Federico Mecozzi è un violinista e polistrumentista da dieci anni al fianco di Ludovico Einaudi. Il brano è la title track di Awakening, il suo disco di debutto. E' un viaggio sonoro che racchiude e sintetizza le esperienze, i gusti e le contaminazioni sperimentate dall'autore in diversi anni di attività musicale, collaborazioni e viaggi. Così ce ne parla l'artista
Sono Federico Mecozzi, violinista, polistrumentista e compositore dalla formazione classica ma molto contaminata. Il mio esordio con la musica, da bambino, avviene in realtà con la chitarra e con l’intenzione di scrivere canzoni, complice una passione sfrenata per i cantautori italiani. Poi, a 12 anni, arriva però il violino, che segna l’inizio degli studi in conservatorio e che diviene ben presto lo strumento della mia vita. Nonostante il percorso accademico si trasforma in un mezzo per esplorare generi e mondi musicali dei più svariati, dal folk alla classica contemporanea, dal rock all’elettronica, dal barocco al pop. A 17 anni ha inizio la collaborazione stabile con Ludovico Einaudi, dal vivo e nelle produzioni discografiche, che tuttora costituisce un continuo accrescimento di magnifiche esperienze umane e artistiche.
Una recente esperienza nuova e stimolante è stata la partecipazione al Festival di Sanremo come arrangiatore e direttore d’orchestra, per il brano Nonno Hollywood di Enrico Nigiotti. La mia personale concezione di musica si oppone all’esistenza di barriere ed etichette tra musica di serie A e di serie B: ogni universo sonoro ha la sua storia, la sua cultura che può essere più popolare o più dotta. E non c’è niente di più bello, per me, che rimescolare provenienze musicali diverse e farle proprie: questo cerco di fare, in modo spontaneo, nella mia musica. Credo infatti che, in fondo, lo scopo ultimo della musica sia solo ed esclusivamente quello di emozionare.
Awakening, risveglio, è il brano che dà il nome al mio primo album. L’intero disco vuole descrivere un viaggio attraverso spazi e tempi apparentemente distanti, irraggiungibili, nei quali ci si può risvegliare attraverso la musica. Il brano è per me proprio una miniatura di questo viaggio: una presa di coscienza graduale che dal sonno porta al movimento, al dinamismo, alla scoperta, all’evasione. Lo si può considerare un crescendo, un graduale arricchimento di elementi che si intrecciano, proprio come il risveglio quotidiano di ogni persona. Questi elementi, in Awakening, sono violini che intersecano voci diverse sopra ad un tappeto di violoncelli, mescolandosi a pianoforti, bassi, synth e pulsazioni ritmiche che si sviluppano, anch’esse, seguendo un lento risveglio. Nell’incipit del videoclip, firmato da Daniele Quadrelli, la protagonista, Alimah Grasso, chiude gli occhi: qui il risveglio è interiore, è un l’inizio di un viaggio onirico ambientato lungo il fiume, seguendo il momento di transito dalla notte al giorno.
Mi sento particolarmente legato a questo brano (non a caso intitola l’album), perché è stato uno dei primissimi brani appartenenti al disco che ho scritto, circa tre anni fa, e mi ha in un certo senso illuminato la direzione da seguire: la realizzazione del disco, prodotto da Cristian Bonato e pubblicato da Warner Music lo scorso 25 gennaio, è stata molto dilatata nel tempo. Questo mi ha permesso di ritornare spesso su idee che sembravano già sviluppate e rivoluzionarle, correggerle, arricchirle o svuotarle: per quanto ad un certo punto sia necessario fissarla, penso che la musica abbia una volontà propria e segua un’incessante evoluzione.