E' il secondo capitolo della trilogia che l'artista, 50 milioni di album venduti all’attivo, ha inaugurato a partire dal giorno del suo settantesimo compleanno, il 30 settembre scorso. L'INTERVISTA
Sempre un passo avanti, sempre originale. Ora che la musica marcia a ritmo di singoli che si inventa Renato Zero? Tre album di inediti da pubblicare in rapida sequenza. E' il regalo che fa, e si fa, per i suoi 70 anni di vita e di musica. Questa volta mi ha ospitato, virtualmente e insieme ad alcuni colleghi, nel suo studio per chiacchierare di tutto, dal covid (tutto sul coronaviurs) a un sogno chiamato Fonopoli, dall'amore alla solitudine. Il secondo capitolo della trilogia si intitola Zerosettanta Volume 2.
Siamo a due terzi del cammino. Soddisfatto dei riscontri dei primi due volumi?
Ammetto che sono piacevolmente sorpreso perché quando parti con un lavoro discografico temi che la copertina non piaccia, la playlist non sia fatta bene…ma stavolta tutto è uscito come desideravo. La sequenza di canzoni è ottima e nei tre volumi c’è Renato in tutte le sue sfaccettature. Nel primo più rock che si fa agli esordi e che interrompe un flusso di un certo rigore e tradizione. Poi c’è un Renato più polemico, quello della canzone di protesta tanto cara negli anni Settanta dove col pentagramma si manifestavano i disagi. Col terzo avrai la percezione di un Renato dichiarato e sincero. Sono soddisfatto di questo tagliando dei Settant'anni.
Come dialogano amore e solitudine? Da musica e sogni cosa ci dobbiamo attendere?
Sotto la maschera dell’artista c’è una verità che spesso ha fatto soffrire pure me che la raccontavo. I miei passaggi non sono sempre stati prevedibili né forse compresi, sono passato da una immagine glamour e chiassosa a un minimalismo spesso inquietante. Spalle al Muro voleva quel contributo da me. Ho dovuto accettare l’attore in me e dargli spazio affinché si dimostrasse sempre credibile. Uscire dallla canzone non è sempre facile perché spesso identificano e non è sempre positivo. Non voglio essere crocifisso nel mio pentagramma voglio poter cambiare contenuti e convinzioni.
Torniamo al concetto di solitudine. E di amore.
La solitudine è come le scarpe, ha i suoi numeri: deve essere della tua taglia se no è una sofferenza. Se calza bene è compagna di vita e devi conviverci. Se l'amore subisce sbandamenti, pause di espressione e partecipazione la solitudine ne approfitta e vuole sedurti. Lì la guerra si fa intersssante, l’amore per sopravvivere deve superare impacci e contrarietà. La solutidine se si afferma diventa una patologia, non è più solutidine. Quella più brutta è quella costretta. Con quella a volte si muore prima della chiamata definitiva. Ma è brutto anche subire l’amore, si abbraccia e si condivide ma se lo subisci accadono i femminicidi e tante altre brutte cose.
Il Grande Incantesimo mi ricorda il Cantico delle Creature poi c’è La Logica del Tempo che sembra una preghiera laica: il tuo rapporto con la fede.
Non è un elemento opzionabile, quando hai la capacità di incamerarla poi la tieni. Certo può vacillare e subire battute di arresto dicono. A me personalmente ha aiutato tantissimo e la ho ricevuta in dote dalla famiglia e non solo perché credente e cattolica ma con radici profonde. La fede non vuole targhe e numerazioni è uno stato speciale. Io la raccomando, a chiunque capitasse di imbattersi fatela dormire con voi e non lasciatela andare.
Come si padroneggia l'amore?
Essenzialmente non si può essere maestri dell’amore, si è sempre alunni, è talmente gigante e padrone che non permette a nessuno la gestione patrimoniale del medesimo in forma individuale. Ne siamo sempre un po’ sudditi. L’amore cerca di insinuarsi nella persona ma non lo si può possedere con certezza e definitivamente; poi ci saluta e ci lascia in compagnia di tenerezza, complicità. Solo l’amicizia resiste fino all’ultimo giorno. Tanti lo vorrebbero sempre di vent’anni ma lui sa che ha abdicato alla tenerezza, a una protezione e una tutela di chi abbiamo amato in precedenza.
Non ti viene melinconia per il tuo tanto passato?
I brasiliani hanno inventato la saudade che è una tristezza sublimata in bellezza. Se la nostalgia la recepisci anche con rispetto verso questa opportunità di rimandarti al passato convivi coi ricordi e le atmosfere. Girare pagina è comodo ma anche negativo, le pagine della vita devono restare tutte aperte. Nostalgia e tristezza sono per me compagne di viaggio e vanno annoverate nei nostri momenti da qui all’eternità.
Al tuo fianco ci sono spesso i Neri Per Caso.
Ho grade stima per loro, li portai con me durante la tourneé di Alt e fu una bella esperienza per entrambi. Ho grande devozione per Napoli soprattutto musicalmente, lì si sperimenta molto e c’è fermento. Con loro ho instaurato un rapporto di amicizia anche molto forte. Hanno un talento straordinario e mi spiace che non gli venga resa giustizia per questa grandezza: perfezione e rigore sono qualità rarissime.
