Jovanotti presenta cinque nuovi brani del suo ultimo album, un flusso di musica nato a due anni e mezzo da La Nuova Era. Insieme alle canzoni anche il video de 'La Primavera', un corto cinematografico onirico, unico per la storia di Lorenzo.
Ogni promessa è debito e fedele alla sua dopo Il Boom Jovanotti ci presenta un nuovo capitolo del Disco del Sole. Del resto ce l’aveva anticipato durante l’intervista in occasione della presentazione dei Jova Beach Party e del suo nuovo singolo: “La mia nuova musica esce quando è pronta, senza uno schema, senza un piano deciso. Il flusso continua a scorrere.” Ora ad essere pronti, ed a uscire ovunque, sono 'La primavera', 'I love you baby', 'Un amore come il nostro', 'Tra me e te', e 'Border Jam', cinque brani inediti prodotti con Rick Rubin che salutano l’arrivo dell’inverno e che vanno a tracciare la via di un movimento costante che si comporrà mese dopo mese, settimana dopo settimana, per un anno intero.
il brano 'La primavera' e il corto cinematografico che raccont attraverso il gioco uno stato d'animo
A parlarcene è lo stesso Jovanotti, proprio sul set del video che accompagna questo nuovo brano e che racconta in un contesto giocoso quelle che sono riflessione profonde.
La primavera è un’allegoria che ha dentro tante cose. La primavera è fioritura, è fioritura della natura nel senso più materno. Ma se prendiamo in prestito la poesia di Leopardi allora la natura è anche matrigna, fa paura. E’ la natura che va avanti nonostante tutto, la natura che è dentro di noi. Noi siamo natura l'essere umano è natura. Quindi questo brano rappresenta tutto quello che la natura comporta sia nella sua forma più meravigliosa e splendida, come generatrice di vita, sia come generatrice di inquietudine e di cambiamenti, di pericolo. Vivere nel pericolo, stare nel pericolo vivi, starci da vivi e starci sentendo le cose. Ecco, di questo parla questa canzone.”
Non c’è un messaggio, ci spiega Lorenzo, c’è solo sentimento ed emozione: “Il messaggio è l'emozione e l'emozione è sempre confusa, è sempre mista: nel momento della più grande gioia c'è un punto di inquietudine perché sai che quella gioia potrebbe finire e nel momento del dolore sai che quel dolore può passare e può trasformarsi in altro. Tutto si trasforma continuamente, tutto si muove e noi siamo dentro questo flusso, noi siamo questo flusso.”
Riflessioni esistenziali insomma, ma se la sostanza è profondità la forma rimane comunque il gioco, quel video in cui “mascheriamo, ci vestiamo, ci trucchiamo e balliamo, costruiamo delle scenografie e immaginiamo mondi.”
Un corto cinematografico psichedelico e onirico. Girato in pellicola da Tommaso Ottomano nel video, ambientato nel Teatro Grande di Brescia, Lorenzo è accompagnato dai suoi compari Saturnino, Riccardo Onori e Kalifa Konè.
Cinque nuovi pezzi, tutti cuore e istinto
I cinque brani sono stati finalizzati la scorsa settimana a Milano con Pino Pinaxa Pischetola e
sono parte di quel flusso di musica spontanea che è nata senza seguire schemi o piani precisi. Il Disco del Sole è il flusso di brani scritti da Lorenzo a due anni e mezzo di distanza da La Nuova Era. E il flusso continua a scorrere.
“C’era quel film con Jack Nicholson”, scrive Jovanotti nel testo che accompagna il lancio dei nuovi brani, “CINQUE PEZZI FACILI che a dispetto del titolo raccontava la storia di un musicista alle prese con le cose della vita, che non ti arriva mai come te l’aspetti o come avevi programmato. Che c’entra con questi CINQUE PEZZI NUOVI? Niente o molto. Il film non lo ricordo ma il titolo italiano è bello, mi fa pensare a queste mie nuove canzoni che escono oggi, parte di un flusso di canzoni che usciranno nei prossimi mesi, imprevedibili e libere, per niente facili perché per esistere hanno dovuto piovermi addosso dallo spazio profondo, ma leggerissime perché qui dentro c’è una luce. Quel punto di luce che c’è nel centro della metà oscura del simbolo del Tao, pronta a riversarsi traboccando fuori in forma di canzoni che non chiedono niente perchè hanno solo voglia di offrirsi.
Ho deciso di non uscire subito con un album sebbene abbiamo lavorato a più di venti pezzi, prima da solo, poi con qualche mio compagno musicista, poi due mesi con Rick Rubin, in una selva tra l’Appennino e il mare, dentro ad una scuola abbandonata negli anni 50 quando le campagne si spopolavano e l’agricoltura si meccanizzava. Come scolari discoli insieme a Rick “mangiafuoco” Rubin abbiamo aperto tutta questa roba che nei mesi avevo accumulato in modo del tutto istintivo, senza pensare a niente, completamente scollegato da tutto ciò che non fosse un enorme sentimento di Amore e di voglia di vita, aria, luce, ritmo, allegria, batticuore, avventura.”