Il disco uscirà venerdì 11 dicembre e sarà anticipato da un breve video/cortometraggio girato da Gianluca Strano e Lorenzo Nafissi in cui l’artista racconta la propria visione sul mondo artistico e musicale attuale accompagnato dalle riprese che mostrano i luoghi romani legati al suo vissuto. U testo originale del rapper romano ci introduce al progetto
Ho scelto di chiamare il progetto “HOMESICK 00149” perché è stato interamente scritto a Roma nel periodo successivo al lockdown (tutto sul coronavirus). 00149 altro non è che il CAP del quartiere in cui sono cresciuto. Credo che questo abbia condizionato molto la scrittura dei brani perché nonostante ci siano stati nella mia vita molte città che sono state la mia “casa”, l’atmosfera di Roma riesce sempre a tirarmi fuori qualcosa di speciale. Sono 5 brani molto diversi l’uno dall’altro sia a livello di contenuto che dal punto divista delle sonorità che generalmente abbracciano trap, rap e pop. Anche la scelta delle produzioni è stata fatta in base a questi parametri. L’ esplorare più generi è sempre stata una caratteristica costante nella mia musica.Ho scritto questa demo per l’esigenza di dimostrare agli artisti che non è necessario piegarsi alle aspettativedegli ascoltatori, i quali (anche non volendo) ci impongono delle leggi di mercato, cui si può sopperire semplicemente descrivendo la propria vita senza timore e filtri.
Per quanto riguarda la mia esperienza personale, ho iniziato il mio percorso artistico quando avevo 14 anni. A Roma nei contest che venivano organizzati dai movimenti hip-hop emergeva chi sputava le rime, chi riusciva a trasmettere qualcosa divero sul palco. Scrivendo questa demo ho cercato di scavare dentro di me per ritrovare quella spontaneità, quella motivazione e quella fiammella che brucia dentro che io sono solito chiamare fame. Negli ultimi anniho notato invece che la maggior parte degli artisti puntano a fare la canzone perfetta, la “hit” che si spera diventi virale. Non credo sia colpa loro... anzi, anche io sono caduto in passato in queste dinamiche, e credo che la motivazione sia che il pubblico di adesso non sia interessato alla vita dell’artista e a quello che hadadire realmente, ma al contorno: come è vestito, i gioielli che indossa, la scarpa in hype, la vita che fa, i tavoli in discoteca, quindi di conseguenza anche la musica deve riportare a quello scenario.
Ho cercato di rendere questo concetto il più chiaro possibile, riducendolo a una metafora che vede l’artista come un super eroe giocattolo esposto in un negozio, e l’ascoltatore come un bambino,che essendosi stufato del super eroe precedente va in negozio a comprarsi quello nuovo. Il mio obbiettivo è quello di far tornare un po’ di verità in quest’ambiente piuttosto contaminato, e perché no, far tornare ai ragazzi/e che fanno musica da tempo di la voglia di ritrovare il vero motivo per cui la fanno, e a quelli/e che si stanno approcciando ora che non devono dimostrare di essere qualcun’ altro o descrivere una vita che non è la loro per essere apprezzati. Questo processo è possibile, secondo me,cercando ogni tanto di disintossicarsi dai social. Quando sono usati in modo ossessivo, fanno emergere dentro di noi insicurezze ingiustificate, poiché si avverte un costante sentirsi giudicati e sotto gli occhi di tutti, tutti i giorni. Inoltre invito velatamente gli ascoltatori a rompere anche loro queste catene mentali e mediatiche e godersi il viaggio attraverso una raccolta di canzoni che non sono altro che la descrizione di sprazzi, momenti e mood della mia vita.