Il mixtape di Federico e Pietro si compone di 19 tracce ed è impreziosito da 25 featuring con alcuni degli artisti più talentuosi del panorama musicale attuale, sia a livello italiano che internazionale. L'INTERVISTA
Un viaggio non solo intorno al mondo, ma anche nel tempo. Perché sono diverse le epoche sonore che evocano nel loro debut album Roof Top Mixtape Vol. 1. Federico e Pietro, ovvero 2nd Roof, sono gli artefici di un giro intorno al mondo che porta alla scoperta di sound, artisti e groove eterogenei, manifesto della ricchezza che la coppia di producer crea. Bisogna solo affidarsi a loro e condividere la compagnia dei 25 featuring che arricchiscono il mixtape, che include, per la scena italiana, Jake La Furia, Nitro, Speranza, Emis Killa, Pyrex, Dani Faiv, Ketama126, J-Ax, Gemitaiz, Beri, Kilimoney, Toni Effe, Neves17, Philip, Nicola Siciliano, Wayne Santana, Boro Boro, Vettosi, Gué Pequeno, J Lord e Nashley. Tra gli artisti internazionali, invece, Nastasia, Arlissa, Kelvyn Colt e Salva.
Quando avete iniziato a pensare al progetto?
E' un lavoro che è durato circa due anni per raggruppare il tutto. Ora che il mixtape esce ci sentiamo un po’ sollevati.
Avete delle caratteristiche ben definite eppure riuscite sempre a inventare cose diverse: dove sta l’equilibrio?
Non c’è ed è il motivo per cui facciamo sempre quello che ci piace, mai abbiamo seguito i trend. Quello che abbiamo creato lo sentivamo già come nostro, la nostra forza è la versatilità. Un tempo ci dicevano buttatevi nel Pop e noi mai lo abbiamo fatto se non seguendo la nostra visione. Un esempio è Mollami di Guè Pequeno.
Tra i quattro artisti internazionali che avete coinvolto, ce ne è uno che vi ha sorpreso oltre le aspettative?
Nastasia anche perché già avevamo fatto un pezzo con lei e Salmo, Il Cielo nella stanza, e non credevamo potesse dare un contributo altrettanto forte. E invece lo ha fatto.
Aprite il mixtape con Berlusconi: temete possa diventare l’inno per la sua corsa alla Presidenza della Repubblica?
Ma basta! Speriamo di no. Se lo dovesse diventare sia chiaro che non era il nostro scopo. Però ci farebbe ridere.
Soldi in Black è un brano molto duro, un brano che riporta alle radici del rap: difficile oggi raccontare la vita? Per altro la strada è un tema ricorrente dei vostri pezzi.
Facciamo basi che tirano fuori il lato più oscuro, cose un po’ dark che riportano all’immaginario crudo della strada. Ma noi non siamo di strada, siamo di Brera, zona 1 di Milano.
Questi ultimi due anni ci hanno fatto riscoprire i veri valori oppure restiamo un mondo di Lost?
Queste quarantene hanno tirato fuori il lato più introspettivo dell'umanità, basta guardare l'ultimo album di Marracash. Ci hanno aiutato a riflettere ma c’è anche chi ha tirato fuori il peggio non appena ci hanno restituito un po' di libertà. In un certo senso ha aiutato portando più contatto col proprio sé. Noi per altro la facciamo sempre, viviamo in studio.
Zona San Siro è la speranza di tornare a ballare? Come avete ragionato sulle influenze molto anni ’90?
Volevamo fare ballare come in quel decennio. E' stata una cosa automatica, il genere cassa dritta ci ricollega al nostro animo dance da piccoli, quando ascoltavamo le cassette di hitmania dance. Vogliamo fare ballare San Siro.
Perché avete scelto di omaggiare Mike Tyson? Cosa vi affascina di un campione così discusso e tormentato?
Proprio quello, che è discusso e tormentato. E’ un po’ come Maradona, genio è sregolatezza, i grandi hanno sempre avuto un lato più torbido. L'idea nasce dal ritornello, ci è piaciuto giocare col suo immaginario: ci pensi uno che buttava giù l'avversario in meno di un minuto, poi mordeva le orecchie e faceva feste al limite.
Gangster è una sliding door: la vostra quando c’è stata?
Sicuramente col primo album di Gué su cui abbiamo lavorato. Pensavamo di fare pezzi riempitivo, che fosse un caso isolato, non ci aspettavamo andasse molto bene. Allora ci siamo detti che magari ci riusciamo anche con altri. Si cerca sempre di stare a galla e fare il nostro.
In 1 Chance e Infame è protagonista Napoli: perché avete scelto quella città per beatificare la Golden Age del Rap?
Riporta molto alla base del genere, raccontare i quartieri napoletani riporta alla golden age di New York. A livello musicale è la scena che più ci si avvicina a quel mondo.
Queste strade è una poesia nostalgica: con la macchina del tempo a disposizione dove vorreste tornare?
Non alle elementari con una maestra che era un mostro, una brigatista. Forse a Los Angeles anni Novanta o a Milano negli anni Ottanta dove ci dicono ci si divertisse parecchio.
Con Dua Lipa (hanno collaborato su un brano per la soudtrack del film Gully, ndr) avete avuto contatti?
Non dirette ma tramite il regista, manderemo nuova roba, gliene abbiamo già mandata...speriamo.
C’è l’intenzione di portare il mixtape dal vivo? E come vista l’eterogeneità sonora e gli ospiti? Pensate a una serata vento con tutti o quasi? Per altro sulla cartella stampa c’è un to be continued…
Ora è un po’ dura da pensare. Abbiamo fatto un video con tutti i personaggi e nel caso ci piacerebbe fare un tour animato tipo Gorillaz. O una Arena di Verona con tutti o quasi gli ospiti…ci arriveremo.
Che regalo vi aspettate per natale? Ne farete uno ai fan, chessò stupendoli con una versione unplugged di un brano?
Stiamo pensando a un qualcosa di strumentale, ma è ancora un segreto. Per noi...che il disco piaccia, di avere un buon feed back. Non ci interessa che diventi disco d’oro ma che piaccia a chi lo ascolta!