L’artista canadese ha creato una sua etichetta indipendente e ha pubblicato l’EP Dark Tales, in cui mostra il suo lato più oscuro: ecco come racconta la sua nuova esperienza
Dopo un lungo periodo di stop forzato a causa di un grave incidente, Kiesza, l'artista canadese che si è fatta conoscere in tutto il mondo con il singolo Hideaway, è tornata nel 2020 con il nuovo album Crave, a cui ha fatto seguire a stretto giro l'EP Dark Tales. Questo contiene poche, intense tracce chiaramente influenzate dalle sonorità anni '80, in cui la cantante e ballerina rivela il suo lato più oscuro. Kiesza ce ne ha parlato nel corso di un'intervista esclusiva.
Come mai hai sentito l’esigenza di creare la tua etichetta discografica e pubblicare questo EP da indipendente?
La mia esperienza come artista in una major non è stata positiva. Non volevo rischiare di trovarmi di nuovo nella posizione di essere bloccata e di non poter pubblicare la mia musica. Quindi ho creato la mia etichetta, così da potermi permettere qualche rischio in più come artista e per aiutare a plasmare le carriere di futuri artisti, in un modo che incoraggi il rischio e l’evoluzione.
C’è un collegamente diretto fra Dark Tales e il tuo recente album Crave?
Il collegamento diretto sono io! Sono due lati molto differenti della mia personalità. Sto pian piano sguinzagliando tutti i lati di me stessa, per cui tenetevi pronti, perché ne stanno arrivando altri!
La cover dell’EP ha un look al tempo stesso “do it yourself” e disturbante: come è stata realizzata?
Deriva dai personaggi ricorrenti dei video di Phantom of the Dance Floor e Sensuum Defectuii. Torneranno anche in futuro man mano che la storia continua. Devo dire che adoro lo stile “campy” anni ’80 e amo questi personaggi, per cui li volevo nell’artwork del disco.
Da dove vengono le favole oscure dell’EP: dalla tua vita personale, le tue paure, semplice immaginazione…?
Tutte queste cose. Vengono dal doversi confrontare con il dolore cha la vita inevitabilmente porta con sé e con il dare un senso all’oscurità dentro di me. E sì, sono anche un prodotto della mia fervida immaginazione! Ne ho passate parecchie nella vita e il modo migliore di processare il dolore e di eliminarlo dal mio sistema consiste nel trasformarlo in una forma d’arte che mi appassiona. È difficile rammaricarsi dei momenti difficili, una volta che li abbiamo trasformati in qualcosa di bello.
Il tuo incidente ti ha costretta allo stop per un lungo tempo e ora la pandemia ha messo tutti i tour in pausa. La performance live è una parte integrante della tua esperienza artistica, oppure quello che ti interessa è in primo luogo la scrittura delle canzoni?
La performance live è l’esperienza che mi connette in maniera diretta con il mio pubblico e per questo prendo i miei tour molto sul serio. È una grande parte di chi sono come artista e mi manca tantissimo. Non vedo l'ora di tornare sul palco!
Hai avuto esperienze di vita molto diverse: la danza, l’esercito, la musica, il lavoro come modella… pensi che questa diversità abbia influenzato la tua musica?
Penso che tutti questi cambiamenti nella mia vita siano solo un riflesso di chi sono come persona. E la mia musica riflette le stesse cose. Adoro sperimentare e provare cose nuove e ho sempre avuto uno spirito avventuroso.
Che cosa ti ha spinto, in Dark Tales, a confrontarti con un pezzo così influente come Eleanor Rigby dei Beatles?
Molto semplicemente amo la canzone e volevo riportarla in vita in una forma differente.
Pensi che l’enorme successo di Hideaway influenzi ancora oggi le aspettative che il pubblico ha nei confronti della tua musica?
Penso che ormai i miei fan abbiano capito che non c’è modo di sapere cosa aspettarsi da me! Però so che amano quando pubblico della musica dance, per cui ne arriverà ancora in futuro!