Festival di Cannes 2018: ecco le novità post-Weinstein

Spettacolo

M.Beatrice Moia

L'attrice Cate Blanchett, presidente delle Giuria, la cantante Jury Khadja Nin, membro della giuira, l'attrice Kristen Stewart, membro della giuria e l'attore Jury Chang, membro della giuria, sulla terrazza del Grand Hyatt Cannes Hotel Martinez, alla vigilia dell'apertura del Festival 2018.
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Un 71° Festival di Cannes all'insegna del cambiamento. Vietati seflie e foto sul red carpet. Basta alle molestie nel primo festival post Weinstein. Spazio al cinema autentico. E spazio alle donne che finalmente ottengono la loro rivincita. 

Cannes, settantunesima edizione. Spazio all’innovazione e al cambiamento. Lungo l’eleganza luccicante della Croisette, nel sontuoso Palais des Festivals et des Congrès si respira aria nuova. C’è fermento, attesa, temperatura già torrida per l’avvio del festival. Anche se per quest’edizione l’obiettivo sarebbe quello di mettere al centro il cinema – quello vero, con i suoi contenuti e i suoi messaggi -  spegnendo al contempo qualche riflettore sulla cornice di lustrini, feste e frivolezze che lo circonda. Cornice che peraltro ottiene da sempre ruoli da protagonista, almeno per quanto riguarda l’aspetto mediatico del festival. Con tutte le sue contraddizioni e i suoi “silenzi”. Basti pensare che un personaggio oggi esecrato come Harvey Weinstein è stato per tanti anni punto di riferimento del Festival, partecipando come produttore e finanziatore dell’evento glamour charity amfAR (American Foundation For Aids Research). La coerenza morale anche qui è merce rara. Eppure, tra gli addetti ai lavori, le sue inaccettabili tendenze non erano certo ignote. Al di là di quelli che oggi sono diventati casi giudiziari, oltre che sociali, il red carpet con tutto lo sfarzo, le sue verità e le sue finzioni, rimarrà al centro dello spettacolo. Forse con qualche piccolo correttivo. Il delegato generale del festival Thierry Fremaux vieta foto e selfie: “…li abbiamo proibiti soprattutto perché allungano la passerella... Siamo qui per vedere i film e non noi stessi… Vogliamo celebrare grandi autori come lo scomparso Ermanno Olmi e non per metterci in mostra sui social…”.

E il cambiamento dell’era post-Wenstein appare evidente anche dagli ammonimenti che gli accreditati hanno trovato nella borsa del festival. Oltre a un cartoncino rosso con un disegno che rappresenta una sorta di divieto stradale che recita “vietate le foto e i selfie”, anche un biglietto bianco con un papillon nero, proprio di un vero gentleman. Ed è proprio questo il messaggio implicito nel disegno stesso che invita a essere signori con la s maiuscola ed esplicito nelle parole riportate: “Comportement correct exigé - Le harcèlement est puni par la loi” (Si esige un comportamento corretto – Le molestie sono punibili per legge).

E in questo 71° Festival le donne, attiviste e sostenitrici del movimento #MeToo, hanno avuto finalmente la loro rivincita e sono protagoniste a pieno titolo dell’evento. Basti pensare alle tre registe donne presenti nel concorso principale: Alice Rohrwacher (che con Valeria Golino in un concorso parallelo porta a due il numero di registe italiane al festival), Eva Hussen e Nadine Labaki. Anche la giuria è presieduta da una donna, Cate Blanchett, mentre gli altri giurati si dividono equamente in quattro donne e quattro uomini. Che il Festival del cambiamento abbia inizio. Sperando che la svolta sia sostanziale e duratura, non solo una vetrina per vezzeggiare la tendenza del momento.

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