Dopo aver organizzato nell’estate 2020 cinque grandi eventi unici in Italia, coinvolgendo artisti come Vinicio Capossela, Paolo Fresu, Gianni Morandi e Vasco Brondi e consentendo a oltre 500 lavoratori di riprendere il proprio ruolo professionale e a oltre 4.000 spettatori di assistervi in presenza, l’Associazione P.E.R. – Promoter Emilia-Romagna organizza una nuova manifestazione per riportare l’attenzione sui lavoratori dello spettacolo e proporre la sua idea di ripartenza del settore
Sono i Modena City Ramblers ad aprire la navigazione sotto un sole morbido ed è “qualcosa di prezioso” perché “siamo tutto quello che abbiamo raccolto”. E intanto la Motonave Stradivari riporta la musica lungo il Po, segno premonitore di una ripartenza che da questi luoghi zavattiniani abbraccerà gradualmente l’Italia. La loro Cento Passi sotto il palco fluviale, dove la musica si origina, accoglie anche Elisabetta Sgarbi, salita a bordo con gli Extra Liscio e poi Gene Gnocchi e David Riondino. Gli argini sono vicini ma paiono lontanissimi. Per me è la prima musica dal vivo dopo tanti mesi. E’ breve ma commovente questo viaggio, soprattutto perché in compagnia di tanti amici.
C'è una manifesto programmatico, stilato da PER - Promoter Emilia Romagna, che vuole essere in primis "un segnale di attenzione a quello che viviamo da un anno e mezzo": durante questi mesi sono state spese parole forti, si sono riempiti centinaia di fogli di inchiostro ma tanto, troppo è rimasto bloccato dalla mancanza di decisioni: "Siamo elementi di una professione ancora non in forma legale: per la navigazione, visto che siamo imbarcati usiamo questa perifrasi, occorrono competenze e professionalità e c’è il rischio che scompaiano. Vogliamo rimodulare tutto il settore della musica dal vivo e delle aziende che la consentono". Nel 2019 il numero degli spettacoli in regione è stato di 579 spettacoli, nel 2020 si è fatto quel che si è potuto, direi molto vista la situazione generale, e nel 2021 ci sarà qualche decina di spettacoli. L'associazione è nata pochi mesi fa e ora sono oltre trenta le realtà che hanno aderito: "Pensiamo al film Fitzcarraldo di Werner Herzog: lui voleva costruire un grande teatro ma non ci riuscì, noi ce la faremo".
Oltre a essere un Manifesto progammatico e anche un manifesto politico: "Nei mesi della pandemia molti hanno cambiato lavoro e difficilmente torneranno indietro, si sono perse professionalità e professionisti importanti, ci impegniamo a formare nuovi professionisti. Il mostro manifesto è figlio di un anno di discussioni mai i germi sono precedenti, ci siamo spogliati dei personalismi. Ci sentiamo operatori culturali e vogliamo avere questo riconoscimento dalle istituzioni". Mauro Felicori, assessore regionale alla Cultura e al Paesaggio, ha annunciato che questi mesi consentiranno di "riscoprire l'importanza degli ambienti naturali anche per finalità artistiche, non solo il Po ma anche l’Appennino e i canali. C'è una contrattazione in corso con le autorità sanitarie per portare la capienza a mille posti. Ci sono margini e spiragli nelle regole attuali e credo sia imminente una estensione. Vogliamo che essere musicisti nella nostra regione sia motivo di orgoglio, vogliamo che la musica sia profeta in Emilia Romagna". Matteo Benassi, primo cittadino di Boretto, ha sottolineato che "fare cultura è dare risposte complessive". Abbracciamo tutti questo pensiero, ma un dubbio resta: se tremila persone autorizzate hanno potuto festeggiare lo scudetto dell'Inter davanti a San Siro, con la mascherina ma senza distanziamento, perché alla musica non viene concesso lo stesso trattamento? Perché non si può montare un palco davanti a uno stadio o in una piazza e avere la pari dignità dei tifosi? E se ci presentassimo tutti con una sciarpa, qualche bandiera e un paio di fumogeni creando omogeneità ci sarebbe consentito? Chissà...la sensazione è che ci sia una sola iniziale, la C, ma che poi, come trattamento, Calcio e Cultura giochino un campionato diverso.