Intervista al compositore Gabriele Ciampi: la sua ultima "Opera" sperimentale

Musica

Fabrizio Basso

E' il quarto album dell'italiano in giuria ai Grammy Awards. È stato concepito in periodo di lockdown, scritto in tre mesi, da maggio a luglio 2020 e prodotto tra Roma e Los Angeles, per la prima volta con un lavoro a distanza con i musicisti della sua CentOrchestra. L'INTERVISTA

Andare oltre i dubbi e i pregiudizi. Navigare e basta. Un po' come quel folle volo verso l'infinito. E Gabriele Ciampi una sua composizione la ha proprio intitolata così. Il suo quarto album si intitola Opera ed è, in una sola parola, visionario. Ne abbiamo parlato in un testa coda temporale visto che lui è a Los Angeles e io sono in Italia.

Cosa significa oggi fare musica sperimentale?
Per me è contaminazione, non è inventare perché dopo Mozart c’è poco da inventare, però si possono far dialogare stili diversi, come accade in tutte le arti. La mia sfida è unire l'elettronica alla rigidità classica.
Opera è un titolo ambizioso: non temi possa spaventare?
E’ il quarto album, ho ancora una carriera davanti. Il processo di maturazione anche compositivo è iniziato e ora dopo anni posso azzardare qualcosa. Questa è la mia visione dell’opera musicale. Ma rimanda anche all’opera lirica e infatti chiudo con Silenzio che rappresenta il ritorno alle mie origini.
Come nasce la passione per i sintetizzatori?
A 14 anni suonavo l’organo. Ci sono cresciuto in mezzo poi ho studiato pianoforte, solfeggio e composizione. Però non ho mai azzardato finché ho iniziato a collezionare synth e mug e immergermi in suoni vintage.
Questa è una parentesi nel tuo viaggio artistico oppure un nuovo inizio?
La componente classica rigida c’è in tutti i brani, pensa a Fuga che volutamente riprende lo schema rigido di una fuga tradizionale a quattro voci ed è stata scritta per quattro sintetizzatori, batteria, chitarra e basso. Nasce una nuova scrittura polifonica, con la quae gli strumenti moderni ed elettronici entrano a far parte dell’orchestra sinfonica tradizionale. Per cui posso dirti che continuerà questa mia ricerca e gli strumenti nuovi verranno inseriti nei live. E' un nuovo inizio.
Molti tuoi brani parlano di speranza: come è possibile cercarla dopo quello che abbiamo visto a Washington?

L’arte è super partes, la musica è l’arte per eccellenza perché va al di là di razze e lingue. Chiunque può restare incantato da Čajkovskij. I messaggi che contiene aiutano a vedere il futuro in positivo.
A che punto siamo col movimento per i diritti alle donne, attività che tu sostieni con la tua musica ma anche con l'imepgno pubblico?
Passi avanti ce ne sono stati. In Italia siamo un po’ indietro e nella musica Classica ancora di più. E' una goccia nel mare la mia ma spero che chi opera nel settore classico sia disposto a cambiare l'approccio. La mia musica è un dialogo intenso tra l’uomo e la donna, è l'uomo che parla alla donna. Devono avere più spazio basta con i contentini, diamogli ruoli importanti e lasciamo che si esprimano.
Cosa rappresenta per te l’Infinito? Credi sia una nuova frontiera quella delle soundtrack per libri?
Donna Ferrato, la fotografa americana da sempre impegnata nella lotta per i diritti delle donne, ha voluto il mio pezzo come colonna sonora per il suo nuovo libro

fotografico Holy. Infinito è a prima colonna sonora scritta per un libro. Qui si apre una parentesi perché è un esperimento creare musica per un libro fotografico. Per fortuna si pubblicano tanti libri e la musica può diventare una sottolienatura. Io credo che un foto-libro possa essere meglio di un documentario. Infinito è il mondo che vorrei. Bisogna sempre sognare e continuare a combattere perché i sogni si realizzino.
In Silenzio Jujie Jin, mezzo-soprano dell'Opera di Pechino, canta delle note: questa composizione che scenari può aprire?

E' innovazione per la lirica. Siamo acora legati all’opera classica ma i grandi compositori hanno sempre introdotto nuovi elementi. Se chi canta ha una voce importante non servono le parole. La musica è evocativa. La differenza la fa la personalità dell’artista.
Hai masterizzato l’album ad Abbey Road: è sempre un luogo di fascino?
Lavoro sempre lì su macchine degli anni Settanta. Se un file mp3 è masterizzato bene noti la differenza. La mia musica è calda e quelle macchine vintage sono fondamentali. Negli Usa ci sono ottimi studi ma non hanno attrezzature originali. E per me che amo l’analogico sono fondamentali.
Hai più incontrato la famiglia Obama?
Ci siamo sentiti per parlare della campagna Black Lives Matter e mi hanno chiesto di contribuire con la musica. Avevamo appena iniziato la campagna in difesa diritti delle donne ma si è fermata a causa della pandemia. Il mio lavoro è appoggiato dalla sua Fondazione.
Cosa stai studiando per divulgare la tua opera aspettando che ripartano i concerti?
Intervengo in prima persona sui social media per scelta. Il contatto col pubblico deve rimanere. I concerti riprenderanno e si tornerà a teatro. Oggi c’è lo streaming, e mi auguo che finiscano i concertoni in piazza che erano propaganda politica. Un reset generale era necessario. Quando ripartiremo chi non ha le spalle larghe e un solido background si fermerà.
Che farai in questi primi mesi del 2021?
Sto lavorando per un evento l’8 marzo in streaming per la festa della donna. Spero possa esserci qualche esibizione anche in estate.
Tu sei in giuria ai Grammy Awards che sono stati rivoluzionati.
Si svolgeranno il 14 marzo e senza pubblico.
In Italia pensano di proteggere il pubblico su un traghetto per tutelare il popolo del Festival di Sanremo.
Sanremo si deve fare, è importantissimo in Italia. Però dico che se hanno ripensato i Grammy senza pubblico potrebbero seguire la stessa strada all'Ariston. Tieni presente che i Grammy bloccano l'America.
Come il Superbowl e gli Oscar.
Il Superbowl sì, ma gli Oscar hanno più appeal in Italia!

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