Jean-Michel Jarre a Sky TG24: l'Italia non mi ama come vorrei

Musica

Sabrina Rappoli

Musicista e compositore da 80 milioni di dischi venduti nel mondo, è conosciuto in Italia soprattutto per Oxygène, l'album del 1976 che gli ha regalato fama internazionale. Ha l'ambizione di tornare a suonare in Italia e un idolo: Celentano.

Un artista col pallino della tecnologia, un pioniere, Jean-Michel Jarre, classe 1948, che non si stanca di sperimentare. Per questo, quando il ministro della Cultura francese, Franck Riester, organizzando la Festa della Musica lo scorso 21 giugno, gli ha chiesto qualcosa di nuovo, lui non si è tirato indietro. Si è esibito col suo avatar,  nel suo show #AloneTogether, un'esibizione dal vivo nella realtà virtuale, trasmessa simultaneamente su piattaforme digitali, in 3D e 2D, in un mondo progettato appositamente e accessibile a tutti.

La virtual reality nuovo modo di esprimersi

“La tecnologia spaventa molte persone”, ci dice il musicista. “E’ stato sempre così, anche agli inizi del secolo scorso, quando il cinema fu messo faccia a faccia col teatro. La gente che andava a teatro diceva del Cinema: “questa non è Arte, è soltanto luce, non sono attori, è uno scherzo”, perché era spaventata dal cambiamento”, sottolinea monsieur Jarre. “In realtà, credo che la “virtual reality” possa radicarsi nella cultura tecnologica. Penso che non sia dominio soltanto dei video games, è davvero un nuovo modo di esprimersi”.

Musicista e compositore, Jean-Michel Jarre, francese di Lione, da qualche anno è anche presidente della Confederazione internazionale delle Società di autori e compositori.

JARRE, ARTISTA DA 80 MILIONI DI DISCHI

In Italia, è conosciuto soprattutto per Oxygèn, registrato nel 1976 in uno studio casalingo, grande successo commerciale, venduto in oltre dodici milioni di copie. La sua è una fama internazionale, eppure, in lui c’è un grande cruccio. “Non so quando mi vedrete in Italia”, ci dice pensieroso. “E’ un Paese che amo moltissimo e non è un modo di dire. Come musicista lo sento parte del mio DNA. Apprezzo moltissimo i vostri registi di culto, come Fellini e Visconti; la vostra letteratura, scrittori  come Calvino ed Eco. La mia musica va forte in tutto il mondo, ma da voi non è così e non capisco perché, è davvero un mistero. Realmente mi piacerebbe dire: sono ancora vivo! E’ una delle mie ambizioni per il futuro: essere più presente nel vostro Paese, perché io lo amo moltissimo!”.

DOBBIAMO RIEDUCARE LA NOSTRA PSICHE

A proposito del periodo che stiamo vivendo e del futuro che ci aspetta, l’artista confessa di essere un po’ disorientato.  “Abbiamo vissuto come in un’anestesia generale. E’ come quando ci si risveglia, dobbiamo rieducare la nostra psiche, le emozioni, i sentimenti. Le persone sono rimaste chiuse in casa per mesi ed è vero che ora qualcuno non vuole uscire o lo fa a fatica. In Francia, in Italia, siamo abituati a toccarci, abbracciarci, salutarci con dei baci. E’ veramente strano non poterlo fare”.

L’IMPORTANZA DELLA MUSICA

“Nel periodo del lockdown abbiamo riscoperto quanto importanti siano i medici e gli infermieri: in Italia, in Francia, in tutto il mondo. Ma voglio dire che i musicisti sono i dottori dell'anima, i dottori del cuore e delle emozioni. Sono importanti come i dottori veri e hanno bisogno di rispetto, la Musica ha bisogno di rispetto “.

ADRIANO CELENTANO E L’ITALIAN ROCK AND ROLL

Prima di salutarlo, gli chiediamo se conosce gli artisti italiani più giovani. “Sì, certo che li conosco e alcuni li apprezzo, ma rimango legato a un nome della mia generazione: Adriano Celentano. E’ davvero l’esempio di un artista che fa il suo lavoro divertendosi, è stato un innovatore”, ci dice. “Celentano ha fatto qualcosa di più americano degli americani: ha fatto rock and roll italiano. Questo è un caso unico nella storia della musica, perché sappiamo bene che il rock and roll è veramente americano. In molti hanno provato a fare rock and roll in Francia, ovunque, ma – a differenza di Adriano - sono stati soltanto delle copie.

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