Il brano esula dall'amore e osserva tutto quello che accade intorno alla nostra tranquillità. Un testo esclusivo dell'artista lo presenta
“E prende la parola il Presidente
Discorso sul futuro del pianeta
Mostrando una cravatta alla sua gente
cucita dai bambini con la seta".
L'ipocrisia dell'imbonitore, la prevaricazione sottesa sul popolo bue che beve la propaganda, l'incubo
sotterraneo del privato familiare.
"E giura sull';antico testamento
sui figli del suo sacro matrimonio
A volte con sua moglie è un po' violento
Ma è il prezzo per combattere il demonio".
La realtà della musica contemporanea italiana racconta un'estrema povertà di contenuti. Una mancanza di coraggio nei residui di una discografia a pezzi, e una mancanza di vena creativa nelle tendenze uniformate all'invettiva personale fine a se stessa. Con Questo mondo non vi vuole provo ad allargare lo sguardo al di là dell'uscio di casa, scusandomi se non parlo d'amore e se non faccio finta di non accorgermi di tutto quello che sta succedendo intorno alla nostra tranquillità. Un errore non pensare che la pace sia una conquista. Eppure i racconti dei nostri nonni non sono così lontani. Questo mondo non ci vuole, di cui ho scritto testo e musica, come di tutti i brani della mia produzione artistica, arriva dopo due album, “La buccia del buio” (Bollettino/CNI) e “Roma non si rade” (Music FC), e un 45 giri, “Canzone sociale” (CNI); ma soprattutto dopo il singolo "Instastory" (Sorry Mom/Artist First), che segna la mia svolta Rock, forte di un video girato con le star Urban Theory, ironico su una certa nuova trap.
Il video è semplice e arrabbiato, come la struttura del brano: un movimentato playback in sala d'incisione con i musicisti con cui ho suonato il pezzo. C'è Simone
Mazzone alle chitarre; c'è FAB, che ha anche curato la pre-produzione, al basso; c'è Alessandro Saglietti alla batteria. Il video è diretto da Cagliostro per Ithil Factory di Fabrizio Noè, all'interno di Ithil World Studio, dove è stato inciso e masterizzato il brano. Il ritornello del brano recita: “Non ho parole. Non ho parole. Questo mondo non ci vuole”. Contenuti, si diceva. Opinabili, certamente. Non è l’essenza del dibattito, oggi, basato sulle fonti, che può salvarci dall’analfabetismo funzionale? Non è la distanza dalla social-distopia che può definirci operanti in un quotidiano utile? Queste mie dissertazioni potranno andare incontro a un non accoglimento sul versante dell’idea. Ma vogliono infrangere il muro dell’indifferenza. “Sappiamo che ogni Stato ha i suoi segreti
Gli scandali di bravi governanti
Chi cerca di spiegare questi vuoti
è preda di stranissimi incidenti
La bomba che programma un terrorista
è fatta nelle fabbriche di Stato
Chi muove questa grande e scura giostra
guadagna su ogni bimbo mutilato”
Il tempo di eludere le proprie responsabilità è finito. Il mondo ci sta presentando il conto. Chi ha voce per cantare canti l’ingiustizia e ci metta la faccia. Altrimenti vivrà nel rimpianto dopo. Come scriveva Fabrizio De André ne “La domenica delle salme”: “Voi avevate voci potenti/ lingue allenate a battere il tamburo/ Voi avevate voci potenti/ Adatte per il vaffanculo”. Ognuno si prenda le proprie responsabilità. Adesso.