Lasciarsi un giorno a Roma, la recensione del film Sky Original di e con Edoardo Leo

Cinema

Alessio Accardo

Arriverà il 1° gennaio alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand, il nuovo film Sky Original, Lasciarsi un giorno a Roma diretto e interpretato da Eoardo Leo; nel cast Marta Nieto, Claudia Gerini e Stefano Fresi. Una co-produzione italo-spagnola Italian International Film-Neo Art Producciones con Vision Distribution, prodotto da Fulvio e Federica Lucisano

Edoardo Leo dirige e interpreta Lasciarsi un giorno a Roma, la commedia di Capodanno targata Sky Original, di cui è protagonista insieme a Claudia Gerini, Stefano Fresi e all’attrice spagnola Marta Nieto già vista in Madre di Rodrigo Sorogoyen. Il film è visibile in prima tv assoluta da sabato 1° gennaio alle 21.15, su Sky Cinema Uno, e alle 21.45 su Sky Cinema Romance. Disponibile on demand anche in 4K e in streaming su NOW.

UNA ROM-COM ALLA ROMANA

In origine era il titolo di un brano di musica leggera, Lasciarsi un giorno a Roma, col quale il cantautore romano Niccolò Fabi si piazzò all’ottavo posto al Festival di Sanremo del 1998. Oggi diventa il titolo del quinto lungometraggio diretto da uno degli attori più popolari del cinema italiano, Edoardo Leo, consacrato di recente anche grazie ai franchise “Smetto quando voglio” e “Non ci resta che il crimine” e relativi sequel. L’ultima gemma della collezione dei film Sky Original, che da Lei mi parla ancora a Genitori vs Influencer, sta cercando di portare nuova linfa nella produzione nazionale, senza però rinnegare le sue radici.

E il film di Leo - una co-produzione italo-spagnola “Italian International Film” – “Neo Art Producciones” con “Vision Distribution”, prodotto da Fulvio e Federica Lucisano - non fa eccezione. Si tratta una rom-com all’italiana intima e sentimentale, che prova con successo a innestare nel ceppo tricolore certi moduli stilistici della cinematografia internazionale. I primi titoli che vengono in mente sono i grandi classici del cinema ironico-sentimentale inglese contemporaneo, come Quattro matrimoni e un funerale o Sliding doors; ma anche le immortali commedie romantiche di Woody Allen, come ad esempio Manhattan o Io e Annie, che il regista romano assicura di aver usato da  modelli di riferimento.

Il risultato è stupefacente: il film diverte, commuove e invita a riflettere in modo tutt’altro che banale, un po’ come faceva certa commedia all’italiana degli anni d’oro; ma lo fa con un’eleganza formale ricercata e una leggerezza insolita per il cinema di casa nostra, rendendo l’opera accattivante e godibilissima. Anche grazie alla grande bellezza della capitale, protagonista del film sin dal titolo.

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L’AMORE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Il protagonista, interpretato dallo stesso Leo, è uno scrittore costretto dalle circostanze a redigere una posta del cuore, sotto le mentite spoglie di un nickname dagli echi altisonanti. Si chiama infatti Marquez, proprio come Gabriel Garcia, lo scrittore di Cent'anni di solitudine (che con i suoi romanzi - principalmente L'amore ai tempi del colera - ha fornito un altro spunto creativo al regista). Scopre così, rocambolescamente, che la donna con cui condivide una relazione decennale, un’affascinante ragazza interpretata dall’attrice spagnola Marta Nieto (vincitrice del Premio Orizzonti per la miglior interpretazione femminile alla Mostra del cinema di Venezia del 2019) forse non lo ama più. A consolarlo ci prova il suo miglior amico, Stefano Fresi, un professore in standby pervia di una ragione un po’ originale: è il marito della sindaca di Roma! Una sorta di Virginia Raggi biondo platino, algida e anaffettiva, resa benissimo da Claudia Gerini.

Tra colpi di scena, motti di spirito e scene madri toccanti (tra tutte l’irruzione del personaggio di Fresi in Campidoglio mentre la moglie dirige la Giunta comunale!), la doppia coppia prova a risolvere uno degli interrogativi più semplici e più complessi di sempre: che cos’è l’amore? (O “che coss’è l’amor?” come cantava Vinicio Capossela, il quale non a caso si rispondeva “chiedilo al vento”). E ancora: come sopravvivere al peso mortifero della routine e della noia? O agli inciampi delle ambizioni e delle frustrazioni professionali? Lo fa però modo brioso e divertito, toccando in modo giusto i tasti giusti, quelli dell’umorismo e della commozione. Come sospinto dall’aria tiepida e sardonica del ponentino romano (il vento, direbbe Capossela), metafora di questa città eterna in cui anche ciò che è grave, in definitiva – per dirla con Ennio Flaiano – non è mai davvero del tutto serio.

E per fortuna, aggiungiamo noi. E allora viva Leo, e viva la commedia all’italiana ai tempi del feel-good-movie! Perché in definitiva di questo si tratta, di un’esperienza di visione che produce un senso di benessere emotivo. E di questi tempi, non è poco.

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