L’apparizione, un’anteprima su Sky Cinema Cult

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L'apparizione è il nuovo film di Xavier Giannoli, in sala dall'11 ottobre grazie a Cinema SRL a tre anni di distanza dal bellissimo Marguerite. Interpretato da Vincent Lindon e da una splendida Galatea Bellugi affronta il tema delle indagini che si muovono intorno alle apparizioni della Vergine Maria. In occasione della sua uscita nei cinema, Sky Cinema Cult manda in onda una breve anteprima del film. Appuntamento sabato 6 ottobre alle 20.50

L'11 ottobre con Cinema di Valerio De Paolis arriva nei cinema L'apparizione, una storia drammatica diretta da Xavier Giannoli. Il film racconta la storia di Jacques, un reporter di guerra che viene reclutato dal Vaticano per indagare su un'apparizione avvenuta in un villaggio della Francia. Si tratta di un film, che vede come protagonisti Vincent Lindon e Galatéa Bellugi, fatto di silenzi e di domande che ci porta lentamente dentro il mistero della fede e lo fa con la storia di Jacques (Lindon), famoso reporter di guerra dal Libano all’Iraq, che viene inaspettatamente reclutato dal Vaticano per indagare su un’apparizione avvenuta in un villaggio del sud della Francia, Carbarat.

A vedere la Madonna è Anna (Bellugi) e lo straordinario evento, come capita sempre in questi casi, spinge migliaia di pellegrini sul luogo della presunta apparizione in attesa di un segno, di un miracolo.

Jacques, nonostante la sua estraneità al mondo religioso e in preda a una profonda depressione dopo che un suo amico fotografo è morto a due passi da lui, accetta di far parte della commissione d'inchiesta canonica e di indagare per scoprire se la mite Anna stia mentendo oppure no. Da qui i veleni del mondo mediatico che sfrutta il caso, le resistenze della Chiesa nel riconoscere queste apparizioni, ma soprattutto i dubbi di Jacques, uomo pieno di ragione e con negli occhi sempre l'orrore della guerra, alla ricerca di un senso, di una fede, al di là di sé stesso.

"Da molto tempo provavo il desiderio di capire che rapporto ho io oggi con religione e fede – ha raccontato il regista -. Penso che sia un quesito che attraversa molti miei film, a cominciare da 'A l'origine' che trattava del tema delle promesse e delle menzogne e di un'autostrada che non portava da nessuna parte, ma alla quale tutti volevano credere.  Un giorno – ha detto sempre Giannoli - ho letto su un giornale un articolo sulle misteriose 'indagini canoniche'. Sapevo che in alcune circostanze la Chiesa riunisce delle commissioni d'inchiesta su fatti che si presuppongono sovrannaturali, come le guarigioni miracolose o le apparizioni.

Queste commissioni di inchiesta canoniche non sono necessariamente costituite da religiosi. Possono farne parte medici o storici ai quali un vescovo chiede di raccogliere testimonianze e di indagare su fatti precisi allo scopo di riuscire a stabilire se si tratti di un'impostura o meno. La prospettiva di un'approfondita indagine documentaria su una presunta prova dell'esistenza di Dio – ha aggiunto – corrispondeva al mio stato d'animo in quel periodo sella mia vita, al dubbio esistenziale che era diventato il mio".

E che ci sia un tormento personale del regista nato a Neuilly-sur-Seine nel 1972 in questo film, lo si capisce dalle stesse sue parole: "Provavo l'esigenza di riappropriarmi di queste tematiche fuori dai cliché mediatici, dai dibattiti sullo scontro tra le civiltà, dal ritorno della religiosità e dalla deriva fondamentalista, dal momento che per me si trattava soprattutto di una ricerca personale e segreta. Non riusciremo mai - ha continuato -,  a rispondere al quesito sul senso della nostra vita attraverso algoritmi, smart phone, promesse economiche o illusioni politiche".

Lui è un laico dalla faccia di pietra e lei invece un'orfana novizia piena di tenerezza alla quale appare ogni tanto la Vergine Maria, due opposti che si incontrano per raccontare il mistero della fede e il dubbio che ci sia davvero qualcosa lassù.

Questo il tema de 'L'apparizione' di Xavier Giannoli con Vincent Lindon e Galatéa Bellugi, dall'11 ottobre in sala con Cinema di Valerio De Paolis. Un film pieno di silenzi e di domande che ci porta lentamente dentro il mistero della fede e lo fa con la storia di Jacques (Lindon), famoso reporter di guerra dal Libano all’Iraq, che viene inaspettatamente reclutato dal Vaticano per indagare su un’apparizione avvenuta in un villaggio del sud della Francia, Carbarat.

A vedere la Madonna è Anna (Bellugi) e lo straordinario evento, come capita sempre in questi casi, spinge migliaia di pellegrini sul luogo della presunta apparizione in attesa di un segno, di un miracolo.

Jacques, nonostante la sua estraneità al mondo religioso e in preda a una profonda depressione dopo che un suo amico fotografo è morto a due passi da lui, accetta di far parte della commissione d'inchiesta canonica e di indagare per scoprire se la mite Anna stia mentendo oppure no. Da qui i veleni del mondo mediatico che sfrutta il caso, le resistenze della Chiesa nel riconoscere queste apparizioni, ma soprattutto i dubbi di Jacques, uomo pieno di ragione e con negli occhi sempre l'orrore della guerra, alla ricerca di un senso, di una fede, al di là di sé stesso.

"Da molto tempo provavo il desiderio di capire che rapporto ho io oggi con religione e fede – ha raccontato il regista -. Penso che sia un quesito che attraversa molti miei film, a cominciare da 'A l'origine' che trattava del tema delle promesse e delle menzogne e di un'autostrada che non portava da nessuna parte, ma alla quale tutti volevano credere.  Un giorno – ha detto sempre Giannoli - ho letto su un giornale un articolo sulle misteriose 'indagini canoniche'. Sapevo che in alcune circostanze la Chiesa riunisce delle commissioni d'inchiesta su fatti che si presuppongono sovrannaturali, come le guarigioni miracolose o le apparizioni.

Queste commissioni di inchiesta canoniche non sono necessariamente costituite da religiosi. Possono farne parte medici o storici ai quali un vescovo chiede di raccogliere testimonianze e di indagare su fatti precisi allo scopo di riuscire a stabilire se si tratti di un'impostura o meno. La prospettiva di un'approfondita indagine documentaria su una presunta prova dell'esistenza di Dio – ha aggiunto – corrispondeva al mio stato d'animo in quel periodo sella mia vita, al dubbio esistenziale che era diventato il mio".

E che ci sia un tormento personale del regista nato a Neuilly-sur-Seine nel 1972 in questo film, lo si capisce dalle stesse sue parole: "Provavo l'esigenza di riappropriarmi di queste tematiche fuori dai cliché mediatici, dai dibattiti sullo scontro tra le civiltà, dal ritorno della religiosità e dalla deriva fondamentalista, dal momento che per me si trattava soprattutto di una ricerca personale e segreta. Non riusciremo mai - ha continuato -,  a rispondere al quesito sul senso della nostra vita attraverso algoritmi, smart phone, promesse economiche o illusioni politiche".

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