La canzone è nata camminando, macinando chiilometri sulla via di Santiago de Compostela nel 2017. In questo testo esclusivo l'artista racconta il mistero e la magia delle sue parole
Quando ho cantato per la prima volta ad alta voce Adesso Cera ero con le mani sul pianoforte di casa. Quando l'ho scritta camminavo. Non avevo con me nessuno strumento musicale eppure sapevo benissimo come avrebbe suonato. Adesso cera è la storia della mia ansia. Ma potrebbe essere la storia dell'ansia di chiunque. Nasce
dal dito puntato contro e continua a ingigantirsi piano piano, insieme alla frase che si porta dietro: sarò all'altezza delle aspettative degli altri? Per liberarsi di questo vissuto emozionale, che incatena il corpo e l'anima, ho deciso di mettere nero su bianco le debolezze, i tremori, le paralisi che mi hanno costretto spesso ad abbassare lo sguardo e chiudere gli occhi davanti al futuro. Ho per anni giocato a nascondino con le emozioni e con me stessa, facendo finta che la maschera indossata fosse la vera me, fino a interpretare la mia stessa bugia. Intrappolata nel presente. Ciò
ha comportato tante crisi di panico, respiro interrotto, paura di non avere più il controllo.
Adesso Cera è una canzone nata camminando, macinando chiilometri sulla via di Santiago de Compostela, nel 2017, attraversando steppe interminabili, distese verdi, sentimenti contrastanti. In un momento di silenzio, come un'illuminazione, ho avvistato la frase che più rendeva prigioniera la mia esistenza: gli altri hanno diritto di dire ciò che vogliono sul mio conto e sulla mia persona. Da qui, un lungo percorso per imparare a respirare di nuovo, senza paura del giudizio altrui. Un percorso di catarsi, che ha costruito il brano un verso dopo l'altro, un chiilometro dopo l'altro, dato che la canzone ha avuto un lungo periodo di creazione: 350 chilometri.
Con questo brano mi sono sussurrata all'orecchio che vera libertà sta nelle mani di chi è in grado di guardare oltre la maschera, scalfendo la pietra, oltrepassando lo strato di sabbia che rende tutto opaco per poter arrivare ad accarezzare la parte più delicata: la malleabile e fragile cera. Perché nonostante il mondo ci dica che dobbiamo essere i primi, i più forti, i più pronti, siamo anche fortunatamente fragili, teneri, imbarazzati e stupefatti della vita.
Nel video, ideato e diretto da Erica De Lisio e con la partecipazione attoriale di Alice De Matteis, è racchiusa l'essenza più vera del brano: siamo bravi giocatori di nascondino; nascondiamo noi stessi e le emozioni che ci rendono più fragili o quelle che abbiamo timore a vivere, nascondiamo talmente bene da pensare di aver seminato ogni cosa. Ma tutto ciò che abbiamo dentro cresce, fino a interrompere il sonno e poi la vita e l'unica salvezza diventa guardarsi allo specchio ed abbracciarsi, dirsi "ti voglio bene" e credere in quelle parole. Soltanto così potremo correre per gridare "tana libera tutti" e liberarci davvero. Il brano musicalmente è un crescendo, sia in termini di dinamica che si presenza strumentale: insieme al produttore Giovanni Carnazza e al contrabbassista Marco Lembo abbiamo scelto di
rendere il brano un cammino, un percorso dove secondo dopo secondo si aggiunge un tassello sonoro in più, fino ad esplodere nel finale, perché anche la musica liberasse.