Martina Catalfamo racconta il suo visionario Volosumarte

Musica

Fabrizio Basso

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Questo progetto è una fuga verso un universo utopico, vergine, in cui l'uomo si riscopre puro istinto. Al fianco dell'artista siciliana c'è Francesco Santalucia. Il singolo è Schiavi del Sesso. L'INTERVISTA

Volosumarte non significa solo impegnarsi socialmente ma è anche metterci la faccia. Col singolo Schiavi del Sesso (cui è abbinato un intenso video realizzato con la collaborazione della regista macedone Dejana Poposka e del direttore della fotografia Leonardo Kurtz) Martina Catalfamo e Francesco Santalucia alzano il livello dell'attenzione. Il brano è un urlo di libertà contro la società capitalistica e patriarcale che ha strumentalizzato il corpo della donna dando origine ai fenomeni di slutshaming e bodyshaming o ancora al revenge porn. E’ l’invito a riconoscere l’amore sano, in quanto sentimento totale che ti rende libero. Il coraggio di chi, all’interno di una società malata, non scende a compromessi, ma porta a spasso con fierezza la propria identità. Con Martina Catalfamo ho viaggiato verso...Marte.

Partiamo dal singolo Schiavi del sesso: come è stato reakizzato?
Nasce prima la melodia, mi sono sentita rapita da questo ritmo e ho detto a Francesco guarda che c’è nella mia testa, a lui è piaciuto e ho iniziato a costruirci un testo. Il ritmo è diventato un grido per la strumentalizzazione che oggi si fa della figura della donna e io in primis ho vissuto: comprendi che le amicizie hanno spesso un doppio fine. Decido io come vestirmi, ballare, vivere…perché uno deve provarci?
Il brano e il video hanno anche una sfumatura delicata.
Sì, poi diventa una storia d’amore, c’è anche un invito a rompere le regole, non reprimere l’energia sensuale ed erotica che è un elemento primordiale. Cito Marcuse: i fenomeni di aggressività verso le donne e i più deboli potrebbero essere il frutto di una vita troppo dedita al lavoro? Mio padre mi invitava a studiare giurisprudenza e medicina ma mi sarei sentita frustrata. In questo mondo è più difficile creasi spazi però mi sento realizzata. I piccoli lavoretti che a volte facevo mi rendevano schiava di un sistema.
Come si riconosce un amore tossico?
E’ quello che non da spazio all’altro. Mettere i vincoli racchiude un germe tossico: possesso, gelosia, mania di controllo che può sfociare nella violenza psicologica e fisica…tutto questo è tossico.
Quando parli della quotidianità come una terra desolata non ti senti antistorica?
Anche in quarantena ho partecipato a pochissimi skype ma ammetto che sono utili. Faccio fatica a utilizzare certe tecnologie, preferisco scrivere, leggere un libro, l’incontro è fondamentale. Nel passato ci avrei vissuto ma anche tante cose vecchie mi fanno paura. Mi sa che il mio mondo non esiste, è un mondo utopico.
Cosa si può fare per gestire i social in maniera meno invasiva?
Non considerarli come uno strumento passivo e di intrattenimento, non entrare costantemente nella vita degli altri. Occorre usarli per esprimere la nostra opinione ma in modo onesto, è un terreno subdolo che viene usato dalla politica per creare bipolarità, ti stuzzicano con qualcosa di istintivo e primordiale che diventa aggressività. I mie profili sono pubblici e ti dico che se sei sicuro di te stesso non ti fai condizionare.
Avresti fatto la modella per Modigliani?
Ha creato questo tipo di donne. Abbiamo trovato un quadro adatto a ogni ragazza del video. Ha dipinto tantissime donne e le ha rese eterne. Ha portato il femminino a livello alto.
Come nasce il progetto Volosumarte? Come ti sei conosciuta con Francesco?
Ci siamo conosciuti a un concerto ed sono nate prima amicizia e poi empatia artistica. Abbiamo iniziato a sperimentare trovando affinità sia per gli ascolti che per le tematiche da affrontare. E' una collaborazione nata per gioco che andrà avanti: in cantiere abbiamo l’album ma siamo bloccati dal covid (tutto sul coronavirus). Avevamo già un Ep nel 2019 e cercavamo una etichetta, poi abbiamo trovato un editore che ha creduto in noi e ci sostiene.
Martina è Laura nel film Dei: cosa hanno in comune? Una forza visionaria trascinante?
Laura ha tante cose che mi rispecchiano: l'amore per arte, per la filosofia, per la musica, ha un'anima bohemien. Ho imparato da lei che è molto terrena, ama il contatto profondo con l’altro. Io preferisco la solitudine, lei viveva in una comune. Però mi è piaciuto vivere quel mondo attraverso di lei.
In Italia è difficile fare più ruoli nell’arte?
Capisco che a livello sociale non venga compreso. Tanti mi chiedono cosa mi sento di più ed è una domanda folle perché ogni persona è multipla.
Ti senti una donna libera?
L’essere riuscita a essere qui, l'avere convinto la mia famiglia, il non avere mai avuto paura di inseguire un sogno lontano dalla Sicilia. Sono orgogliosa anche di fronte alle incertezze, sono consapevolezza di fare cose affini alla mia personalità che mi fanno guardare allo specchio serena. E sono anche fiera di non essere mai scesa a compromessi.
Quanto sei legata alla Sicilia?
Tempo fa ho lavorato a una pubblicità con Tornatore e lui mi disse di essere diventato nostalgico con la vecchiaia, mentre io lo ero già a 23 anni. La mia stanza, la finesta sul mare, i ricordi sono là. Ho un dialogo con la natura mistico figlio della forza vulcanica della Sicilia. La scrittura nasce da un bisogno: la lontananza ha fatto uscire ricordi da cantare al mondo.
Cosa succederà nei prossimi mesi della tua vita?
Speriamo di fare più cose possibili. Pensiamo già al 2021, a un altro singolo, all'album. Volosumarte è il mio alter ego. I testi hanno la mia visione del mondo, io scrivo e con Francesco componiamo la musica e poi lui produce.
Perché Volosumarte?
Rappresenta un mondo utopico, anni Settanta, un po’ hippie. E poi nella radicie c’è parte del mio nome.

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