Nel suo terzo lungometraggio da regista e protagonista, il comico diverte e prende di mira l'assuefazione alla vita assistita dalla tecnologia digitale. Come quella di Ennio, che però dovrà affrontare un grosso imprevisto
Nel nuovo film di Maccio Capatonda, Il migliore dei mondi, si rappresentano due società: una è quella nella quale viviamo, l’altra è di fantasia e lì la tecnologia digitale è stata fermata dal regime all’inizio del nuovo secolo.
Qual è il migliore dei mondi? Quello dove abitudini, rapporti umani e comunicazione sono profondamente condizionati da smart phone, social media, assistenti digitali, oppure quello dove le cabine telefoniche e gli stradari sono ancora di uso quotidiano e il gergo tecnoinglese è una stranezza lessicale?
A ogni spettatore la propria risposta.
Il film ci propone le realtà parallele con l’espediente del viaggio tra le due dimensioni che Ennio, il personaggio principale, accidentalmente si trova a fare, incontrando la sua cerchia familiare e sentimentale in entrambi i contesti.
Con situazioni surreali, caricature, risate, il film ci porta a un’osservazione sociale, su come siamo e su come eravamo. Il migliore dei mondi è un film di cui gli spettatori potranno parlare con interesse, oltre che con divertimento.
Prima dell'uscita su Prime Video del 17 Novembre abbiamo incontrato Capatonda, protagonista e co-regista; Martina Gatti e Pietro Sermonti, gli altri due attori principali.
L’intervista, come il film, parte con una battuta e poi entra nel nucleo della storia, rivelando anche quali sono i riferimenti artistici di Maccio.
Mi sembra che il film abbia l’ambizione importante di uscire dal recinto della comicità pura, del ridere per ridere. È così?
Tutto quello che faceva ridere l'abbiamo tolto (ridono, ndr). Però questo è un film sicuramente diverso dagli altri due (Qualli che ha diretto: Italiano medio e Omicidio all'italiana, ndr). Ho cercato di trovare una mia maschera, sempre comica, ma più naturalistica. Penso che nel cinema un comico funziona quando dà una versione credibile di sè, come facevano Nuti, Verdone, Benigni.
Sono questi i tuoi modelli?
Sì, e anche Troisi e Moretti. Sembrano tutti loro stessi. Io sono un po' schiavo di questa cosa, quindi ho cercato di fare un cinema più empatico. Se poi ho inventato un personaggio che non è empatico per niente ed è freddo come una mummia, questo è perchè forse lo sono io.
Il tuo rapporto con la tecnologia è di dipendenza, simile a quello che si vede nel film per Ennio?
Beh, il personaggio all'inizio è un po' costruito su una versione di me che potrebbe essere datata 2015-2016. Ero così anche con le donne: avevo diverse relazioni contemporaneamente sui social. Poi ho conosciuto la mia attuale ragazza.
Nel discorso si inserisce Sermonti, riportandolo dalla piega intima che aveva preso al film. "Il territorio narrativo era talmente delirante e difficile - dice l'interprete di Alfredo, aspirante rivoluzionario e fratello di Ennio - che ci siamo detti: rendiamo i personaggi più umani posibili, perchè appena andiamo sopra le righe, con questo materiale facciamo un Muppet Show".
Sermonti, il tuo personaggio ci fa vedere una cosa abbastanza nota, che però nel film si nota bene: essere rivoluzionari sul serio non è facile.
Il suo essere rivoluzionario è innocuo. In realtà Alfredo ha solo una grande nostalgia per gli esseri umani. Ha le formiche al naso perenni, compie cinquant'anni e si rifugia nella droga perchè sente che la vita gli sta scappando via. Vede suo fratello gelido come un robot e gli fa veramente spavento. In realtà più che un rivoluzionario è una persona a cui piacciono gli esseri umani. Vede però che sono infeltriti dalla tecnologia e questo è un suo grido.
Martina Gatti è Viola, una ragazza di cui Ennio si innamora in entrambi i mondi. Un personaggio pieno di dubbi che dà la svolta al film ed è al bivio quando si tratta di scegliere se abbracciare o no il progresso. "In Viola ho visto una grande libertà. Benchè sia complessa e non si trovi mai bene, Viola ha questa invidiabile libertà. Ha anche una grande spensieratezza, nonostante il malessere di fondo, che però non avverte".
Maccio, per terminare ti chiedo da quale parte stai, tra i due mondi che si rappresentano nel film.
Al confine. Sono proprio diviso in due. Sono molto grato alla tecnologia per tante cose e molto meno grato per altre. Sono quindi davvero scisso.