Il cantautore torna con due progetti: un documentario intimo e personale, dove ha abbandonato il linguaggio patinato del pop a favore della verità, la sua verità, e l' album "Accetto Miracoli: l'esperienza degli altri", secondo capitolo del disco pubblicato nel 2019 nel quale Tiziano per la prima volta si cimenta in 13 cover
È il suo viaggio, quel viaggio che ha lo ha portato da Latina a Los Angeles, passando per gli stadi e i palcoscenici più famosi del mondo, su fino in vetta alle classifiche. Anni non privi di ostacoli, (sempre sul sentiero dell’amore), buio e montagne dell’anima da scalare. Tiziano Ferro in modo inedito, si mette a nudo, nel documentario Amazon prime video in uscita il 6 novembre (prodotto da Banijayi) è il percorso dell'artista, ma è, soprattutto, il diario di vita di un uomo. L’adolescenza, il bullismo, i problemi di peso, poi la musica che a suo stesso dire lo ha salvato. Un inizio difficile, combatte contro la bilancia, dimagrisce, il brutto anatroccolo diventa cigno (stando alle case discografiche), arriva il successo ma nulla è come sembra…
L’omosessualità che altri volevano nascondere, il baratro, la bottiglia come consolazione poi il coming out, l’amore ritrovato per se stesso e Victor, l’amore della vita.
Come è nato il documentario
Tiziano, collegato dalla sua casa in L.A., ci spiega: "Quando mi hanno proposto di girare un documentario l’idea era strettamente legata alla musica. In quel momento stavo scrivendo un libro, senza fretta volevo raccontare delle storie di vita personale legate a dei concetti per me molto importanti come la spiritualità, la famiglia, l’unione, l’alcolismo, l’omosessualità, l’accettazione del corpo e allora quando è arrivata la proposta ho pensato: secondo me questo libro ha bisogno di arrivare in maniera diversa. La piattaforma televisiva poteva essere la soluzione. La mia risposta è stata: voglio fare questo documentario ma non voglio che ci sia musica”.
Continua: “Spesso i miei amici mi dicono che ho coraggio ma io non ci credo, non penso sia vero. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per me, per migliorarmi e per migliorare la mia vita. Perché non stavo bene, perché sono diventato famoso a 20 anni e a 20 anni non sai neanche chi sei e ho capito che se volevo crescere e stare bene con me stesso dovevo inevitabilmente vivere con una versione di me stesso che andasse bene a me. Sono diventato consapevole del fatto che sarei stato amato o odiato in ogni caso, e allora tanto valeva essere amato o odiato per quello che sono davvero”.
La vita all'estero, la famiglia, i colleghi
Tiziano seduto sul suo divano di casa, in modo generoso, ci racconta di quanto vivere all’estero lo abbia aiutato, di come sia più importate parlare di soluzione piuttosto che di problema, di come tutta la sua famiglia partendo da Victor (suo marito), passando per i suoceri che gli regalano quotidianamente un amore enorme e i suoi stessi genitori, abbiano partecipato a questo progetto verità.
In modo sincero, a volte spiritoso, il cantautore ci parla di meeting per rimanere sobri vissuti anche con suoi colleghi celebri, tutti insieme per poi condividere perché non c’è, non ci deve essere, vergogna. Aggiunge: “Posso dirtelo perché sono loro i primi a condividerlo, posso vedere Robbie Williams, Sia, Russell Brand in un meeting seduti accanto a me, che hanno l’umiltà di riconoscere il bisogno di fare quella cosa per se stessi poi di conseguenza per gli altri; superato il panico di avere Robbie Williams nella mia stessa stanza (ride di gusto, ndr), devo dire è stato meraviglioso. Il fatto che loro ne parlino diventa un momento di ispirazione per se stessi, di liberazione, poi eventualmente anche di ispirazione ….”