Pierdavide Carone, non arrendersi mai e ripartire con Forza e Coraggio

Musica

Fabrizio Basso

Virginia Bettoja

Forza e Coraggio è un inno alla resilienza che nasce dall’urgenza di Pierdavide Carone di parlare di un momento di grande difficoltà che ha segnato la sua vita più recente, costringendolo a un periodo di silenzio artistico. L'INTERVISTA

E' una storia di rinascita e resilienza. Di rivincita. Dopo un periodo di silenzio torna Pierdavide Carone con un brano, Forza e Coraggio, che è un abbraccio all'umanità. Ha attraversato un periodo difficile, ha dovuto combattere con un tumore, battaglia che suo padre sta portando ora avanti in Puglia, e col Covid 19 (tutto sul Coronavirus). Non ha ceduto allo sconforto né al vittimismo e ora lancia la sua sfida mostrandosi nudo al suo pubblico attraverso le parole del brano. Parte dei proventi ricavati da Forza e Coraggio sarà devoluta a Humanitas e Fondazione Humanitas per la Ricerca a sostegno del loro impegno quotidiano per la diagnosi, la cura e la ricerca contro il Covid-19.

Pierdavide credo non sia stato facile raccontare quello che ti è accaduto.
E’ stato più facile scriverlo che decidere di divulgarlo, quando scrivi sei in trans agonistico. Avevo bisogno di questa forma di esorcismo meravigliosa che è la creazione di canzoni. Ma quando si tratta di pubblicarla perdi la protezione, non sei nudo in una stanza vuota. Il pezzo ha avuto una gestazione lunga, mi ha reso vulnerabile ma sono convinto che in certi momenti della vita la telecamera va rivolta su se stessi.
E' stato tormentato scriverla?
Mi hanno spesso definito un cantastorie per quello che racconto, ma arriva il momento che bisogna fare autocritica. E' una delle mie composizioni più veloci. Le mie canzoni più fortunate sono state quelle più estemporanee. Penso a Di Notte, Caramelle e Nanì. Però ti confesso che un percorso di scrittura così fluido non ricordo ci sia mai stato.
Dove ti porterà Forza e Coraggio?
Rispetto a Caramelle fa parte di un contenitore più ampio che spero di trasformare in album quanto prima. Serve il momento giusto per la pubblicazione perché bisogna andare in mezzo alla gente.
Hai già un progetto pronto?
L'idea del disco nasce prima, ho avuto una carriera altalenante, questioni sentimentali che mi hanno portato da Roma a Milano. Quando la fortuna è tornata con Caramelle ci si è messa la salute. Non mi sottrarrò comunque alle narrazioni. Espongo i mie sentimenti. La stessa Caramelle non riguarda uma mia esperienza ma il subconscio creativo ha tradotto in una canzone il tema della violenza sui minori.

Rifletti sul fatto che in molti ritrovano se stessi attraverso le tue strofe?
E' un alleggerimento dall’importanza che una canzone può avere su me o sul mio vissuto. Pubblicarle è come guardare i figli che vanno nel mondo, ti deresponsabilizza. E’ gioia l’empatia con i fan. Più la fanno prorpia e meno la canzone è mia e io posso andare avanti con altre cose. Sarebbe un fardello troppo grande se tutto restasse mio.
Veniamo alla malattia. Sei sereno?
Emotivamente sono più in pace rispetto al passato. Ci sono stati momenti dolorosi per me e mio padre. Uno è che a pochi giorni dall’intervento ho compreso che era il risultato di un fattore congenito che mi avrebbe impedito un domani di essere papà. Il secondo è quando sono sceso a Bari per raggiungere mio padre che era in ospedale: lui ancora dormiva, io ho visto i medici prima, sono stato il primo a sapere cosa avesse e ho avuto il secondo crollo. Mi sono detto: di nuovo? In realtà era anche peggio perché io sono padrone del mio corpo, su un altro posso solo domandarmi se ce la farà.
Sei in pace con te stesso?
In questo momento mi sento più calmo, sento la lontananza di mio padre perché sono maniaco del controllo. Non averlo potuto fare fino a oggi mi da del dispiacere ma sento che andrà bene anche se a lui ci vorrà un po’ più di tempo.
Come hai vissuto queste settimane?
Questo periodo mi ha fatto bene, mi ha rallentato dopo tre anni sulle montagne russe. Me ne sono reso conto mentre la vivevo, avevo bisogno di solitudine e introspezione, di metabolizzare.
Hai scritto?
A livello creativo la fiamma è rimasta accesa, non lo consideravo un riposo. Mi sono riappropriato di un mood antico di fare musica, dello scrivere con una chitarra o sedermi al pianoforte senza l'ausilio immediato della tecnologia. Non avevo pressioni. Mi era un po’ sfuggita la spontaneità adesso ho ritrovato la libertà d’espressione creativa.
Usi spesso il termine resilienza: cosa rappresenta?
La ho scoperta su me stesso. Sono io che mi trasferisco a Milano, io che costruisco la mia casa, la resilienza è Caramelle, un successo che mi mancava da anni, è guarire da un tumore e credere che guarisca anche mio padre.

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