E' il quarto singolo della cantautrice teramana ed è un brano molto introspettivo e viscerale. Il video è presentato da un testo originale dell'artista
Sono Azzurra ma ho gli occhi marroni, sono pragmatica ma credo nell’amore, sono psicologa ma canto. È così che mi presento sul mio profilo instagram. Sono una cantante e cantautrice teramana, classe 1993. Dopo una lunga gavetta come interprete, ho sentito l’esigenza di dar voce alle mie emozioni e alle esperienze. Nel 2020 ho pubblicato tre singoli (Brava, Guarda Monet e Segreteria) giunti in ottima posizione in radio e con i quali ho aperto il concerto di Maestro Pellegrini (chitarrista dei Zen Circus).
Tropicale è il mio quarto singolo e sono felice di mostrare un’altra sfumatura di me. È un brano molto introspettivo e viscerale. Mi piace definirlo così perché ogni singola parola mi riporta ad una specifica sensazione fisica. Spero che possa arrivare dritto al cuore di chi ha un ricordo che non scorda. Mi piace pensare che le persone possano ritrovarsi tra le righe del mio testo e trovare un mondo fatto di groove e soul dove immergersi.
Tropicale è un’operazione a cuore aperto. Solo che il chirurgo sono stata io stessa. Ho messo il cuore su una tavola operatoria speciale: pianoforte, quaderni, appunti, note del telefono. Non è stato facile ma è servito a farlo battere più forte. Trasformare in musica un momento di buio mi ha aiutato a riscoprire me stessa. Infatti anche se parlo di dolore, sono un’ottimista di natura e inconsciamente ho aggiunto una nota positiva alla fine del brano. Anche se non è facile accettare la fine, credo che ogni viaggio si chiuda perché è arrivato il momento del capolinea, anche se in quel momento ci rifiutiamo di vederlo. Come dico nel bridge, non mi vergogno delle lacrime perché vuol dire che ho dato rispetto e importanza al tempo passato insieme. Tutti noi abbiamo una ferita da custodire e per quanto ci abbia fatto male è anche la nostra prova di forza e resilienza.
Il titolo da una parte fa riferimento ad una pioggia intensa sotto alla quale siamo impotenti come di fronte ad un forte dolore; dall’altra parte indica anche un sole equatoriale che scalda anche le ferite più profonde. Così come un temporale non può essere fermato, credo che la sofferenza non vada evitata. Non vale la pena lottare contro una tempesta di emozioni, ma ha senso trovare riparo in se stessi e prendersi cura delle proprie ferite.
Il video è stato diretto da Ivano Colombo (ha collaborato con artisti del calibro di Annalisa, Tommaso Paradiso, MYDRAMA, Claver Gold). Anche in queste immagini abbiamo voluto sottolineare il doppio significato del titolo. Si alternano infatti scene più introspettive e malinconiche girate sotto la pioggia, in una triste cabina telefonica e in una pensilina di un bus e immagini di libertà e riscatto ambientate nella natura e in una scenografia artificiale dorata. Il video parte con una triste chiamata ma si conclude con una partenza e la voglia di continuare a camminare. Nel mezzo vi è tutto il processo di guarigione.