James Senese porta la sua Napoli centrale al JazzMi

Musica

Fabrizio Basso

L'immenso sassofinista sarà ospite della rassegna Jazz in programma a Milano dal 22 ottobre all'1 novembre. Con la sua band salirà sul palco del Teatro dal Verme sabato 24 ottobre alle ore 21

L'altalena va quando vibra il sassofono di James Senese. E' uno dei grandi protagonisti della musica, uno dei pochi che ha valicato gli oceani con la forza di uno strumento musicale. Da sempre ombra e mentore di Pino Daniele, James senese porterà la sua Napoli Centrale sul palco del Teatro Dal verme di Milano nell'ambito della rassegna JazzMi in programma dal 22 ottobre all'1 novembre. Lui ci emozionerà sabato 24 alle ore 21.

James che spettacolo vedremo?
In realtà è sempre tutto sperimentale perché non programmiamo nulla a tavolino, sarà live tutto da sentire da scoprire. Non abbiamo un repertorio fisso, siamo imprevedibili. In più io sono rivoluzionario, non seguo molto una scaletta, quel conta per me è la famiglia che recepisce il mio messaggio. Continuo a fare questo, il divertimento è nella musica che serbi nel tuo cuore. Metto in moto il groove di tutti e lo metto insieme per fare vibrare i nostri sentimenti.
In un periodo come questo poi far vibrare il cuore è fondamentale.
Hai ragione ma ci aggiungo che da sempre c’è bisogno di emozioni. Siamo troppo abituati con le canzonette che non hanno un messaggio sociale preciso. Nonostante il covid (tutto sul coronavirus) bisogna andare avanti. Io sono sensibile mentre tanti altri hanno preso il mestiere per un gioco. Nella musica c'è lo stato d’animo dell’immenso universo, dobbiamo capirci di più.
Quello che sta vivendo porterà a una umanità migliore?
Non credo molto che miglioreremo, non c’è rispetto per nulla e siamo sul baratro. Il virus ci ha messi sull’attenti, la gente sta morendo…quando entra entra e noi siamo diffidenti l'uno con l'altro. Mi dispiace molto e mi fa paura tutto ciò. Dobbiamo andare dall’altra parte, restare tutti uniti e rispettare Dio.
Invece pensiamo ad andare su Marte quando una influenza ignota ci rende inermi.
Mi fa ridere: dovremmo pensare a noi stessi, a essere più umani e a cambiare strada. Noi ci perdiamo nell’inutilità. Su Marte andrà un’altra generazione, se ci sarà. E’ allucinante parlare del futuro mentre si di distruggono i nostri sentimenti. Dovremmo essere tutt’uno ma non lo siamo. In tutta Europa ognuno indossa la sua mascherina e fa quello che vuole dunque siamo di nuovo da capo. Ed è peggio. Speriamo che il virus se ne vada. Da solo.
Il lockdown ha cambiato il tuo modo di vivere la musica?
Anche quando sono in giro io lavoro, per me nulla è cambiato come ritmo, io penso a quello che posso fare, io lo strumento per creare altre dimensioni ce lo ho sempre con me.
Napoli sta facendo uscire tanta musica.
Non mi piace una certa gioventù napoletana perché non c’è cultura, segue solo la moda. Non trovo me stesso nelle loro canzoni. Il rap non c’entra con la nostra cultura, a noi servono parole d’amore.
A Venezia è stato presentato un docu-film sulla tua vita.
E' stata una grossa emozione, alla prima il pubblico si è emozionato, ha compreso il mio messaggio. La risposta è stata bella. Un bel lavoro. Mi sono emozionato, quando lavori e parli e suoni non pensi al prodotto finale, non lo immagini ed è stato fantastico.
Chiudiamo parlando di concerti.
Il problema è grande, il punto interrogativo è immenso. Noi dobbiamo suonare anche per dieci persone sperando che domani si apra il cielo. Il mio disco nuovo arriverà a inizio 2021 e sarà tutto da scoprire, a volte non so neanche io come trovo certe dimensioni, ho tante parole e tanta musica da offrire. E' un dono cogliere la magia della persona normale. Non riesco a vivere senza pensare, senza guardare. Amo affacciarmi alla finestra e sentire l’odore della mia città.

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