Nerone, un viaggio al Bataclan insieme a Fabri Fibra

Musica

Fabrizio Basso

I due artisti collaborano per la prima volta tra loro e mettono in campo tutte le loro abilità di scrittura, con strofe che disegnano immagini e in cui risaltano giochi di parole e citazioni. L'INTERVISTA a NERONE

Questo è uno di quei brani dove percepisci il senso dell'unicità. Bataclan di Nerone con featuring di Fabri Fibra ha un potenza stordente, nasconde citazioni, adotta un linguaggio universale. Bataclan grazie al beat incalzante del siciliano Funkyman, regala a tutti i fan della musica due minuti di puro rap da parte di due esponenti della scena italiana appartenenti a generazioni diverse e accomunati da qualità tecniche e da stili unici. Ne ho parlato con Massimiliano alias Nerone.

Perché Bataclan come singolo dell’estate?
Non sono mai riuscito a proporre un pezzo estivo, anche per scelta, la musica per me non ha stagioni. E’ difficile liberarsi dei tormentoni estivi anche durante l’inverno, penso a Despacito. La mia è una proposta da club.
Gaggi a parte come è cambiata Milano negli ultimi vent’anni?
E’ cambiato tutto perché la tecnologia ha accelerato il passo ed è stato tutto un rincorrere. Sono cambiate le  piattaforme, c'è gente che migra su Tik Tok. Anche nel modo di agire, nella ricerca del live.
Parli di poesia in strada: il rap lo è ancora o si è imborghesito?
Va un po’ male per tutti ma non si può dare a vedere. Un tempo lo faceva solo chi poteva ostentare. Oggi c’è più bisogno di spensieratezza, ci sono i poeti di strada ma c’è anche il frivolo perché vogliamo ballare.
Quale è la musica perfetta per la quarantena?
Quella di tutti i giorni.
Quanto si copia nella trap?
Non sono bravo a copiare senza farla sembrare una brutta copia. O fai uguale o fai altro. E’ l’ossessione del mercato spingerti più verso cosa funziona che verso quello che piace a te. Non ti accorgi delle copiature d’Oltreoceano. Spaccano gli originali. E spacca chi sa segnare un cambiamento, cito Emis Killa prima e poi Salmo.
Vorresti essere d’Artagnan sui palazzi o quello che beve un rum al bar?
Starei al bar
Come è andata la collaborazione con Fabri?
Ci siamo trovati a una festa. Mi è arrivato alle spalle canticchiando una pezzo di una canzone mia neanche finita in playlist, quindi significa che mi ha ascoltato. Mi ha lasciato il suo numero e io la ho interpretata come una legittimazione a disturbarlo. Così quando è arrivato Bataclan lo ho chiamato.
Cosa resta del freestyle? E’ ancora forte?
Esiste, ci sono le crew. Ritengo che sia uno step necessario ma chi vuole durare nel tempo deve fare qualcosa nella discografia. Quindi perdere l'ossessione delle rime e cercare un po’ più melodie. Stanno provando a guardagnarci, sono contento, è una nobile arte
Senti un ritorno al dissing? Ci sono state risse in strada tra gruppi rap.
Non ne sono fan. Non si capisce il come e il perché delle risse, non c’è un avvenimento serio. Non si deve arrivare alle mani. Non è una cosa giusta ma è un meccanismo logico. C’è gente di strada che non vede l’ora di incontrarti per la tua collana, in strada nessuno ci sta bene. Quindi sei diventi qualcuno non esaltare il benessere, guarda chi è rimasto nella tua condizione originaria.
Hai pubblicato un mixtape di 30 tracce…coraggioso.
Sono pezzi di durata varia per circa un'ora totale. Percepivo l'esigenza di fare del rap da quasi cinque anni, c’era il rap di strada ma la trap era agli esordi. Eravamo pesci fuor d’acqua, è stato distribuito a mano.
Questo nuovo singolo a cosa prelude.
Farò altri singoli, usciranno cadenzati con un po’ di amici.
L’anno prossimo compi 30 anni.
Ho una idea per un eventuale album. Raccontare un bel trentesimo mi stuzzica ma ora la mia priorità e suonare.
La tua estate?
Non la sto sentendo, mi sento ancora a maggio. Lavorerò e mi concedo dieci giorni ad agosto a Tenerife.

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