Maneskin, la rabbia, la speranza e la libertà dei vent'anni

Musica

Fabrizio Basso

Venerdì 30 ottobre 2020 è la data che segna il ritorno della band italiana più irriverente e provocatoria che ha conquistato le classifiche negli ultimi anni. Questa sera alle ore 21 saranno ospiti a Sky Tg24. Nell'attesa L'INTERVISTA

I Maneskin tornano dopo due anni con un brano crudo, aggresivo, sognate ma soprattutto rock'nroll nell'attitudine. Si intitola Vent'anni e Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan la hanno suonata oggi per la prima volta a Roma nel Parco Archeologico del Colosseo. Il oro ultimo concerto, legato all'album d'esordio Il Ballo della Vita, risale al 14 settembre 2019 al Carroponte di Milano. E' stato il gran finale di settanta date sold out tra l'Italia e l'Europa. Ci siamo parlati in streaming.

Partiamo dall'esibizione di oggi in una delle culle dell'umanità.
E' stata una esperienza bellissima suonare ai Fori Imperiali. Il testo parla della nostra esperienza di ventenni, è una età delicata. L’obiettivo è accorciare il gap generazionale portando alla luce emozioni e sensazioni che sono universali per chi ha vent’anni e unisce tutte le generazioni.
Come nasce Vent'anni?
Musicalmente è nato durante il lockdown (tutto sul coronavirus). Per parecchio tempo non ci siamo potuti vedere. Il primo germoglio è il giro di chitarra di Thomas; poi Damiano ci ha scritto il testo e finito il lockdown abbiamo unito tutti i riff e ha preso vita il brano. In fase di scrittura abbiamo esaminato idee differenti e non ci siamo posti il problema della lunghezza e neanche di un assolo, elemento oggi assai raro.
Vi ha ispirato il periodo che avete vissuto a Londra?
Sia i tantissimi concerti fatti che la nostra esperienza a Londra ci hanno ispirato. Lì vedevamo anche tre concerti al giorno. Abbiamo preso più consapevolezza del nostro suono. Ci è venuta l'idea di far suonare i tre strumenti in modo crudo come un power trio, abbiamo ripreso il suono dei concerti e lo abbiamo riprodotto in studio.
Per l'immagine vi siete affidati a Oliviero Toscani.
La fotografia mostra un amore privo di pregiudizi, per questo ci siamo messi a nudo, il nostro abbraccio è una libertà di amore individuale senza frontiere. Ognuno può amare chi vuole e fare ciò che vuole. Ma rappresenta anche l'essere liberi di sbagliare e l'essere se stessi. Vogliamo lasciare un segno che vada oltre il generare profitto, non vogliamo essere di passaggio in questa vita ma puntiamo a fare qualcosa di grande. Il testo è scritto dal punto di vista di Damiano ventenne e di damianopoi tra i 50 e i 60 anni, l’età di un padre che racconta del passato le cose che avremmo voluto sapere. Oliviero Toscani lo abbiamo cercato vedendo i suoi lavori. Con una immagine innesca dibattitto, sa creare una spaccatura nel pubblico che guarda queste immagini. Dove nasce un dialogo c’è progresso.
In cosa hanno sbagliato i genitori dei ventenni e cosa intendete per odio?
Non è una accusa diretta a qualcuno. Oggi ci sono tante realtà che non sono mai state rappresentate e delle quali non conoscevamo l’esistenza. Quello che non conosciamo ci spaventa e ci porta a denigrarlo. Speriamo che tutte le categorie siano rappresentate in modo uguale, un mondo senza minoranze schiacciate ai margini della società. Razzismo, omofobia, misoginia...la nostra è una risposta non una accusa ai genitori, è una questione culturale, un monito a chi spinge a odiare le minoranze e abusa del proprio potere.
Avere vent’anni nell’era del coronavirus è ancora più complicato: come vivete questa stagione della vita?
La nostra situazione è diversa rispetto a quella dei nostri coetanei. Noi abbiamo la fortuna di sfogarci tra noi, abbiamo una valvola di sfogo che si chiama sala prove e frequentiamo in sicurezza. Capisco che la situazione per i coetanei sia pesante ma lo è anche per chi non ha vent'anni, anzi per loro forse lo è anche di più. Crediamo che in questo momento sia necessario affidarsi ai pareri di chi ne capisce di più. Noi facciamo musica, continueremo e seguiremo le volontà, le necessità e la sicurezza di tutti.
Cosa accadrà dopo questo singolo?
Stiamo facendo il nostro ritorno e siamo concentrati su questo. Ci saranno belle sorprese. Ci saranno un cambiamento e tante cose fighe.
Cosa vi resta di X Factor (ogni giovedì alle ore 21.15 su Sky Uno)?
Per noi è stata una ottima vetrina perché se vai con la tua idea di musica, lì la sviluppi. L’obiettivo è usarlo come un trampolino di lancio. Bisogna avere le idee chiare. Il talent non è un fine ma un mezzo, l’obiettivo è utilizzarlo per dare risonanza a quello in cui si crede. Noi avevamo le idee chiare già prima del programma. E saremmo fortissimi comunque.
Provate a immaginare la vostra vita senza musica?
Sarebbe vuota e inutile. Abbiamo lavorato molto per esprimerci e come dimostra questo pezzo siamo trasparenti al cento per cento.
Dimostrate anche il rock'n'roll è in ottima salute.
Non muore mai, al massimo si nasconde e poi torna fuori più arrogante. A Londra avevamo la possibilità di tre concerti a sera e di band completamente diverse tra loro. Il r'n'r non si racchiude in una sola parola, ha mille sfaccettature. A Londra anche tra i giovani c’è la cultura della band emergenti che suonano nei locali, la musica dal vivo è accesa dalle 18 alle 24 e tutti vanno a vedere una band. Abbiamo anche migliorato l’inglese. Sotto il palco vedevi il ragazzo e il papà che pogavano in maniera cafona. Sono uscite anche creazioni importanti per noi. Portiamo Londra a Roma.
Una vostra frase è sarai qualcuno se sarai diverso dagli altri.
Sentirsi diversi non deriva da un qualcosa di tangibile, a noi anche il sogno del musicista ci ha fatto sentire diversi ed esclusi, bisogna spiegare e giustificare agli altri la tua scelta. Il diverso per noi è staccarsi dalle convenzioni comune sbagliate, è non omologarsi alle mode e alla massa e se si ha una idea giusta coltivarla. Siamo diversi da ciò che non ci rappresenta.
Perseguite un costante processo di crescita.
Abbiamo avuto la fortuna di avere successo molto giovani e questo si riflette nel crescere insieme, nell'influenzarci e nel restare sulla stessa lunghezza d’onda. Acquisendo consapevolezza di quello che rappresentiamo siamo sempre d’accordo sulla direzione da seguire.
La vostra è una generazione inclusiva, concordate?
E’ retrogrado pensare che certe cose vanno viste da uomo e altre da donne. La cultura misogina e del machismo a noi fa cascare le braccia. Quello che ci siamo sentiti dire per il nostro look e atteggiamento è assurdo. Ma noi siamo persone esposte e le abbiamo accettate, uno più sensibile di noi può essere toccato dai commenti di bassezza folle e retrograda.
In che direzione state camminando?
Siamo felici di quello che abbiamo fatto e dell’immaginario che stiamo tirando fuori. Di certo non ci fermiamo qua.

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