L'Edera pubblica il nuovo singolo, Zattera: il VIDEO

Musica

Immagini girate a Boretto, sul Po per accompagnare un brano che racconta l'amore come accettazione dei propri limiti

Tutto quello che so fare non è necessario (…)

È l’incipit di Zattera, che appare come una canzone d’amore semplice, ma non è una semplice canzone d’amore. È un invito al viaggio, nato dall’accettazione dei propri limiti e dal riconoscimento della propria condizione. La condizione di una generazione in alto mare, perennemente in balia del vento, a cui viene richiesto di essere sempre pronta a salpare, con mezzi di fortuna, verso un futuro incerto. Questo gli è valso il premio speciale Fondo Sociale Europeo, alla trentesima edizione del Rockcontest di Controradio, per il brano “che meglio esprime la condizione dei giovani d’oggi”. L’Edera lo racconta così: “Ho scritto Zattera a vent’anni appena compiuti, studiavo beni culturali e coltivavo il sogno della musica. Alla vita chiedevo solo di continuare a fare ciò che amavo, rivolgermi sempre verso un nuovo orizzonte, ma a me stesso e a nessun altro avrei potuto garantire la prospettiva di un approdo sicuro. La metafora della zattera mi sembrava particolarmente adatta a descrivere questo viaggio, spesso più simile a un naufragio. (…) Son nato nei pressi di Santa Maria di Leuca, l’ultimo lembo di terra della penisola, l’immaginario del mare torna naturalmente in quello che scrivo.” Una situazione di precarietà ma anche di grande libertà, se si ha il coraggio di salpare per inseguire ciò che si ama. Così anche un naufragio può essere “dolce”, aiutare a crescere e indicarci la giusta rotta.


Il videoclip di Zattera è stato realizzato da Edoardo Ambroggi, visual artist emiliano, che ha curato l’artwork della copertina e seguito la parte visiva del singolo con dei teaser che ne anticipavano l’uscita. “Il video, è stato girato quasi interamente a Boretto (RE), sulle sponde del Po, in un’unica giornata di riprese. Una sorta di gita al fiume, in un giorno in cui il meteo prevedeva pioggia: leggerezza e precarietà, proprio come nel brano.” Sono queste le sensazioni che traspaiono seguendo Alberto

muoversi tra la fitta vegetazione del lungo fiume e strutture fatte di rami e tronchi.

“Siamo stati ospitati dal “Re del Po”, nella sua dimora: una zattera costruita da lui sulla terraferma. Ci ha anche regalato dei chiodi, reliquie della sua imbarcazione distrutta dal fiume, come amuleti portafortuna.” Alberto canta dondolandosi su un’altalena e roteando su una giostra girevole, rivelando i due concetti chiave del brano: giovinezza e movimento; che sia quello oscillatorio su sé stessi dato dalla condizione di incertezza o che sia il girovagare alla ricerca di una prospettiva. “Nel video canto sul girello che compare sulla copertina del brano- in uno scatto di Martina Loiola, fotografa leccese –Rappresenta il concetto del fare “mille giri”, per poi ritrovarsi sempre nello stesso posto. In più ricorda una piccola imbarcazione e allo stesso modo è in grado di farti venire il mal mare”. Mare che compare sullo sfondo della copertina, in altri due scatti di Martina: quello di una baia e quello di un chiosco in spiaggia. Prospettive di ferie o di una pensione non contemplate dalla vita

dell’artista, che si ritrova “in alto mare tutto l’anno”.

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