È arrivato What a time to be alive, edizione speciale dell’album d’esordio di Tom Walker, cantautore da un miliardo e mezzo di stream e oltre un milione di dischi venduti su scala mondiale. L'INTERVISTA
(@BassoFabrizio)
Un rockstar puntuale. E' già una sorpresa. E poi una rockstar col sorriso. Non è proprio usuale. Tom Walker è in Italia per parlare dell'edizione speciale del suo album d'esordio What a time to be alive (Relentless/Sony Music) disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming. Tom Walker è un cantautore da grandi numeri: un miliardo e mezzo di stream e oltre un milione di dischi venduti su scala mondiale. Il disco ospita quattro brani inediti e le versioni rivisitate delle hit Leave a Light On (doppio platino in Italia) e Just You and I (platino in Italia). L’album è stato anticipato dal primo dei quattro inediti Better half of me, brano intimo e intenso. Da non dimenticare, poi, la sua collaborazione con Marco Mengoni in Hola (I Say), che gli ha portato in Italia una popolarità immensa. Lo ho incontrato negli uffici Sony di Milano.
Tom negli ultimi mesi hai avuto una vita frenetica. Come ti sei riorganizzato la vita?
Guarda non pianifico nulla ma prendo tutto come viene e non vado oltre le due settimane. Però c'è chi pianifica per me. E, aggiungo, meno mane che c’è.
Sei considerato un signore del Pop. Io ti vedo più bluesman e soulman.
Le hit che passano alla radio non sono rappresentative di me, dipende da chi ascolta e come. Le hit rivelano una popstar. Chi va più in profondità scopre la mia vera essenza.
Tu sei scozzese e oggi il tuo paese è portatore di una rinascimento musicale importante: come lo vedi?
Vivo lontano dalla Scozia da tempo. Prima sono stato a Manchester poi a Londra. Ma concordo con te: ci sono tanti grandi artisti da Luis Capaldi a Paolo Nutini. Sono orgoglioso di essere scozzese.
So che il tuo duetto immaginario sarebbe con Ray Charles.
Ho visto il film sulla sua vita che ero adolescente e prima di suo non avevo mai ascoltato nulla. Ho iniziato ad ascoltarlo e mi ha ispirato.
In Better half of me c'è un profondo senso di nostalgia.
Ho fatto più di un centinaio di date, sono rimasto a lungo lontano dagli amici e dalla mia ragazza, con la quale mi sono fidanzato ufficialmente ad agosto. Però l'anno prossimo sarò a registrare a Londra dunque più stanziale.
Ti sei fidanzato a Verona in occasione del tuo concerto al Teatro Romano?
No, fidanzamento in Sri Lanka. A Verona il concerto è stato bellissimo ma quel giorno mi hanno rubato la chitarra che mi ero auto-regalato il natale precedente e dunque ero un po' arrabbiato.
Come hai scelto i quattro inediti inseriti in What a time to be alive?
E' sempre molto difficile fare delle scelte. I singoli che sono usciti li ho suonati molto nei miei live prima di pubblicarli, ho seguito la reazione del pubblico. Vorrei farlo anche per i prossimi. E' un processo lungo visto che ho circa 120 canzoni nel cassetto.
So che in un periodo della tua vita hai fatto il cuoco: in tour cucini tu per tutta la crew nel backstage?
Non cucino per nessuno, non avrei gli strumenti per farlo e poi sono 18 persone sono troppe. Mi piace cucinare ma a casa e non sono poi così bravo.
Quindi se non fossi diventato un musicista non avresti fatto lo chef?
No. Non so proprio che avrei fatto.
Che farai a Natale?
Durante le vacanze di Natale non si fa nulla. Sto in famiglia, con gli amici. Poi voglio prendermi un mese per girare, fare esperienze nuove e scrivere altre canzoni.