Nell'album l'artista mette il desiderio profondo di trascendere le tenebre socioculturali che ci circondano, con l’aiuto di nuove idee, rappresentate metaforicamente, in copertina, da un oggetto luminoso, foriero di tempi migliori. L'INTERVISTA
Interfulgent arriva a noi dal latino interfulgĕo che significa “che brilla in mezzo a” o “che brilla attraverso”. Questo nuovo progetto artistico di Corrado Rustici è uno sforzo compositivo fatto per ricollocare la chitarra elettrica in un contesto musicale
più contemporaneo. I brani sono caratterizzati da suoni di chitarra unici, creati anche con l’aiuto di un pedale, ideato da Corrado e realizzato per la DV Mark,che dà allo strumento una voce incredibilmente espressiva e originale e che lui stesso definisce “chitarristicamente liberatoria”.
Corrado partiamo dalla nascita dell’album.
Ci ho lavorato tre anni però lo ho sviluppato e registrato nel 2020 avendo tutto il tempo per dannarmi sulle musiche. Prima della pandemia avevo bisogno di ispirare me stesso sulla risacca del post moderno, con quell'appiattimento generale e sociale che mi ha spronato a fare qualcosa di un po’ più profondo. Mi piaceva essere positivo e anche la cover è illuminante. L'nabilità di stare da soli e convivere con se stessi: è importante riflettere su tale condizione. Volevo ricollocare lo strumento che più mi è caro, la chitarra elettrica, in un contesto contemporaneo. Sta andando verso deliri un po’ vintage, la quarta dimensione è l’immaginazione per cui i limiti sono quella mancanza.
Quando ha cominciato a prendere forma in te il concetto di Interfulgent?
Ho letto in California un articolo su questa parola che là usano poco ma di certo più di noi. E' una parola internazionale con suono molto bello e ha focalizzato l’album e la scelta delle composizioni.
Quale è il tuo eterno giorno d’estate?
La dedica è a mia madre, mi piace regalare gioia per quello mi ha dato. Riscoprire cose un tempo fastidiose permette ora di comprenderne il valore. Ho donato a mia madre questi momenti.
La pandemia ha amplificato o ridotto le tenebre socio-culturali?
Penso che sia un sintomo di quello che siamo. Questa è fisica ma ci sono anche quelle intelletuali, emotive e psicologiche che ci affiggono da anni, tipo il post moderno. Periodi in cui le cose fisiche coincidono con quello che siamo, un copia e incolla affettivo curato solo dalla vaccinazione perché non siamo auto-disciplinarci.
Parli di vocabolario chitarristico europeo: che intendi?
Quando emigrai negli Usa credevo di conosce il blues e la musica afro-americana ma in realta ci ho messo anni per capirli. Ogni nazione ha il suo blues. Il mio modo per esprimerlo era con stategie melodiche più partenopee. Ho tolto tutti i manierismi esistenti da 50 anni e ho trovato il mio modo di esprimere il malessere.
L’uomo dello Yorkshire: cosa ha che rende unico Allan Holdsworth? Per altro c’è un lieve eco vocale che mi ricorda The Great Gig in The sky dei Pink Floyd.
Per me è stato uno dei due chitarristi più importanti degli ultimi 100 anni per quanto concerne la chitarra elettrica. Ci siamo conosciuti a Londra negli anni Settanta. Poco dopo la sua scomparsa andai dal suo liutaio a Monterey e siccome sapeva che eravamo amici mi prestò la sua chitarra e in poco venne pezzo che io considero un suo regalo.
Black Swan è a mio avviso il brano più complesso ed emozionante con i suoi repentini cambi di atmosfere: come è nato?
Fa parte degli esperimenti di elettronica con la chitarra elettrica. Da produttore mi piace dedicarmi alla costruzione del suono perché è la tua voce. Studiare come ha effetto sulla nostra percezione psicologica. Beatles e George Martin furono i primi a usare l'elettronica nel pop, hanno rivoluzionato la registrazione in sala: loro sono i miei punti di riferimento. E’ stato divertente creare Black Swan.
Stiamo davvero andando verso un lungo sunny day?
Speriamo. A lungo temine sì, a breve non ho speranze. Si chiede ai giovani di avvicinarsi all’arte e poi si propongono sonorità anni Settanta. E' un po’ imbarazzante ma è in linea con quello che siamo. L'Italia subisce le mode, oggi siamo molto esposti con internet. Ci sentiamo obbligati a scimmiottare quello che viene da fuori. Consideto il trans moderno l'apprezzamento per quello che ci portiamo dentro, ma la risacca resta bassa. Il Prog è il solo momento in cui Italia ha avuto un linguaggio apprezzato all'estero per quello che era.
Quante chitarre hai? Hai ancora la prima? E l’ultima che hai acquistato?
Ho la prima che è stato un regalo di mio fratello scomparso da poco, l'ultima signature con la quale ho fatto tutto l’album. Credo di averne una trentina o poco più.
Avrà uno sviluppo live Interfulgent?
Non prima della primavera 2022, ci sto lavorando. Al momento sono imegnato su alcune colonne sonore.
Dove vivi?
A Berlino, dopo 40 anni di California. Sono felice di essere tornato in Europa, in America è un momento difficile e non volevo che i mie figli crescessero lì. Ogni tanto torno a Napoli dove abitano mia madre e mia sorella. Ma questa estate non ci andrò in vacanza, non è ancora il momento. Con la mia famiglia ci godremo i laghi intorno a Berlino.