Jesse The Faccio, la vita attraversa la solitudine e Le Cose Che Ho

Musica

Fabrizio Basso

Nei quattro brani che compongono l’Ep, il cantautore padovano riversa se stesso e le emozioni che ha vissuto nel periodo di lockdown recentemente passato, in parte ancora presenti. L'INTERVISTA

Come quando scivola un bicchiere di mano. L'impatto col suolo fa prendere ai vetri direzioni varie, imprevedibili, inimmaginabili. Così è Le Cose che Ho, l'Ep del cantautore padovano Jesse The Faccio. I testi, urgenti e istintivi, sono intimi e sentiti, onesti e indigesti, capaci di parlare senza vergogna di sentimenti che spesso tendiamo a reprimere o nascondere. L’abbandono, la solitudine, la depressione, la dipendenza, l’amore, la paranoia: Jesse li affronta di petto, scavando a fondo, spiegandosi in maniera esplicita e diretta, intensa ed efficace. Credo mi vedi parla di separazione e abbandono, Che resta di solitudine e paranoia; Cose che ho è un’intima confessione, quasi uno sfogo, alla persona amata, mentre Come posso (collo) lascia intravedere nel finale uno spiraglio di luce e di positività.
 

Partiamo dalla storia dell’album che è un ritratto interiore del lockdown: come è nato?
Nel primo lockdown dopo due settimane in casa in compagnia solo di una chitarra classica, non sapendo che tutto sarebbe rimasto chiuso a lungo, dal mio batterista mi sono fatto mandare una decina di loop differenti e ho iniziato a suonarci sopra per ingranare anche se la musica sembrava distante. Quattro arrangiamenti mi sono piaciuti, ho fatto in casa la pre-produzione e poi definiti archi e fiati siamo volati, appena possibile, in studio per definire quello che era nella mia testa. Stavolta la scrittura non è andata di pari passo con la musica: di solito o scrivo tanto o vanno insieme, stavolta la musica è nata prima, ho avuto un blocco di scrittura fino a novembre 2020. Poi ho scritto in un dieci giorni tantissimo.
Secondo te l’essere chiusi in casa i sentimenti li ha soffocati oppure ci ha fatto comprendere il valore?
Li ha amplificati, se prima ero già un po’ solo lo sono stato in toto. Li ha tirati fuori ancora di più. Ero solo con me stesso e la ripetizione del pensiero. Per questo è cambiata la scrittura ed è diventata più diretta.
Nei testi si sente l’urgenza di comunicare: sei sempre istintivo nella scrittura oppure è stato il momento?
Sono sempre abbastanza istintivo almeno come primo approccio poi rivedo, revisiono, taglio però scrivo sempre molto e in ogni forma. Qui ho messo in musica tutto quello che avevo in testa.
I video sono stati girati in casa: la scelta dei locali ha una sequenza logica? Quale hai trovato più stimolante e quale più deprimente? In riferimento al periodo ovviamente.
L’ordine è un po’ più legato a esigenze tecniche. Siamo partiti dal bagno per iniziare dal posto più intimo e chiuso con la camera da letto che rappresenta il ritorno all’intimità ma poi ne esci. E' stata il luogo cardine del lockdown, e lo dice uno che ha avuto il covid.
Ti capita di leggere un libro dalla fine e non capire l’inizio?
Non leggo libri al contrario però da ragazzino buttavo un occhio sull'ultima frase contando le pagine. A volte frega questo comportamento.
Adesso lo vedi cosa sta più in alto? Forse quel Dio contro il quale urli?
Dio in sé è una metafora forte e onnipotente, mi guardo io dall’alto, mi sono liberato da questa cosa e poi ci sono certe persone reali che davvero stanno in alto per la loro statura umana e morale.
Quando canti vorrei non avere niente da dire cerchi lo stupore del restare senza parole oppure esprimi un disagio mentale?
Vorrei che fosse un ci siamo già detti tutto ma spesso c’è qualcosa di insoluto. Comunque è più un disagio.
Cose che ho gioca molto sul binomio forma e sostanza: sono binari paralleli o possono convivere?
Credo che possano essere un po’ entrambi, ha senso che siano paralleli per tenere ordinato il pensiero. Nella vita però si incrociano. Froma e sostanza è anche lui e lei.
Sott’acqua nessuno ti può sentire ma puoi anche affidare il messaggio a una bottiglia…non credi?
E’ più un consiglio all’altra persona. Non stare sotto a esprimerti, sii trasparente fallo dove ti si può ascoltare. L'idea di stare sott’acqua è una comfort zone ma quella bottiglia non è una cattiva idea.
Hai paura che qualcuno ti guardi nello zaino?
Ogni tanto sì, in passato la ho avuta. Ci sono cose di te che porti appresso e che altri possono vedere e non sai se le capiscono e questo mette paura. Cerco di azzerare il rischio il più possibile.
Ora che accadrà?
Sto già lavorando ad altre cose ma nulla ho in programma. Ho ritrovato un metodo e una forma per continuare a fare musica. Ci sono alcune date a Pordenone e Trento poi a Bologna tra fine gennaio e i primi febbraio.
Sul palco sarai nudo come nei video?
Mi vesto a strati, lo faccio sempre durante i concerti perché tendo a togliermi indumenti, ma non resterò nudo.

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