Diretto da Pietro Borzì, il video racconta la storia di un fattorino che durante una consegna si ritrova da solo in una villa e decide di lasciarsi andare in un contesto del tutto estraneo a lui sembrando però, agli occhi dell’osservatore, un pesce fuor d’acqua. E' una metafora con cui l'artista racconta la difficoltà di uscire da una posizione di chiusura emotiva, di aprirsi a qualcosa di nuovo e inaspettato, di riconciliarsi con se stessi. Le immagini sono accompagnate da un testo originale dell'autore
Le Piante è nata qualche anno fa dopo pranzo. Mi ricordo ancora che luce, calma e bellissima, entrava in camera. A pensarci ora, sentendo anche la canzone, non so, di quella luce, cosa sia rimasto. La canzone ha preso tutt'altra piega. Forse quella luce ha agito solo a livello creativo, mettendomi nella condizione di dare una forma a quel grumo di sentimenti che ci scalciano costantemente nella pancia. La canzone parla di quanto, a volte, le posture che assumiamo siano delle totali imposture. È come che, a un certo punto, siamo vissuti da tutto un vocabolario emotivo che non ci recensisce più. Ed è davvero una fatica imparare una nuova lingua. Perlomeno per me. Infatti l'io della canzone non sa dove sbattere la testa, vorrebbe dare una svolta alle proprie giornate, vorrebbe aprirsi nuovamente a ciò che lo circonda. Ma non ci riesce.
Qualcuno mi ha chiesto se questa canzone sia un modo per spronare chi la ascolta ad aprirsi. Spero che questa canzone non appaia così. Non mi stanno simpatici quelli che hanno qualcosa da consigliare. E poi, io a chi posso dare un consiglio? Io mi sento un totale perdente. Lo dico anche ridendo, ma è vero. Nessuna canzone, nessun consiglio, nessuna voce di qualcun altro potranno davvero convincere una persona chiusa dall'interno ad aprirsi. Perché, in fondo, ci si prende per i capelli e ci si alza da soli, quando è il tempo di poterlo fare. E questo tempo non è il tempo degli altri, ma è il proprio tempo interiore. Quindi, più che dare un consiglio, questa canzone mostra semplicemente uno stato d'animo. Spero che l'ascoltatore possa dire "Ok, ecco una parte di mondo che non conoscevo". Se poi qualcuno riesce a ritrovarsi, sono contento. Le canzoni non sono mai di chi le ha scritte, ma di chi le ascolta.
Il videoclip, girato da Pietro Borzì e interpretato da Giorgio Faggion, racconta di un rider che deve fare una consegna in una villa. Arrivato al portone d'ingresso, troverà la porta aperta e nessuno ad accoglierlo, deciderà comunque di entrare. La villa, ovviamente, è un mondo in totale contrasto con quello di un semplice rider, e questa scelta ci sembrava interessante perché andava ad amplificare, a livello visivo, quello di cui parla la canzone. Cioè, lo ripeto, del contrasto emotivo e interiore tra una parte di sé che vuole aprirsi e un'altra, di tutt'altra polarità, che invece fa una qualche resistenza. Il rider, come detto, non si ferma all'ingresso, ma decide di esplorare quel mondo. E questo suo coraggio, devo essere sincero, mi commuove, anche perché moltissime volte mi sono fermato a quell'ingresso, moltissime volte, per paura, per incapacità, per senso di colpa, mi sono fermato a un passo da qualcosa di nuovo. Che peccato. Ma quanto fa paura l'inaspettato?