RIviera International Film Festival 2023, tutta la forza del documentario

Cinema
Barbara Tarricone

Barbara Tarricone

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Si è conclusa  la settima edizione della kermesse ligure con l'assegnazione dei premi nelle  categorie film under 35 e documentario, E sono i doc a rappresentare l'eccellenza del Festival

Si è conlusa domenica 14  maggio la 7/a edizione del Riviera International Film Festival 2023, la rassegna che premia le opere dei migliori filmmaker under 35

La cerimonia di premiazioen ha visto l’attrice Emily Mortimer consegnare virtualmente il Best movie award a The sixth Child di Leopold Legrand, a cui è andato anche l’Audience Award del pubblico. Il film, interpretato da Sara Giraudeau, Damien Bonnard e Judith Chemla, racconta la storia di Franck, commerciante di rottami che vive tra mille difficoltà economiche nella periferia di Parigi assieme alla moglie Meriem e a cinque figli, con un sesto in arrivo. E’ anche la storia di Julien e Anna, avvocati benestanti impossibilitati ad avere figli e dell’accordo impensabile tra le due famiglie. 

Ma è forse la sezione dei documentari, dieci lavori da tutto il mondo, con tema comune l’ambiente, la punta di diamante della kermesse, tanto da  meritare l’attenzione di Sky Documentaries, media partner del festival. “In generale non siamo molto inclini ad associarsi con i festival- ha detto Roberto Pisoni, Sky Entertainment Channel Senior Director- lo facciamo dove c’è un progetto comune. Crediamo che il Riviera International Film Festival sia tra i migliori per i documentari, con una selezione, quella fatta da Massimo Santimone, talmente di qualità che è stato difficile sceglierne uno solo come Premio Sky”. Il premio speciale è stato infine assegnato all’austriaco Patrick and the Whale di Mark Fletcher, prodotto da Wolfang Knopfler.  Un’affascinante viaggio sottacqua che ci porta a conoscere da vicino quest’incredibile mammifero e il suo rapporto con noi umani. 

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L’attrice Michela Andreozzi, nella giura documentari commenta invece così :

“Era per me la prima volta in una giuria e per lo più per la sezione documentari un genere che mi piace moltissimo e che credo abbia la sua forza nell’essere intrattenimento e arte insieme. Con un documentario vedi arte, sei coinvolto, ma impari sempre qualcosa. Con Anna Favella, mia compagna di giuria, abbiamo pensato a lungo prima di decretare il vincitore. E abbiamo apprezzato come nella selezione si parli di ambiente in toni diversi. Certi lavori sono giustamente allarmanti, mentre altri ti infondono speranza. Molti sono pensati per un pubblico giovane, cosa fondamentale, per trasmettere un messaggio di consapevolezza alle generazioni che possono portare avanti dei cambiamenti positivi .”

Ad aggiudicarsi best documentary è stato quindi Project Iceman, produzione statunitense diretta dall'egiziano Ammar Kandil che segue passo passo l'impresa ai limiti delle possibilità umane compiuta da Anders Hofman, triatleta amatoriale partito da Copenaghen per diventare il primo uomo in grado di completare un Ironman in Antartide.

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