Matteo Romano ci porta nella Casa di Specchi

Musica

Gli specchi sono un'arma a doppio taglio, e vivere in una casa di specchi diviene metafora di un labirinto dal quale non poter più uscire. Ma anche se nel cuore del brano si parla di dolore, solitudine e del senso di isolamento, c'è speranza nello spirito di condivisione

La pur breve storia musicale di Matteo Romano si riflette nell'era del distanziamento. Nel chiuso della propria stanza, l’artista cuneese emerge grazie alla condivisione spontanea di un video su Tik Tok. 

Ed ecco gli ingredienti suddetti: la cameretta, il pianoforte e l'ispirazione di un brano appena concepito nell'intimità dei sogni. Quel brano si sarebbe poi intitolato Concedimiun esordio così folgorante da diventare in brevissimo tempo disco di platino con oltre 20milioni di stream su Spotify. 

Una delle doti di Matteo è la capacità di sfruttare il linguaggio dei social media con l’ingenuità dell'utente qualunque. Non è la strategia da influencer che ha guidato la mano del musicista di Cuneo, ma la buona vecchia necessità di narrare una storia, la propria storia, con l'ausilio delle note. 

È tempo ora di raccontarsi ancora con Casa di Specchi (Polydor/Universal Music Group). Un brano intimo, ma non autobiografico... partiamo da qui. 

 

Casa di Specchi è Intimo, ma non biografico. Perché nella comfort zone della propria cameretta - al contempo ufficio, stanza da musica e studio di registrazione di un artista moderno - il vero songwriter sa astrarsi e immedesimarsi. 

 

Cercando nei sogni l'ispirazione, superando i confini della propria camera per volare in alto con la fantasia, la nuova canzone dell'enfant prodige dell'era social è la carezza di cui tutti hanno bisogno.

 

La specularità del brano - come da titolo - si esprime nella volontà di mettere il processo creativo sullo stesso piano del processo auditivo: l'autore e l'ascoltatore si specchiano. Come in ogni sua composizione, Matteo parte da un tema ancor prima che l'effetto calamita tra dita e tastiera del pianoforte si inneschi. A quel tema tiene fede saldamente, e da quel tema parte l'idea del primo verso: 

 

Chiudi gli occhi e immagina anche tu

 

L'ispirazione che ha guidato l'autore è la medesima aria che l'ascoltatore è invitato a respirare. Chiudere gli occhi e affidarsi all'immaginazione diventa un gioco condiviso di uno spazio condiviso chiamato fantasia. 

 

Gli specchi sono un'arma a doppio taglio, e vivere in una casa di specchi diviene metafora di un labirinto dal quale non poter più uscire. Ma anche se nel cuore del brano si parla di dolore, solitudine e del senso di isolamento, c'è speranza nello spirito di condivisione. 

 

Il grido del ritornello - Mi fa male - è sia d'aiuto che liberatorio. Per quella via d'uscita che tutti stiamo cercando. 

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