Salvatore Esposito e Greta Scarano in una commedia tra fornelli, amore e voglia di riscatto. In prima tv su Sky Cinema il 23 giugno
Dal 23 giugno arriva sui nostri schermi una commedia culinaria sentimentale che affronta il tema della seconda possibilità. Può un “uovo ai sapori della tradizione” sconfiggere la mafia? Una “empanada nostalgia” battere la camorra? È su questo interrogativo favolistico (ma come certe favole adulte di Italo Calvino) che si basa la nuova proposta di Sky Cinema, La cena perfetta.
Il clamoroso successo della serie-tv Gomorra ha prodotto una serie di germinazioni comiche, o per lo meno brillanti, del filone del “maffia-movie” all’italiana; tanto che si potrebbe addirittura parlare dell’incipiente affiorare di un nuovo sotto-filone. Lo vedremo presto sui nostri canali col prossimo Sky Original, Rosanero, interpretato sempre da Salvatore Esposito; e lo abbiamo visto, su queste colonne, con Benvenuti in casa Esposito, che narrava le tragicomiche gesta del figlio di un noto camorrista, troppo buono per la malavita. La cena perfetta prende le mosse dallo stesso assunto: racconta infatti la storia di Carmine, che è afflitto – per così dire – dalla medesima assenza di vocazione criminale. Qui, però, siamo in presenza di una ibridazione molto peculiare, e lo capiamo subito: i titoli di testa del film sono infatti stampati su una serie di immagini culinarie stile “cooking-show”, e commentate dal brano Night Club del duo di rapper napoletani Lele Blade & Enzo Dong. Insomma, il film è un mix potenzialmente temerario ma assai riuscito tra l’estetica di Gomorra e suoi derivati e quella di Masterchef e affini, con la retorica dei “Sì, chef!” gridato come un sol uomo dalla squadra di cuochi (qui ribattezzata “la mia brigata”).
La trama è molto semplice: rilevato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Carmine non è minimamente tagliato per delinquere; il boss Pasquale Rizzuto, detto “Scimitarra” e interpretato dall’ottimo Gianfranco Gallo (era il suocero del Genny Savastano dello stesso Esposito in Gomorra - La serie), lo spedisce a Roma a riciclare denaro sporco in un ristorante di sua proprietà. Lì, il camorrista mancato incontra Consuelo, interpretata da Greta Scarano, cuoca di talento di origine argentina, reduce da un fallimento e in cerca di una “seconda chance” (i critici dicono di lei che “ai suoi piatti manca la vita, sono freddi e senz’anima”). Si capirà col tempo che a mancare alla sua cucina è la memoria, perché Consuelo è sempre scappata dai suoi brutti ricordi d’infanzia. Inutile nascondervi che, dopo le ovvie baruffe, tra i due personaggi in cerca di riscatto scoccherà più di un dardo d’amore (e parecchi andranno a segno).
Al di là di alcune gratuite asperità caratteriali (per quale motivo gli chef, di qualunque sesso, debbano sempre avere un pessimo carattere rimane un mistero…), dovute però nel suo caso a un’infanzia difficile con tanto di riformatorio; il personaggio della cuoca di Greta Scarano è costruito sul modello della chef stellata Cristina Bowerman, che ha partecipato direttamente al lavoro di scrittura e di riprese del film, realizzando i meravigliosi piatti che si vedono e ritagliandosi un meritato cameo nella scena della cena tra cuochi dell'alta ristorazione romana.
Oltre ai due protagonisti, che tengono la scena con grande autorevolezza, nel resto del cast spicca la presenza di Gianluca Fru, un altro componente del collettivo di youtuber “The Jackal” dopo la rising star Fabio Balsamo a cimentarsi con il grande schermo. Vale la pena ricordare che i Jackal hanno raggiunto popolarità nel 2014 proprio con una serie di video-parodia di Gomorra, ai quali hanno preso parte anche Salvatore Esposito e persino Roberto Saviano. Il pubblico ministero del sub-plot crime è invece la bravissima Antonella Attili, che esordì in Nuovo Cinema Paradiso nel ruolo di Maria giovane.
Scritto da Stefano Sardo - autore di molta serialità recente, da In Treatment al franchise 1992, 1993, 1994, (serie tutte visibili su Sky On Demand) - assieme a Giordana Mari e Gianluca Bernardini; il film è diretto dal pugliese Davide Minnella, che ha alle spalle molta tv, pubblicità e il mockumentary Ci vorrebbe un miracolo, con Elena Di Cioccio. Senza azzardare arditezze autoriali, Minnella confeziona una commedia sociale ben diretta, girata e montata; che sembra ripercorrere le orme di molto cinema criminale statunitense come Ocean’s Eleven, ad esempio, soprattutto nelle “sequenze-pastone” montate a ritmo di musica pop. Ma, più in generale, è la confezione della pellicola a essere elegante senza perciò scadere nella più trita convenzionalità televisiva. Va per esempio sottolineata l’accuratezza nella scelta dei brani che compongono la colonna sonora, tra cui spiccano anche capolavori del meglio del canzoniere pop d’autore italiano come Je so’ pazzo di Pino Daniele. Non solo, al di là della brillantezza dell’impianto - tutto insito nel genere commedia, nonostante il contesto drammatico - il film di Minnella riesce a scavare nei gangli dell’economia criminale delle associazioni mafiose; spiegandoci, per esempio, il modo in cui un ristorante si trasforma in “lavanderia” (come viene qui definito dal boss), ovvero in mezzo illecito per il riciclaggio del denaro sporco. Questo perché, come è noto, la commedia è politica per definizione, e riesce a demistificare il malaffare della criminalità organizzata meglio delle opere drammatiche, quando vuole.
E qui, complice il potere affabulatorio del cinema, capita che il ricordo struggente della pasta e patate della nonna e la fragranza commovente della pastiera napoletana possano persino pensare di sgominare un’agguerrita paranza di “soldati” della camorra. Niente male per una favola!