Nove Lune e Mezza: la recensione

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Paolo Nizza

Distribuito da Vision Distribution, esce nella sale il 12 ottobre Nove lune e mezza, fresca e divertente opera prima di e con Michela Andreozzi. Co-prodotta da Paco Cinematografica e Neo Art Producciones in collaborazione con Vision Distribution, una commedia leggera che racconta con brio e intelligenza i mille modi di essere donna al giorno d'oggi. Al fianco della regista, un cast perfetto composto da Claudia Gerini, Lillo Petrolo, Giorgio Pasotti, Stefano Fresi.

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La Recensione di Nove Lune e Mezza

Ci vogliono dieci lune per mettere al mondo un figlio. Ma a volte ne bastano nove e mezza. Soprattutto se si tratta di partorire ai tempi dell'utero in affitto, dell’omogenitorialità, delle madri surrogate, dei neocatecumenali. Tematiche complesse, controverse, ostiche da affrontare soprattutto in un Paese non propriamente all'avanguardia su questi argomenti come l'Italia.

Eppure al suo esordio alla regia, Michela riesce a raccontare le contraddizioni della realtà in cui viviamo con leggerezza ed efficacia. Attraverso il filtro del garbo e dell'ironia, Nove lune e mezza ci porta alla scoperta delle nuove frontiere della maternità. Con il consolidato espediente di utilizzare come protagoniste due sorelle agli antipodi, il film gioca sul concetto che i figli sono di chi li ama e li cresce e non di chi li genera. Senza però dimenticare, il pensiero più volte espresso dalla regista del film: “Mi interessava parlare di donne di mia conoscenza che si sentono realizzate nella loro professione e non sentono il bisogno di essere madri, ma anche di quelle invece che cercano di essere madri a tutti i costi. In Italia molte donne pensano che per lavorare meglio non bisogna avere figli, ma poi se non li vuoi ti guardano male. Io penso invece che le donne possano realizzarsi senza essere madri e credo che questa sia una cosa che va detta."

 

Nove Lune e Mezza: Michela Andreozzi e Claudia Gerini sorelle a confronto

Sicché in questo viaggio nel variegato universo femminile si stagliano due sorelle quarantenni, molto unite mai assai diverse: Modesta, detta Tina (Michela Andreozzi), impacciato vigile urbano dalla lacrima facile che ha messo da parte la laurea per il posto fisso, e Livia (Claudia Gerini) seducente e assertiva violoncellista, dall’anima rock. 

Entrambe le sorelle hanno un compagno: Livia convive con Fabio (Giorgio Pasotti) un carismatico osteopata, Tina con Gianni (Lillo) un collega ordinario e intollerante. Livia difende da sempre la sua posizione di donna che non desidera avere figli, mentre Tina tenta da anni di restare incinta, senza risultato: quando Tina, dopo tanti tentativi inizia a perdere la testa, Livia, consigliata dall’amico ginecologo, l'audace Nicola (Stefano Fresi), decide di portare avanti una gravidanza per lei.
Nei successivi nove mesi, Livia dovrà nascondere la pancia crescente, mentre Tina fingerà di essere incinta, dando vita a una serie di situazioni tragicomiche

Ça va sans dire, la forza di Nove lune e mezzo è nella scelta degli attori. Claudia Gerini sfoggia ancora una volta la sua vis comica, dimostrando, in barba a vetusti cliché, che è possibile essere allo stesso tempo molto belle e molto divertenti. E Claudia è pure protagonista di una surreale scena ambientata in una Roma notturna e onirica che pare una citazione di Luci del varietà, con tanto di musicisti jazz, ballerina bionda homeless che recita una strofa dell’epocale Mamma Roma Addio del geniale Remo Remotti. La sua benevola nemesi, interpretata dalla stessa Michela, ha la fragilità e l'autenticità di tante donne che hanno optato per quello che Douglas Coupland in Generazione Z chiamava McJob, ovvero un lavoro al di sotto delle proprie capacità intellettive. Intorno all’altra metà del cielo si agitano uomini diversi nel fisico e nello spirito, ma uniti nell'incapacità di rapportarsi con le rispettive compagne.

Nove Lune e Mezza: Lillo e Giorgio Pasotti maschi contro


Immerso tra le pagine della rivista Lazialità (l'unico libro che abbia mai letto pare sia la biografia di Lotito) oppure perduto fra le statistiche del fantacalcio, il personaggio interpretato da Lillo è un uomo senza qualità. Un urbano travet, mediocre pure nel tradimento ma irresistibile quando canta a squarciagola "Perdere l'amore". E qui Lillo, esilarante come sempre, sfoggia tutto il suo talento canoro, esibito sin dai tempi del "Latte e i suoi derivati". All’opposto Giorgio Pasotti, spiritoso e autoironico (considerato il suo corpo da bronzo di Riace) veste i panni del convinto fautore dello stufato di setan, indefesso seguace delle centrifughe allo zenzero e agente al suo servizio di sua maestà la tisana. Insomma un dolce salutista assennato dall'addominale scolpito. Ma a volte la perfezione stanca e talvolta un gin tonic può essere risolutivo quanto una lezione di yoga e un bicchiere di vino rilassante più della posizione del loto.

Nove Lune e Mezza: il resto del cast


Stefano Fresi, il volitivo ginecologo Nicola Massimo Vado, il suo amabile partner (nella realtà marito di Michela Andreozzi) sono una coppia gay per una volta autentica, che litiga e si ama come gli etero, e che potrebbe con successo palesarsi in un episodio di Modern Family. Intorno a questo delizioso quartetto danzano una serie di personaggi che arricchiscono il quadro d'insieme. Da Vanni (Alessandro Tiberi) fratello necocatecumale di Livia e Tina a sua moglie Costanza (Claudia Potenza) perennemente in dolce attesa, da Maria (Nunzia Schiano) mamma e campionessa mondiale di ragù ad Antonio (Nello Mascia) papà comunista e sognatore, sino a Teresa (Paola Tiziana Cruciani) ostretica che pronuncia la battuta più divertente del film.

Insomma con la freschezza e la felice ingenuità di un'opera prima, Nove lune e mezza ci rimanda a quello che scriveva Oriana Fallaci: Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto tra tanti diritti.

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