The Neighbourhood, l'intervista: "Vi presentiamo Chip Chrome & the Mono-Tones"

Musica

Marco Agustoni

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Per il nuovo album, la band californiana ha creato una serie di alter ego venuti dallo spazio: ne parla il leader Jesse Rutherford in un’intervista esclusiva

Negli anni, The Neighbourhood si sono distinti per il loro insolito indie rock contaminato con hip hop e R&B, una miscela che li ha portati a successi come il singolo Sweater Weather, che ad oggi veleggia verso i 400 milioni di visualizzazioni su Youtube. Capitanata dall’istrionico Jesse Rutherford, la band non si è mai adagiata sugli allori e ha scelto di continuare a stupire. Non fa eccezione l’ultima “trovata” di Jesse, ovvero l’alter ego venuto dallo spazio Chip Chrome, da cui è nato il nuovo album Chip Chrome & the Mono-Tones. Il cantante ci racconta la genesi di questi bizzarri personaggi in un’intervista esclusiva.

Ci puoi raccontare del processo che ha portato alla nascita di Chip Chrome e i Mono-Tones?
È cominciato tutto con questo nome che avevo in testa già da un paio di anni. Mi piaceva come suonava. In quel periodo stavo componendo delle canzoni e ho pensato: potrebbe averle scritte Chip.


Come hai creato lo stile visivo di Chip?
Come detto, parte tutto dal nome: Chrome mi faceva pensare a “cromato”, “metallico”, per cui da lì mi è venuta l’idea di renderlo tutto argentato. Avevo in mente un’estetica ben definita, qualcosa di vintage e lo-fi, un po’ come un film di fantascienza di serie B. La mia idea si è concretizzata nel video di Middle of Somewhere, che in un certo senso è l’inizio di tutto quanto.

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È stato facile mescolare Chip Chrome & the Mono-Tones con i Neighbourhood?
Tutto sommato sì. Certo, all’inizio il resto della band ha avuto qualche perplessità. Quando mi hanno visto per la prima volta conciato come Chip, mi hanno detto qualcosa tipo: “Ma che diavolo ti sei messo in testa?”. Devo però dire che hanno colto quasi subito il senso della cosa, ma è stato soprattutto vedere com’era riuscito il video di Middle of Somewhere a convincerli definitivamente, e da lì abbiamo creato i loro alter ego, the Mono-Tones.


Chip ha un look sopra le righe, ma in realtà le canzoni del nuovo album sono piuttosto semplici e dirette…
Sì, è vero, è un contrasto che mi piace. Anzi, si può dire che queste siano le canzoni più “pulite” che abbiamo mai scritto, sono molto focalizzate. Tutta la band ha contribuito all’album, ma molte delle canzoni che ho scritto io sono nate su un divano, con una chitarra e basta. In passato ho sempre cercato di incastrare nella nostra musica altri stimoli, in particolar modo l’hip hop, di cui sono appassionato. Questa volta ho cercato di “contenermi” e credo che questo abbia portato i suoi frutti.


Com'è Chip on stage? Si comporta diversamente da Jesse?
Decisamente. Quando sono sul palco come Jesse, mi agito, mi strappo la maglietta… cose così. Chip è molto più composto, per cui la performance si basa molto di più sulla musica nella sua essenza.


Chip ha cambiato in qualche modo Jesse?
Penso di sì. Sono sempre alla ricerca della mia identità, ma grazie a Chip sono riuscito a fare dei passi avanti.


Chip è una cosa “da una notte e via”, oppure è qui per restare?
Non lo so ancora. In passato, dopo aver concretizzato un’idea sono sempre passato ad altro, per cui è probabile che sia così anche con Chip e i Mono-Tones. Ma al momento siamo solo all’inizio, le canzoni piacciono e se tutto va bene nel 2021 potremo tornare a suonare dal vivo, quindi… vedremo!

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