Jenna Ortega definisce l’horror come un genere “terapeutico”

Cinema

Camilla Sernagiotto

©Getty

La protagonista della serie televisiva dei record di Netflix, Mercoledì, ha parlato del genere cinematografico dell'orrore (a cui ha anche partecipato recitando nel 5° film di Scream) definendolo in una maniera inedita. “È davvero così terapeutico, così divertente”, queste le sue parole, espresse in occasione di una sua ospitata a The Tonight Show di Jimmy Fallon

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Jenna Ortega è sulla bocca di tutti, da quando ha ridato vita (nonostante il pallore mortifero) al personaggio di Mercoledì Addams dell'omonima serie televisiva diretta da Tim Burton.
Oggi parliamo di lei però non in quanto protagonista dello show dei record di Netflix (visibile anche su Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick): a essere curiose e bizzarre stavolta sono le parole da lei espresse circa il genere horror.
"È davvero così terapeutico, così divertente”, queste le parole dell’attrice, pronunciate in occasione di una sua recente ospitata a The Tonight Show di Jimmy Fallon.

Definire il genere cinematografico che provoca paura e terrore come qualcosa di “terapeutico” non è da tutti, eppure Ortega è riuscita a convincere molti fan.
E non soltanto perché ad affermarlo è stata l’attrice di una serie televisiva che fa comunque parte del genere horror e che ha iniziato l'anno nuovo dimostrando che una nuova generazione potrebbe rilevare il franchise di Scream.

Durante il recente tour promozionale di Scream, Jenna Ortega si è espressa in questa maniera al cospetto di Jimmy Fallon:  "Adoro i film dell'orrore. Non so cosa significhi avere del sangue gettato sul viso. E correre in giro urlando un sanguinoso omicidio”.
E ha proseguito affermando: “È davvero così terapeutico, così divertente”.
Alcuni considerano i film dell'orrore come una fonte di ansia, dato che parliamo di prodotti creati proprio per generare paura nello spettatore.

Altri invece (come Ortega) li vedono diversamente, notando subito come l’horror sia palesemente finto e quindi riuscendo a godersi le pellicole annoverabili a questo filone come puro entertainment.
Come nota il giornalista Shawn Van Horn su un articolo apparso in queste ore sul magazine statunitense Collider, il motivo per cui alcuni spettatori di film horror riescono a godersi quell'esperienza non come qualcosa di ansiogeno ma, al contrario, come qualcosa di liberatorio e catartico è “in parte dovuto al fatto che, con l'orrore, abbiamo il controllo. Quando la posseduta Regan (Linda Blair) gira completamente la testa nel film L’Esorcista, è un'immagine spaventosa, ma senza alcuna vera minaccia. Quando Michael Myers perseguita Laurie Strode (Jamie Lee Curtis) in Halloween, siamo al sicuro. L'Uomo Nero non può vederci. Non ci sta cercando. Questo vale per gli zombie che sfondano porte sbarrate e strappano budella, assassini mascherati che si scatenano contro adolescenti nei boschi o alieni che attaccano nell'oscurità dello spazio. Sappiamo che non è reale, quindi è come un ottovolante, ma senza la minaccia di essere ferito. La cosa brutta nel film non può prenderci”.

Il rilascio di adrenalina

A rendere il genere horror un successo dall'alba dei tempi (e con “alba” non possiamo che pensare subito all’Alba dei morti viventi) è un ingrediente: l'adrenalina.
Ogni film horror segue una ricetta precisa per provocare un rilascio di adrenalina tale da portare i corpi degli spettatori al limite.
Questo spiegherebbe come mai così tante persone, mentre guardano un film dell'orrore, si ritrovano a gridare per le parti spaventose e poi immediatamente a ridere. Non stanno ridendo perché trovano la scena divertente oppure irrealistica: la fase del riso fa parte del rilascio di adrenalina, che è una sostanza che a livello chimico intensifica i nostri sensi. La risata coincide con la realizzazione di quello che è accaduto: ci siamo spaventati, abbiamo urlato, ci siamo agitati. E ce ne siamo accorti e quindi ridiamo. Non del film e non di noi stessi: è una reazione simpatica (non nel senso di divertente, ecco).

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Le risate sul set del quinto film di Scream

Nell'intervista a Fallon, Jenna Ortega ha anche accennato a un altro tipo di risata legata al genere horror: l'ha fatto parlando di Scream, il franchise dell'orrore di cui l'attrice fa parte dal quinto capitolo.
"Il cast e la troupe, sono la mia famiglia e non possiamo mai prendere nulla sul serio. Quindi, Ghostface potrebbe letteralmente essere nel loro monologo, e dobbiamo ricominciare perché stiamo tutti ridendo così tanto. È un casino... Nel quinto [film di Scream], ero, tipo, uno dell’esercito che strisciava in ospedale ma semplicemente stavo nascondendo la mia faccia perché stavo ridendo tra le mie mani”.


Ridere - sia al di là dello schermo, sul set, sia al di qua dello schermo, sulla poltrona del cinema - è proprio la sperimentazione di quella liberazione terapeutica di cui parla Jenna Ortega. Ed è per questo motivo che capita spesso di apprendere dagli attori di un film dell’orrore che tra un ciak e l'altro sul set si rideva a crepapelle. 

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C'è anche chi si rivolge all'orrore per affrontare un trauma

“A un livello più serio, molti si rivolgono ai film dell'orrore quando stanno attraversando un trauma nella vita”, spiega Shawn Van Horn su Collider.
“Sì, i film comici sono una buona via di fuga dai mali della vita reale, ma lo è anche l'horror. Penseresti che, diciamo se hai appena perso un lavoro, se stai attraversando una rottura o qualcosa di un livello di stress simile, l'ultima cosa che vorresti fare è guardare il genere più stressante che ci sia. In che modo guardare qualcosa sul male, gli assassini e le persone assassinate può far sentire meglio una persona triste? Ma a cosa ci rivolgiamo quando siamo giù? Certo, potremmo mettere su una commedia senza cervello o un film d'azione, ma altrettanto spesso ci rivolgiamo all'orrore”.

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Vedere un film dell'orrore ci fa sentire meglio

Dopo aver visto un film dell'orrore, capita quasi sempre di sentirsi meglio. E il motivo è semplice: eravamo tesi prima della visione del film a causa di motivi personali, abbiamo guardato il film e la tensione è aumentata per motivi scenici, in questa maniera è avvenuta una catarsi che è riuscita a sciogliere la tensione, sia mentalmente sia fisicamente.

C'è anche chi pensa che non ci sia miglior film di quello dell'orrore per sentirsi meglio quando si è giù, e lo fa per un semplicissimo motivo: se siamo tristi perché ci ha lasciato il partner, perché il lavoro va male oppure perché abbiamo litigato con l'amico, di certo vedere che sullo schermo il personaggio del film se la passa molto peggio di noi (magari con un serial killer alle costole, pronto a tagliuzzarli proprio quelle costole…) ci farà rincuorare. È la vecchia legge del “mal comune mezzo gaudio”, che in questo caso invece diventa “mal del protagonista horror, pieno gaudio per lo spettatore”.

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