Sul podio dei podcast sia di Apple che di Spotify con "Maschiacci - Per cosa lottano le donne oggi?", l'artista veneta si gode l'onda lunga del successo sanremese, condiviso con Fedez, di Chiamami per Nome e progetta il suo futuro, tra instore virtuali e la voglia di tornare su un palco
Sempre più matura e consapevole, sempre più sensibile alle tematiche che riguardano l'universo femminile e a quelle ambentali, Francesca Michielin si conferma una delle artiste più complete e temerarie della sua generazione. E non solo. Seconda insieme a Fedez con Chiamami Per Nome al Festival di Sanremo, adesso viaggia nel futuro con nuovi progetti aspettando di tornare sul palco per far vivere ai fan FEAT (Stato di Natura), il suo album uscito un anno fa che a causa del covid (tutto sul coronavirus) non ha ancora potuto accompagnare in tour e che ora ha avuto una naturale evoluzione in FEAT (Fuori dagli spazi). Intanto ha lanciato Maschiacci - Per cosa lottano le donne oggi?, il primo podcast ideato e condotto dalla cantautrice, che intervisterà donne e uomini con punti di vista differenti, facendosi rappresentante di una generazione che lotta contro gli stereotipi di genere, alla ricerca di nuovi spunti di riflessione. I primi ospiti sono stati l'artista Matilda De Angelis, la sex columnist e attivista Carlotta Vagnoli e Maura Latini, Amministratrice Delegata di COOP Italia.
Francesca, ti aspettavi i numeri di Chiamami Per Nome? L’emozione del video realizzato nei teatri vuoti?
Non mi aspettavo una cosa del genere, a Sanremo c'erano 26 canzoni in gara e di livello alto, la classifica era relativa con tanta qualità. Più si è e più è difficile comunicare messaggio e stile. Siamo consci che per una canzone Sanremo inizia quando finisce: che il brano mio e di Fedez sia amato da un pubblico così trasversale è gratificante.
E del video che mi dici?
Il video oggi non è come un videoclip, non è quello di dieci anni fa, oggi si con le immagini si rafforza il messaggio del pezzo. In questo caso il brano diventa pretesto per porre il focus sulle maestranze che non lavorano da più di un anno. Il Teatro degli Arcimboldi così chiuso era inquietante.
Hai in progetto altre collaborazioni con Fedez?
Federico lavora su progetti suoi, io ho i miei. La voglia di lavorare ancora insieme c’è, per altro ha ascoltato pezzi su cui sto lavorando e ne vorrebbe uno che gli piace particolarmente ma io nicchio.
Come nasce l’idea del Podcast e dopo i primi tre appuntamenti che idea ti sei fatta della lotta delle donne?
Ho le prime risposte ma non si smette mai di imparare, paradossalmente il problema delle donne è che ogni volta che si deve parlare di una donna si ricorre sempre a termini sessuali o maschili. Quando mi dicono che sono cazzuta e ho tirato fuori le palle mi offendo perché non sono parole appropriate. La rivoluzione deve partire proprio dal linguaggio e dall’educazione sessuale. Ripongo fiducia già dalla scuola elementare. Non penso solo all'educazione alla procreazione, ma al rispetto del corpo. Ancora troppi stilemi linguistici sono densi di sessismo.
Quando hai un primo appuntamento importante, qualunque sia il motivo, vai sempre al bar dal pompiere?
No, ormai non ho più quei legami, una volta avevo bisogno di confort zone, ero una paladina dei soliti luoghi. Ora sono una sostenitrice del concetto di abitarsi, di abitare se stessi perché avevo, ho bisogno di trovare sicurezza e casa dentro di me.
I ricordi li lasci alla memoria o hai un diario?
Nessun diario, ricorro alle note del telefono che uso in maniera assurda, ti dico che mentre parlo con te ne ho 2183. Rimane la data e recupero il pensiero.
Che effetto fa vederti gigante sui poster di Amazon Music?
E’ strano vedersi da fuori in questa maniera, di solito mi rivedo nei video e nelle canzoni. Mi domando se sono io non sono io. Quell’immagine rappresenta il mio progetto ma io sono anche altro.
Cosa ti porti nel cuore di questo Festival?
Tanti momenti ma in particolare l'incontro con Orietta Berti è stato prezioso perché è nata amicizia bella, ci sentiamo, ci facciamo confidenze anche importanti. E' bello avere una amica un po' più grande con cui parlare di musica in maniera genuina.
Come si sta fuori dagli spazi?
E’ un augurio di uscire presto da questa situazione. E’ anche un modo per dire che nella vita se hai bisogno di sentirti libero non devi stare nei contorni dei disegni, puoi andare anche fuori da bordi con i colori.
Per altro l'immagine dei tuo podcast è fatta da immagini che non hanno confini.
C'è il volto della donna coperta dall'occhio di un uomo e c'è carta da gioco che è sessista.
Sei molto attenta alle tematiche ambientali, lo dimostri anche negli abiti, nei trucchi: intorno a te senti alta la sensibilità o ci sono ancora troppe parole e pochi fatti?
Da una parte c’è chi se ne frega e dall'altra chi fa la guerra a chi non fa abbastanza. Io dico che può bastare un piccolo gesto a partire dalla spesa: non sprecare nulla, ricorrere a buste biodegradabili. La quotidianità ci offre tanti piccoli gesti per dimostrare il nostro bene all'ambiente.
Hai pubblicato un disco, FEAT (Stato di Natura), che non sei ancora riuscita a portare in tour: ti stai comunque preparando?
Sono già pronta e già all’opera. Appena sarà possibile partiamo. All'insegna della musica non si ferma nell’estate 2020 con Spazi Sonori, sono riuscita a fare una serie di appuntamenti esclusivi, allestiti in piena sicurezza e nel rispetto delle disposizioni governative, che mi hanno permesso di esibirmi in alcune tra le più particolari location del nostro Paese.
Hai in programma appuntamenti social?
Sono pronta per gli instore virtuali, una virtual experience. Ti confesso che è la prima volta non so cosa aspettarmi, è organizzata dalla Feltrinelli. Acquistando il disco, tra il 17 e il 26 marzo, arriva a casa la copia autografata con dedica personalizzata e poi ci sarà l'incontro virtuale l'1 e il 2 aprile alle ore 15.30. Ci faremo anche le foto e suonerò qualche brano.