Gian Piero Alloisio e il Maestrone: i suoi anni con Francesco Guccini vanno a teatro

Musica

Fabrizio Basso

Gian Piero Alloisio fotografato da Chiara Alloisio

Debutta al Teatro della tosse di Genova Il Maestrone - I miei anni con Francesco Guccini, le parole delle canzoni e la rivoluzione italiana di e con Gian Piero Alloisio (special guest Gianni Martini). Canzoni di Francesco Guccini, Gian Piero Alloisio, Assemblea Musicale Teatrale, Claudio Lolli, Luigi Tenco. L'intervista

(@BassoFabrizio)

Il tempo riavvolge il suo nastro quando sul palco sale Gian Piero Alloisio. Uno dei pochi artisti, in Italia, capace di raccontare il passato senza scivolare nella nostalgia. Le sue sono storie vissute e quindi è un aedo moderno. La tradizione orale va avanti attrverso di lui che è abile nel portarci in un tempo relativamente lontano dove non è certo che si stesse meglio di oggi ma è assolutamente certo che i fermenti culturali germogliavano più in fretta. E' vero, forse a volte morivano anche più in fretta, ma lasciavano segni che anora oggi liberano germogli. Il nuovo progetto di Gian Piero Alloisio è Il Maestrone - I miei anni con Francesco Guccini, le parole delle canzoni e la rivoluzione italiana. Canzoni di Francesco Guccini, Gian Piero Alloisio, Assemblea Musicale Teatrale, Claudio Lolli, Luigi Tenco. Prima di andare in giro per l'Italia debutta a Genova il 7 dicembre al Teatro della Tosse. Abbiamo intervistato, nell'attesa, Gian Piero Alloisio.

La radice del progetto?
E' una diretta conseguenza de Il mio amico Giorgio Gaber che va oltre le cento repliche ed è accompagnato da un libro pubblicato da Utet nel 2017.
Stavolta racconta il suo rapporto con Guccini.
E' una sorta di prequel del lavoro gaberiano. Ne Il Maestrone racconto il periodo che ho condiviso con lui a Bologna, i tempi dell'Assemblea, l'amicizia con Claudio Lolli.
Differenze tra i due spettacoli?
Gaber è teatrale e fa ridere, Guccini non è teatrale e se si toglie qualche sua canzone dell'album Opera Buffa non fa molto sorridere.
Come ne è venuto a capo?
Ho teatralizzato le ballate. Mi sembra molto diverso dal lavoro su gaber ma assolve lo stesso compito.
Come si è avvicinato a Guccini?
Con un atteggiamento particolare sulle canzoni e sulle parole. Racconto i backstage e i tour.
Che ricorda di quel periodo?
Nel 1977 a Bologna c'era una forte disoccupazione giovanile, è stata la prima crisi vera dopo il boom economico. Potevamo finire peggio dei nostri padri.
Però non si sono spenti i fermenti intellettuali.
E', quello, un perido intellettuale un po' rimosso ma è stato molto fertile. basti pensare all'Assemblea e a Radio Alice. La musica guardava la società, si cercava la coscienza di sè.
Oggi no?
Oggi si lavora, talvolta, su idee già pensate.
Come ha scelto le canzoni per lo spettacolo?
Ho seguito l'ordine cronologico della mia vita, non del mercato. E' il mio punto di vista.
L'incipit?
Comincio con Canzone per Piero. All'epoca un mio amico aveva lo stesso nome e dunque era una canzone che tornava spesso. Penso a lunghi pomeriggi di ascolti. penso al suo prima album Folk Beat. Affronto le opere di quegli artisti e di quel mondo da una prospettiva rigorosamente personale.
Cosa le ha detto Guccini?
Voglio fargli la sorpresa di riprendere lo spettacolo e poi portarlo a casa sua a Pavana e vederlo insieme. Lo chiamerò comunque prima del debutto.
Cosa si aspetta dal pubblico?
Vedere se gradisce il racconto è la mia sfida.


 

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