Ligabue va in tour: "Seguite la meraviglia e non l'incapacità di essere felici"

Musica

Fabrizio Basso

Ligabue durante le prove dello Start Tour 2019 (foto di Jarno Iotti)

A pochi giorni dalla partenza dello Start Tour 2019, Luciano Ligabue si racconta. Parla del concerto, di amore, del fascino di San Siro e dell'Arena di Verona, della meraviglia e dell'incapacità di essere felice. L'INTERVISTA

(@BassoFabrizio
Inviato a Reggio Emilia)


Questa volta davvero non c’è confine tra palco e realtà. Perché pochi minuti dopo la fine delle prove generali dello Start Tour 2019, Luciano Ligabue si presenta di nuovo sul suo infinito palco per raccontare ai giornalisti la storia di questo nuovo viaggio in musica e parole. Un concerto che nulla affida al caso ma che trasuda umanità Anche questa volta Luciano mette una idea dietro ogni canzone, dietro ogni video e l’energia che crea si respira. E ora mi affido alle sue parole.

Luciano sugli schermi dietro di te spesso si evidenzia una L.
Sai devo farmi conoscere (ride, ndr). E’ un elemento grafico e se lo rovesci diventa un 7 che è il numero che ricorre sempre nel mio percorso.
Start è un disco molto intimo.
In passato mi sono raccontato più di quanto non si pensi. Certo che Start è forse il mio lavoro più diretto e arriva più forte. Forse in passato mi nascondevo dietro altri personaggi.
Come hai strutturato la scaletta?
E’ sempre un problema costruirla. Negli stadi ci sono i fan ma c’è anche ente occasionale quindi devo presentare Start ma anche la mia storia. Proprio per questo ho inserito due medley. Mi piace fornire degli assaggi e comunque se facciamo il conto sono oltre trenta brani.
Chi è la cattiva compagnia?
E’ quella che ci popola. E’ le paure e i fantasmi che vivono dentro di noi e non ci fanno apparire come vorremmo. Molti la chiamano incapacità di essere felice.
Un video mostra un parto: immagini forti.
In quella canzone parlo di vita, morte e miracoli. Anche in Luci d’America accenno a miracoli dei quali ti accorgi solo da…sveglio, quando cerchi la meraviglia.
In questa prova ufficiale hai usato poco le passerelle che ti portano in mezzo al pubblico: negli stadi che accadrà?
Lì conta l’interazione e io voglio una immersione più fisica.
In Non è tempo per noi parli del nostro pianeta malato.
Ho volutamente messo un countdown che accompagna la canzone per rammentare che non abbiamo più molto tempo.
Start cosa è?
Una ripartenza. Non ho ancora iniziato questo tour e già mi chiedono che accadrà nel 2020 per i trent’anni di carriera. Ho qualche idea ma nulla è ancora deciso. Potrebbe essere a Reggio Emilia ma non farci affidamento.
In Bambolina e barracuda citi i Sex Pistols.
Loro, con quello che rappresentavano, hanno fatto una cover gialla e rosa. Ci sta. Sono colori che spaccano.
Il suono di Start è particolare.
Sì e non è facile da armonizzare con brani del passato. Sono ritmiche potenti ma controllate. Il resto deve suonare come…deve. Non alla Start.
Diffondi amore.
Mi piace dare questa sensazione. Mi viene naturale. Mai dire mai mi emoziona ancora oggi, contiene tutto quello che mi ha portato a sposare mia moglie.
Dicono che chiuderanno San Siro alla musica.
Io lì ho debuttato nel 1997 e non è un caso se tutti vogliono suonare lì. Se lo chiudono sarà una grande perdita. Ancora oggi si parla del concerto di Bob Marley. Un fascino simile solo all’Arena di Verona.
Scaletta fissa o variabile?
Il medley cambia ogni sera. Poi posso cambiare qualche canzone ma l’ossatura è questa. Chissà potrei levare la Cattiva Compagnia.
Prove generali non consuete le tue.
Credo siano le più avanzate mai fatte. Mi piace cantare col mio gruppo. Mi sento un cantante con band.
Si leggeva la tua felicità anche se hai sorriso poco.
Mi diverto in tante situazioni ma mai come sul palco. Ti ricordo che nel 2007 ho fatto 52 concerti
Intorno a me stasera tanti sorridevano.
Sono felice se il mio rock regala sorrisi.

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