Brillante, eclettico e visionario, Lucio Leoni spazia, con ironia e fantasia, dalla tradizione popolare al rap, dal folk alla canzone d’autore, approdando a uno stile proprio e riconoscibile che sintetizza poesia, teatro canzone e sperimentazioni sonore. Il suo nuvo lavoro è Dove Sei pt. 1
Un viaggio nel tempo e nello spazio. Senza sconti per nessuno. Una voce che muove i pensieri e le idee. Si intitola Dove Sei pt 1 il nuovo progetto di Lucio Leoni, il primo capitolo di un percorso in 16 brani che indaga sui passaggio dell'esistenza, alcuni dei quali sono più complessi di altri. Ne abbiamo parlato al telefono.
Il lupo cattivo è ancora nel bosco?
Questo in qualche modo è un tentativo di cominciare a uscire, sono sul limitare del bosco. Se c’è una strada più chiara fuori dal bosco lo capirò dopo.
Perché i Settanta sono stati un decennio abbagliante?
Penso a un romanticismo verso movimenti sociali, culturali e politici.
Forse anche perché il decennio precedente ha vebduto illusioni?
L'illusione dei Sessanta! L’obiettivo di vendere l’illusione non era loro, certo per come si è mossa l’industria non è andata esattamente come speravamo, quelloche resta è il processo artistico che parte da altri spunti al di là del fallimento reale e non è legato ai fallimenti individuali.
Chi è il tuo San Gennaro?
Non ne ho e quindi ho indagato in base alla mia visione molto terrena. E’ la fiducia che ripongo nell’amicizia e che può alzarci, migliorarci anche attraverso confronti e discussioni accese.
La vita è davanti o dietro? E il futuro?
Ho un grosso problema con lo scorrere del tempo. Il presente è dove viviamo, il futuro non lo conosciamo.
Hic et nunc?
Oppure il dovunque e sempre di Bergonzoni.
Davanti a un bivio vai d’istinto o ti fermi a riflettere?
Chiedo. Da viandante solitario punto sulla capacità di orientamento dell’essere umano.
Nel sorpasso sei Gassman o Trintignant?
Gassman, sto io al volante. Sono quello che fa un po’ di casini.
Nel treno parli dell’arte di inventare: la rete toglie la fantasia?
E' stimolante se si trova il modo di sfruttare il mezzo. La fetta più grande è quella che stimola. Il social network appiattisce il livello comunicativo. Come forma e strumento la rete ha potenzialità infinite, sa attivare molte più sinapsi.
In Mongolfiere dici che sono vuoti gli inni e le bandiere eppure ne abbiamo viste sventolare tante…
Non sono così convinto che ci hanno tenuti uniti, per me è stata la paura. E’ la parte per il tutto.
Atomizzazione è punk: lo consideriamo l'ultima rivoluzione musicale?
Condivido anche il rap come movimento: sfruttando mondi sonori già esistenti col campionamento ci ha portato a lavorare sulla forma canzone. Negli stessi anni del Punk vivevamo il Prog e lì qualche sussulto c'è stato. Diciamo che il Punk è stato uno degli ultimi grandi movimenti.
Il tuo rapporto col tempo?
Ondivago.
Idee per l'estate 2020?
Farò qualche cosa di piccolo. Non ho scritto nulla. Ero immobilizzato. Stimoli pochi anche perché arrivavo da periodo di grande intensità.
Condizionamento covid sul futuro dell'arte?
Canzoni sulla pandemia ne sono già uscite. Il rapporto didascalico con l’avvenimento non mi fa impazzire. Resta un passaggio epocale e mi auguro che gli autori di musica rivivranno questo passaggio nelle loro canzoni.
Però c'è già chi ha trovato profonda ispirazione.
Non penso benissimo di chi la ha avuto ma faccio passo indietro. Ancora non ci rendiamo conto, la botta dura emotiva deve ancora giungere. Oguno reagisce a modo suo. Non giudico semplicemente non mi interessa.