Giffoni 2019, c'è Elle Fanning lo spirito libero del cinema

Spettacolo

Fabrizio Basso

Elle Fanning durante l'intervista

Elle Fanning porta il suo spirito libero e la sua caparbietà a Giffoni 2019. L'attrice americana, in uscita a fine agosto col film Teen Spirit, ha incontrato i ragazzi del Festival e si è detta emozionata all'idea che lì stia crescendo una nuova generazione di film-maker. La ho incontrata e intervistata

(@BassoFabrizio
Inviato a Giffoni Valle Piana)


La rivincita passa attraverso un talent show, passa attraverso Teen Spirit. E' un film di coraggio e orgoglio, di senso di comunanza e ribellione. La protagonista è Elle Fanning, ventunenne americana, che oggi con la sua bellezza e la sua modestia ha incantato il popolo di Giffoni 2019. Il suo nuovo film, Teen Spirit appunto, sarà nelle sale cinematografiche il 29 agosto e racconta di Violet Valenski che vive con la madre polacca nell'isola di Wight: in famiglia i debiti si accumulano, la madre attende che ritorni il marito e la figlia, cantante dilettante, sogna un futuro migliore. La grande occasione si chiama Teen Spirit, un talent show con migliaia di iscritti ma un solo vincitore. Ho incontrato Elle Fanning a Giffoni.

In Teen Spirit sei una popstar. E canti.
Sulla mia lista di desideri fin da piccola sognavo di cantare, in realtà lo ho sempre fatto ma mai a livello professionale. Qualche corso al liceo poi è arrivato questo film, una vera sfida. Ho toccato la felicità quando ho ottenuto la parte e sono cresciuta professionalmente col mio vocal coach. Ci ho lavorato tre mesi. Una sfida che mi ha messo anche un po’ di paura ma questo è il mio lavoro.
Nel film hai affrontato brani di artisti importanti e impegnativi.
La paura più grande è relativa proprio alla performance perché era la prima volta e comunque cantare ti rende vulnerabile, è come spogliarsi in pubblico e mostrare tutte le emozioni: il pubblico può capire se sei pura e genuina, se hai fatto bene o meno. E’ la mia prima esperienza di questo tipo e mi ha dato ansia ma le sfide fanno parte del mio lavoro.
Cosa ti metteva paura?
Ogni giorno, per tre mesi, ripetevo le canzoni della soundtrack e poi le riascoltavo e capivo i progressi fatti e dove dovevo lavorare ancora.
La difficoltà maggiore?
Le scene non erano cronologiche. Violet ha una crescita umana e vocale quindi capitivano scene mature della parte finale del film e magari il giorno dopo mi costringevano a un passo indietro per registrare una scena della parte iniziale. Una esperienza stimolante e terrificante. Io mi trovo in sintonia con Violet perché mi sento in fase di crescita.
Oltre una storia di musica è anche di integrazione: concordi?
Violet è una outsider anche caratterialmente: non si è integrata nell’ambiente scolastico né dove vive. Ha tutte le sue difese. Non si lascia mai andare completamente, non si scusa per essere come è e questo è un messaggio positivo. A volte si cerca un cambio totale che scardina la persona che sei. Non rinuncia a essere quello che è e si nota molto nella performance finale dove capisci la crescita ma anche che non devi cambiare il tuo modo di essere per raggiungere un obiettivo.
A Giffoni molti ragazzi incontrano per la prima volta il cinema: a te quando è capitato? Ricordi un film che ti ha segnata?
Mi concentravo su Sandy in Grease, interpretata da Olivia Newton John, ripetevo tutte le sue performance. La magia dello spettacolo scatena l’immaginazione. Consiglio di scoprire il cinema classico. Sono poco più giovani di me e mi emoziona sapere che tra loro c’è la nuova generazione di film-maker.
Cosa hai imparato a lavorare con Woody Allen e Francis Ford Coppola?
Francis ogni sera organizza cene enormi e lì ho imparato da lui cosa è il senso della famiglia. Non riesco a dire cosa mi abbiano insegnato specificatamente perché tutto confluisce nella successiva esperienza. Ognuno ha i suoi metodi e noi attori cerchiamo di essere adattabili e flessibili perché è questo che ci cresce come esperienza.
L’esperienza da giurata all’ultimo Festival di Cannes è stata una consacrazione considerato che tu ha solo 21 anni: quanto è stato impegnativo giudicare e giudicarsi?
Cosa rende un film migliore o peggiore? La vera esperienza è stata confrontarmi con persone che si nutrono di cinema. Io ho cercato di metabolizzare e portare il punto di vista di una generazione che spero sia sempre più presente, c’è bisogno di giovani che facciano film. Non ci piaceva la parola giudicare il tema era: cosa ci ha impressionato o colpito di certe performance. Non era un lavoro di giudizio ma di confronto.
Hai avuto proposte di duetti? Hai fatto le audizioni per Cats?
Sono disponibile per i featuring ma ancora non ho avuto proposte. Non c’è stata audizione ma ieri tre gatti si sono presentati davanti al mio hotel miagolando.

 

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