Thegiornalisti all’Arena di Verona: il racconto del concerto

Musica

Fabrizio Basso

Due ore che scivolano veloci quelle con Thegiornalisti all'Arena di Verona. Tommaso Paradiso in ottima forma, voce sempre su toni estremi, si concede bagni di folla e ironia. Il racconto della serata scaligera

(@BassoFabrizio
Inviato a Verona)


L'Arena di Verona inaugura la stagione 2019 con la sublimazione del Pop, con due ora veloci, frizzanti, canterine e liberatorie in compagnia di Thegiornalisti e del loro frontman Tommaso Paradiso. La notte è tiepida, di quelle che profumano già di estate. Il palco è essenziale. Fin dalle prime note si capisce che la band vuole la musica al centro dell'attenzione, non video o effetti che distolgano dalle parole. Lui, Paradiso, è emozionato: in effetti l'Arena, per chi la ha vista piena e tumultuosa da dietro il palco, e mi è capitato più volte, mette i brividi anche a chi non è un artista. Lui ha il vantaggio di piacere molto, e anche un po' piacersi, e quindi è un bell'esorcismo. E a proposito di esorcismi...ne meriterebbe uno il look. Lui si è detto vestito come un vaccaro e forse ha anche peccato di ottimismo. Ma l'importante è stare bene con se stessi. E poi si va all'Arena per la musica.

Le luci si spengono, sono da poco passate le 21. Il mormorio si fa attesa, compaiono le coriste, il quartetto d'archi, la band e poi lui che esordisce con "questa canzone è per te Verona" e attacca con L'Ultimo giorno sulla terra. Un brano che evidenzia subito l'affiatamento sul palco e una bella coralità. Segue Senza e poi ecco Vieni a cambiarmi la vita e subito dopo Love che messe in fila così sembrano l'incipit di una poesia stilnovista. Tutto il pubblico fa il coro e finalmente si muove. L'inizio è stato caratterizzato da una inusuale compostezza che solo la gigantesca scritta Love sul videowall ha scardinato dalle poltroncine o dai gradoni della zona alta dell'anfiteatro. Spremuta di sentimenti nell'intima Il tuo maglione mio: mima un match di pugilato, chiacchiera, in alcuni attimi mostra la strafottenza del primo Vasco. Siamo al clima (emotivo intendo) ideale con Una casa al mare, lui salta come neanche Pete Townshend negli anni migliori degli Who: alle sua spalle la band alza il ritmo e sullo schermo sembra di vedere una pupilla maestosa.

Gli archi introducono a Sold Out e riportano il pubblico in piedi. Poi Paradiso annuncia che "ora andiamo a suonare con la chitarrina come facevamo tanti anni fa" e si porta sul proscenio aggiungendo "all'inizio mi scaldo perché do tutto nel finale come i grandi campioni anche se sono vestito come un vaccaro. D'altra parte ho sempre desiderato vivere nel vecchio West come disse Emmett Brown in Ritorno al Futuro". Arriva il momento acustico con Io non esisto, La gatta e la luna, Da sola/In the Night e la cover calcuttiana Paracetamolo.

Si riparte psichedelici con Fatto di te e poi si concede una passeggiata in platea sulle parole di Zero stare sereno. Su Milano-Roma si leva la giacca tra gridolini eccitati ma sotto c'è una t-shirt slabbrata che non sai cosa è peggio. Ma la canzone è trascinante, è un viaggio tra due realtà che la folla apprezza e canta. E' il momento del cuore: sul palco chiama due ragazzi per una pubblica richiesta di matrimonio. Ovviamente lui si inginocchia, ovviamente lei risponde sì, ovviamente c'è il bacio, ovviamente è un deja-vù molto deja-vù che ha il solo (de)merito di rompere il ritmo dello show. Che, per fortuna, riparte senza grossi cedimenti con Questa nostra stupida canzone d'amore per la quale chiede a tutti di trasformare, tramite i cellulari, l'Arena in un tappeto di stelle artificiali.

Marciamo verso il finale. Riconosco a Thegiornalisti che, tolta la parentesi della dichiarazione d'amore, sono stati bravissimi a tenere alto il ritmo del concerto. Certo li aiuta un repertorio che piace ma ciò non toglie che serve mestiere per evitare cali di energia. Ecco Proteggi questo tuo ragazzo, ecco Dr. House e la bellissima e vibrante, soprattutto nell'anima, Tra la strada e le stelle. Quando prima ho parlato di ruffianeria (in senso positivo ovvio) mi riferivo al poker che Tommaso Paradiso e i suoi compagni di viaggio calano nel finale: New York, aperta da Paradiso con una chitarra acustica, Riccione che lo porta sui gradoni dell'Arena a ricevere l'abbraccio del pubblico, Completamente accompagnata da fuochi artificiali sul videowall, e Felicità Puttana. C'è ancora il tempo, oltreché per i saluti, per una Overture e un po' di promiscuità...poi si torna a casa. Ognuno con i suoi pensieri, le sue nostalgie, le sue certezze vere o presunte e una sciarpa intessuta di musica che scalda il cuore.

 

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