Una canzone nata nel traffico e un video che non doveva esserci. Il progetto è raccontato con un testo esclusivo dell'artista
“Cadillac” è uscita come quando trovi parcheggio dopo averlo cercato per 100 ore sotto il sole di una Roma dove di parcheggi non ce ne sono mai. Non ce la fai più. Il telefono è scarico. Il carica batterie è a casa. Lontano. La testa inizia a innescare il peggiore dei meccanismi di sabotaggio. Tipo “basta. Ora parcheggio in mezzo alla strada” e la lasci davvero li.
Bene hai trovato parcheggio. Lo hai trovato lo stesso, anche se poi la macchina te la portano via. C’erano cose più importanti da fare. E quando torni…
Non so, ma a volte mi metto lì e ho voglia di inventarmi qualcosa che non esiste. Non c’è e potrebbe non esserci mai. Ma fa bene al mio cuore sentirla messa in musica quella cosa, perché è l’unico modo per far sì che nonostante tutto ci sia.
Non voglio dare spiegazioni sulla sua nascita perché non ne so nulla. È nata dalle mie corde vocali il 27 agosto mentre strimpellavo. Mi è piaciuta e l’ho registrata immediatamente lì dove ha visto la luce per la prima volta, nel mio salottino. Registrarla in uno studio professionale sarebbe stato come mandarla in collegio. No. Assolutamente no. Ecco perché quello che ascolterete e vedrete sarà il frutto di una cosa che è così come è nata sarà sempre lì. Vicino alla sua nascita. Sarà sempre piena di cuore, e sceglierà la sua strada pensando solo ai sogni più belli, trovando sempre e solo la risposta giusta.
Il video inizialmente non era stato pensato. Poi sono andato con il mio fotografo, Marco Portanova a girare il canvas davanti a un muro al Pigneto. Lo stesso muro rosso dove avevamo scattato foto nei mesi precedenti. Il muro rosso è l’altro leitmotive visivo della release, oltre ai disegni a mano che hanno poi portato alla copertina, disegni realizzati insieme alla mia ragazza Sharon Journo Barda.
Ebbi l’idea di realizzare una clip in cui mi sarei dovuto muovere senza senso in maniera scatenata e scompigliata davanti al muro. Telecamera fissa. Nessun movimento di macchina. Il magma gestuale in un perpetuo fermo, senza scenografia. L’unica persona su cui avrei potuto contare per girare tutto questo in modo tale da proteggere e rispettare la mia idea permettendole di ottenere quel qualcosa in più era Chiara Rigoli (in arte Claire Audrin). Io e Chiara ci conosciamo da molti anni e ne abbiamo viste di tutti colori insieme in passato: abbiamo suonato insieme, messo su un duo, sofferto, lottato contro le insidie di un mondo musicale che non ci capiva, anche per colpa della nostra ingenuità e mancanza di esperienza.
Cadillac è forse un po’ tutto questo: la voglia di reagire, di dire no, di dire “ci sono, e non me ne vado”.