Quale è il tuo Grande Momento della tua vita e quale il grande incantesimo?
Il momento più esaltante è stato quando mi hanno tolto l’ago dal braccio dopo la trasfusione del sangue di un frate e ora sono qui, mi ha permesso di essere qui a raccontarlo. I momenti grandi sono stati tanti ma penso anche a quelli meno felici dove mi sono misurato con distanze e distacchi che mi hanno dato la consapevolezza del vivere. La sofferenza appaga il bisogno di fermarsi, di non esultare a tutti i costi, di non cercare felicità fittizie.
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Vasco ti ha fatto gli auguri su instagram ricordando un episodio di qualche anno fa: ti ha emozionato?
Il suo racconto è fedele a quello che accadde in quella giornata a Zocca. Ha omesso alcuni particolari miei: venni scritturato da lui e da un suo socio della radio, arrivai col mio furgone a sei ruote Orazio. Lui mi chiese perché guidassi io il furgone e io risposi che mi costo meno. Mi indicò un giardinetto per cantare e non volevo crederci, mi aspettavo un'altra location. Comunque mi preparai e iniziai a suonare quando al terzo brano scoppia l’impianto e io mi dico: se non canto non mi pagano e con che soldi faccio il pieno al furgone per tornare a casa? Ho fatto un’ora e mezzo di barzellette e quando sono andato a incassare il socio di Vasco mi disse: "E' la prima volta che pago volentieri un cantante che non canta". Questo per dire che la gavetta serve e la raccomando a tutti quelli che iniziano oggi. La musica bisogna sudarla. Oggi posso dire che ho portato a casa la pelle ed è un momento meraviglioso ma per arrivarci bisogna soffrire ed è la regola.
Cosa pensi dell'apertura Papa Francesco al mondo gay?
Dico che le cose che io ho scritto per lo più sono raccolte in giro per essere certo che l’argomento che trattavo lo conoscessi così da raccontarne sensazioni e stati d’animo reali. L’amore non è per tutti uguale, non si presenta allo stesso modo e non dura lo stesso tempo. Siamo convinti che il percorso della vita debba essere uno ma siccome l’amore è imprevedibile può scegliere di convivere con due persone dello stesso sesso e se è onesto e pulito deve chiamarsi famiglia.
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In Vergognatevi voi parli di tutela, parli di cattiva politica.
Ci sono universi che ci fanno guarire da solitudini e contrarietà, non dargli il giusto peso non solo è sbagliato ma è pericoloso perché se non sai dove trovare sfogo si alza il rischio di Covid perché le persone si indeboliscono. Se vogliamo che la gente torni serena dobbiamo rafforzargli lo spirito e quello è il nostro lavoro. Perché ci incerottano?
Dedichi un brano alle carezze. Oggi a chi le daresti?
Una la dedicherei agli anziani e ai bambini che hanno la stessa spensieratezza. Gli anziani sono il futuro del mondo poiché senza di loro la storia si perde. Una la darei a me perché mi sono voluto bene e nei momenti bui me le davo da me perché non ne venivano da fuori. Una al pubblico e una ai miei genitori ovunque essi siano.
La vita da la vita toglie mi viene da dire...
Essere vivi è un dono meraviglioso e si presenta a tutti in modo favorevole, certo poi c’è chi la butta via, chi la baratta, chi la ignora. Non ho chiesto mai nulla ma ho chiesto tanto a me stesso e mi sono dato tanto. Sentirmi chiamare maestro io che sono stato schiaffeggiato fino a non volermi quasi più bene. A seguito di ciò dico che di bullismo si parla poco e fa danni indelebili, è un inferno essere zimbelli del brano a 13 anni.
Il primo capitolo di ZeroSettanta è andato come ti aspettavi?
La gente ha compreso che è un lavoro fatto con onestà e passione. Sono stato coraggioso a tirare fuori tre album in una fase non ad hoc per questa operazione. Ma penso che è in questi momenti che il talento va liberato perché va contro la negatività.
Oggi in giro c'è tanto livore. C'è aggressività.
La rabbia è un sentimento deprecabile ma è anche una valvola di scarico per liberarci di pesi e contrarietà. Se spesa bene può diventare una sorta di corazza, acquisti padronanza di te e ti sei liberato di un peso gigantesco. Ma prendersela con una vetrina sapendo che lì dentro c'è gente che lavora non va bene. E poi i danni li paghiamo noi, compreso chi ha scagliato il sasso. Così si vanificano il lavoro e l’impegno di chi non è facinoroso ma vuole risolvere il problema esistenziale.
Un regalo che vorresti?
Io coltivo sempre un sogno chiamato Fonopoli. Costruirla sarebbe una testimonianza al mio attaccamento alla musica e alla tutela dei giovani. Quello che mi aspetto da me stesso è riuscire realizzare questa testimonianza per quelli che verranno. Sarebbe il dono migliore per il mio pubblico.