undici brani che incarnano a pieno la sequenza fotografica della vita.

Giovanni partiamo dalla storia dell’album e dal titolo.
Nasce a seguito di una storia d’amore apparentemente non andata a buon fine e dunque è l’esigenza di uno sfogo. La pandemia ha rallentato la fase di produzione e di elaborazione di alcuni pezzi, scritti prima del Covid. Il titolo fornisce l’idea di un nuovo inizio perché dentro c’è tutto un discorso che va da una storia d’amore che parte da una separazione e culmina con un ritorno insieme. Si parte dalla fine… premi play!
I testi sono affreschi di quotidianità… quando dici “cancelli il mondo intorno” ci riesci?
Mi ispiro molto alla quotidianità. La frase è riferita al fatto che l’amore cancella tutto quello che c’è intorno di male. L’arte cancella il mondo intorno perché diventa intimità.
Si dice ancora questa casa non è un albergo?
Si dice ancora, mia madre è ancora old school. La ho sentita commentare anche da altri artisti. È anche un modo per dire che fino a quando stai a casa ci devi qualcosa non intendo economicamente ma come partecipazione emotiva, è un sugellare il legame madre-figlio.
Quale è l’ultima uscita che hai aspettato su Sky?
È stata X Factor (GUARDA LO SPECIALE). Sono abbonato dai tempi di  Telepiù, mi ha accompagnato sempre compreso in questa vicenda amorosa. Ho aspettato con desiderio la finale di MasterChef (GUARDA LO SPECIALE). Sky ha un ruolo importante nella mia vita.
Che resta del sogno a stelle e strisce? La tua generazione coltiva ancora l’american dream? Anche in Oceani c’è tanta fede nell’America.
È rimasto molto. Coltoviamo sempre il mirare all’America perché lì è dove nasce il futuro. Forse è una frase di un’altra generazione ma io mi sento legato a quella precedente. Siamo sempre a rincorrere e a imitarli.
I soffitti che hanno un nome sono diversi da quelli a un passo dal cielo blu?
È una metafora usata per tutte le notti che non prendi sonno e hai una persona in testa e sul soffitto vedi il suo nome. Difficile liberarsi dell’incantesimo.
Quando incontri una ragazza quanto è importante che cambi rossetto? Così quando timbrano le labbra è più speciale?
È importante perché nella novità c’è sempre un rinnamorarsi. Certo sotto deve esserci un sentimento forte perché se no tutto passa, solo l’amore resta. Sperimentare cose nuove ti porta a rinnovare tutto il rapporto: i cambiamenti aiutano pur non essendo la cosa più importante.
Come la immagini una vita senza bar?
La abbiamo vissuta durante il lockdown ed è stato triste. In Italia fanno la differenza, lì la gente parla di sè, ci sono le emozioni popolari. Il bar è un punto di ritrovo per parlare e aprirsi.
Google quanto ha tolto alla poesia? E al piacere della scoperta?
Per una persona intelligente resta la fame di fare esperienza vera, del conoscersi. Google dà gli input poi c’è la vita vissuta. Oggi se hai dubbi fai una ricerca e poi precisi... lo ho letto su Google.
Sembriamo Tokio e Rio: La casa di carta è una metafora della vita?
Ho preso solo quel rapporto amoroso instabile, malsano. Tokio è la persona instabile con sempre addosso la voglia di trasgredire. Io intendo che non c’è stabilità, cadiamo in momenti in cui traballa tutto. C’è anche allusione al terremoto nelle Marche, la mia regione.
Una volta a pois c’era la zebra… oggi c’è il mondo?
Sì per dare l’idea di quell'integrazione che qui ancora manca. Il messaggio è che sarebbe bello il mondo se fosse a pois, non solo diversità di colore, opinione ma una rivendicazione dell’unicità.
Il Colibrì di Dormi da me sul Mare è una citazione del romanzo di Veronesi?
No, riassume la mia passione per i volatili in generale.
Come te lo immagini un matrimonio al Luna Park?
Molto gipsy, figo, free…ci starebbe. La canzone è frutto di un sogno che avevo fatto. Poi c’è la ninna nanna che rimanda al sogno.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Sto lavorando alle date del tour, ci saranno dei festival, si lavora ai contenuti social. Ora si pensa alla promo del Premi Play, appena si potrà faremo uscire le date e spero che la gente venga ad ascoltarci, il live è linfa vitale. Senza live non c’è arte.

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