Gea racconta la forza interiore in Banconota 671: il video

Musica

Un urlo di ribellione da donna, da artsita, da essere umano. Un brano che lascia il segno. Il video è introdotto da un testo originale della cantautrice.

Il brano racconta di una storia di violenza, corruzione e abbandono.
Nel video viene trasmessa tutta la violenza che può subire una donna
La dura e triste realtà .
É la storia di un uomo che non ha più paura.
Da quando ha regalato così tanti pezzi del suo cuore ad una donna che non aveva paura di perderlo.
Ma, infine, ha perso se stesso e la capacità di amare.

Banconota 671 è la storia di una donna. Una donna che ha paura, arrabbiata con l'amore, che indossa ogni giorno le cicatrici di una vita che non fa sconti a nessuno. Ma è anche la storia della vita. Una vita “puttana”, che ti porta in alto sulle montagne russe. Sempre più su, per poi lasciarti cadere nel buio. E chi lo sa quanto forte sarà l’impatto quando toccherai il fondo. Quella realtà nuda e cruda, che ti tira uno schiaffo in faccia e ti lascia solo con i tuoi pensieri, a riflettere. Banconota 671 è un inno alla paura, quella che ti fa tremare, quell’istinto di sopravvivenza che ti permette di capire quando la situazione sta superando il limite, sotto dei pugni, o delle mani che stringono e strangolano.

Quante donne conoscono quella sensazione? Quella che si fa spazio tra le urla di quel sabato sera che sembrava così perfetto, assieme all’amore della tua vita. Cosa potrebbe mai andare storto? Tutto. Il tuo disperato tentativo di difesa, quella sensazione che oramai è finita, che tu da quella stanza non ne uscirai più, se non a bordo di un’ambulanza. In quel momento dubiti di ogni tua forza, ti senti piccola e insignificante, forse vorresti che li ci fossero le braccia di chi ti ha sempre abbracciata con amore, braccia forti che ti salvino da altre braccia forti che ti stanno uccidendo.
Le braccia di tuo padre, a cui non hai mai detto abbastanza volte “ti voglio bene”.
Le braccia del tuo primo amore, che se non fossi uscita quella sera con Marco forse ora non avresti una corda stretta attorno al collo. Quella sensazione. Quel senso di rassegnazione, di lasciarsi andare senza più le forze per reagire, sperando a quel punto che tutto finisca il più velocemente possibile. Ma quando pensi che sia tutto finito, sei punto a capo. Sopraffatta dalla crudeltà di un uomo che non può più essere definito come tale.Perché l'uo mo non conosce certe ostilità. Quante donne conosceranno ancora quella sensazione? La sensazione che solo le donne vittime hanno potuto conoscere. Chissà come sia realmente quella sensazione? Quella che ha provato Anna, l'ultima volta che è rientrata troppo tardi a casa. O Beatrice, quando si è permessa di alzare un troppo la voce con suo marito. Io di una sensazione, però, ne sono certa. Quella di essere sempre più sconvolta da azioni di questo tipo.
Io sono stanca.
Lo sono da donna, da autrice, da essere umano.

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