The Kinks, intervista: “Dopo 50 anni Village Green è ancora attuale”
MusicaIn occasione del cinquantenario dello storico album The Kinks Are the Village Green Preservation Society, il 26 ottobre esce una riedizione speciale, con una serie di box pieni di contenuti speciali. Ne parla in un’intervista il frontman Ray Davies.
di Marco Agustoni
Ci sono album che, anche a cinquant’anni di distanza, mantengono immutato il loro impatto iniziale. Si chiamano, molto semplicemente, classici. Uno di questi è senza dubbio The Kinks Are the Village Green Preservation Society dei Kinks, uscito nel 1968 e di cui si festeggia proprio quest’anno il cinquantenario.
Per l’occasione, il 26 ottobre esce un’edizione speciale di quello che è considerato da molti il migliore disco dei Kinks, anche in versione Deluxe con numerosi contenuti inediti, fra i quali spicca il branoTime Song. Ne abbiamo parlato con il cantante e frontman della band Ray Davies in un’intervista esclusiva.
All’epoca il disco vendette poco, salvo poi diventare un classico. Si è fatto un’idea del perché?
A dire il vero non ne sono sicuro, perché all’epoca abbiamo lavorato duramente ed eravamo molto soddisfatti del risultato. Credo che i nostri fan si aspettassero qualcos’altro, qualcosa di già sentito. E ne sono stati spiazzati. Dopotutto era un disco molto avanti per quei tempi… forse pure troppo.
Cosa ricorda dei giorni in studio a registrare?
È stato un periodo felice, perché in quel momento stavamo molto bene assieme e tutto andava per il verso giusto. Ho degli ottimi ricordi di quei giorni.
Ascoltandolo oggi, cambierebbe qualcosa?
No, direi proprio di no. Anche perché sono convinto che un album sia frutto di un momento specifico, non ha senso continuare a lavorarci su nel tempo. Una volta che una cosa è terminata, è terminata. Altrimenti non faremmo mai niente!
Nella riedizione è incluso l’inedito Time Song…
Sì, credo che sia un brano molto valido. Se non ricordo male non era stato inserito nella tracklist solo per via di tempistiche di registrazione.
C’è un brano del disco di cui è particolarmente fiero?
Ovviamente li amo tutti, ognuno per un motivo diverso, visto che ognuno ha caratteristiche differenti. Ma direi che Wicked Annabella è quella che riascolto più volentieri.
Cosa pensa sia rimasto oggi di quello di cui cantava in The Village Green Preservation Society?
Molto, perché è un disco ancora attuale. Concetti come riciclare o integrare il vecchio con il nuovo all’epoca erano insoliti, anzi, in un certo senso addirittura rivoluzionari, mentre oggi sono ampiamente accettati.
Il disco è stato l’ultimo con la lineup originale, visto che poco dopo Pete Quaife ha lasciato la band…
Oh, è vero. In quel periodo Pete era infelice, e del resto per lui fu una decisione difficile lasciare il gruppo. Eravamo tutti molto dispiaciuti che quello fosse il suo ultimo disco con noi.